Uno dei tanti casi di videogiochi cancellati che non vedremo mai più: ecco la storia dietro un Fallout che non giocheremo mai.
Una luce accecante, caldissima, che brucia gli occhi e costringe a stringerli il più possibile. Man mano l’orizzonte si apre, prende forma. Davanti al videogiocatore tantissime possibilità e scelte, tra palazzi distrutti, terre irradiate, gang di predoni e mostri geneticamente modificati. Con qualche scheletro architettonico che ha vinto la sfida al tempo e ci ricorda di essere sulla Terra.
Ogni Fallout recente mette un’importanza enorme al momento in cui il videogiocatore abbandona il proprio Vault per gettarsi a capofitto in un mondo che contemporaneamente somiglia e non somiglia al nostro, in entrambi i casi solo per il peggio. Il primo titolo ad aver creato quella che ormai è una tradizione per l’IP di Beteshda è Fallout 3, uscito nel lontano autunno 2008.
Ma in realtà non è quello in cui faremo di tutto per ritrovare nostro padre il Fallout 3 che avremmo dovuto giocare. Infatti c’era un progetto molto diverso e che mai potremmo vivere. E ora chi guidava il progetto ha deciso di svuotare il sacco.
C’era una volta Project Van Buren, il titolo che gli sviluppatori di Interplay Entertainment avevano dato a quello che sarebbe stato un sequel di Fallout 2, terzo prodotto ambientato nell’universo post-apocalittico e assolutamente sopra le righe creato insieme ad alcuni dei migliori studi di sviluppo di RPG della storia.
A parlare del progetto mai andato in porto è stato Timothy Cain, producer ed ex developer. Il dirigente lasciò Interplay durante lo sviluppo di Fallout 2, per andare a Troika Games. Dopo la sua partenza, tuttavia, è rimasto in contatto con i colleghi di Interplay. Un giorno, nel 2003, è stato contattato per fare un test di un nuovo titolo di Fallout e ha accettato subito.
“Mi dissero che stavano facendo un nuovo Fallout ma che avrebbero dovuto cancellarlo per mancanza di tempo. Volevano un parere da parte mia“, ha rivelato Cain. Dopo aver provato il gioco per circa due ore gli andarono a chiedere quanto tempo secondo lui era necessario per finire lo sviluppo del videogioco.
“18 mesi di sviluppo standard per un ottimo videogioco oppure 12 mesi di crunch da marcia della morte per un gioco pieno di bug”. A Cain venne però confidato che al massimo avevano i fondi per altri 6 mesi di sviluppo e quindi il progetto venne cancellato. “Non c’è un cattivo verso cui puntare il dito, avevano finito i soldi e basta”, ha rivelato in una diretta su YouTube.
Tra scissioni, litigi, giochi che non ebbero il successo sperato e fusioni, queste non nucleari ma solo aziendali, alla fine non se ne fece nulla e la serie di Fallout entrò in stasi, nel suo vault, per vedere la luce solo sotto Beteshda parecchi anni dopo rispetto a quel 2003 che ci avrebbe dovuto regalare Project Van Buren, il mai Fallout 3.
This post was published on 23 Giugno 2024 7:00
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