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No, SOS non significa quello che hai sempre pensato: non lo sa nessuno

SOS è il segnale di soccorso per antonomasia, ma qual è il suo reale significato? A quanto pare questa successione di lettere nasconde un’origine che non ci saremmo mai aspettati… Ecco tutta la verità!

Autostrada. Macchina in panne. Condizioni meteo avverse. Nessuno all’orizzonte. Che fare? Normalmente potremmo chiamare l’assicurazione, il carro attrezzi, la polizia stradale. Insomma, non c’è motivo di farsi prendere dal panico. Tutto ciò che ci serve è il nostro smartphone.

E se fosse scarico? Se lo avessimo dimenticato o perso da qualche parte? Se fossimo negli anni Sessanta e il telefono portatile non esistesse? Allora non ci resterebbe che percorrere la corsia di emergenza in cerca di una piazzola di sosta, fino ad arrivare al tanto anelato telefono. Lo riconosceremmo a grande distanza, grazie alla presenza di un cartello identificativo inequivocabile: SOS.

Oggigiorno tutti abbiamo familiarità con questo acronimo, e tutti sappiamo cosa significa: “Save Our Souls”, giusto?

Sbagliato! Questa credenza diffusa in tutto il mondo non corrisponde alla verità, e il significato di “SOS” richiede di addentrarci nella storia di questa invenzione.

La punta dell’iceberg

Cosa centra il Titanic in questa storia? Centra, centra…

La storia della nascita dell’SOS affonda – letteralmente – nelle acque della navigazione: con l’invenzione dei telegrafi prima e delle comunicazioni radio poi, a partire dall’Ottocento fu necessario inviare richieste e segnalazioni di soccorso da nave a nave, oppure tra una nave e una capitaneria di porto, per avvisare di guasti, avarie e situazioni critiche.

C’era però un piccolo problema: ogni paese faceva di testa sua, e questo poteva far sì che la pezza fosse peggio del buco. Qualora il segnale di soccorso una nave italiana, ad esempio, fosse stato captato da una nave islandese, esisteva il forte rischio che il segnale fosse mal interpretato, o semplicemente ignorato. Questo perché le regole della navigazione non erano uniformate a livello mondiale per quanto atteneva alle tecnologie di trasmissione radiofonica, prive di protocolli universalmente accettati.

Si dovette aspettare fino al 1906 prima che la Convenzione Radiotelegrafica Internazionale proponesse ufficialmente l’adozione di un segnale di soccorso internazionale noto come SOS. Prima della sua applicazione ufficiale come standard mondiale, però, si dovette passare per una prova tragica, ovvero il disastro del Titanic. Il ritardo (o per meglio dire la quasi totale assenza) nei soccorsi fu causata in gran parte anche nella difficoltà di interpretare correttamente la richiesta di soccorso inviata dal transatlantico alle navi nei dintorni.

Il mistero svelato

Siete pronti a svelare il mistero dell’SOS?

SOS non significa “Save Our Souls”, né “Save Our Ships”, variante che forse avrete sentito, e che sembrerebbe ancor più attinente all’origine storica di questo standard. In realtà l’idea di immaginare la sigla SOS come acronimo di queste frasi avvenne successivamente e si diffuse capillarmente in tutto il mondo, tanto che molte persone lo considerano un fatto certo, senza nemmeno porsi il problema.

La verità, per molti versi sconvolgente, è che SOS non significa assolutamente nulla!

“SOS”, infatti, non è un acronimo, né un’abbreviazione, né una sigla in effetti. Si tratta solamente di una sequenza di lettere che non ha alcun significato di per sé. Questa dicitura è semplicemente la trascrizione in lettere di una sequenza di punti e linee da comporre e inviare tramite codice Morse, da interpretare per convenzione come richiesta di soccorso.

Una ulteriore curiosità è che la sequenza S-O-S fu proposta da una radio tedesca, che ovviamente non avrebbe mai scelto queste lettere se si fosse trattato di un acronimo poiché non avrebbe usato la lingua inglese ma al massimo, appunto, quella tedesca.

Ora che una delle certezze della vostra vita è crollata, probabilmente non guarderete più con gli stessi occhi quei cartelli bianchi e rossi che costellano il paesaggio delle nostre autostrade!

This post was published on 21 Agosto 2024 9:30

Alessandro Giovannini

Puoi scrivermi in modo sicuro a: alessandro.giovannini.1990@proton.me Cinema e videogiochi: le mie due più grandi passioni. Da bambino mi alzavo presto la mattina per giocare con il Sega Mega Drive II prima di andare a scuola; passavo i pomeriggi a guardare Terminator 2 fino a consumare il nastro della VHS; impiegavo le serate a cimentarmi nelle avventure grafiche di Lucas Arts su un glorioso PC con Windows 95 in compagnia di mio fratello. Poi è venuta la laurea in cinema, nonché le esperienze di redattore presso siti di informazione cinematografica e gaming. Su Player mi sono specializzato in analisi di mercato e monografie su developers e franchise storici della gaming industry. Ho anche lanciato la newsletter Gamer's Digest che offre una rassegna settimanale della principali novità dell'industria del gaming. Primo videogioco: The Adventures of Captain Comic (DOS) Videogioco console casalinga preferito: Final Fantasy VII (PSX) Videogioco console mobile preferito: Advance Wars (GBA) Piattaforme di gioco possedute: Super Famicom, Game Boy Color, Mega Drive II, PSX, PS2, PS3, PS4, Xbox One S, PC.

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