Una delle catene più note del paese sta lasciando a casa tantissimi dipendenti.
Crisi nera nel mercato della distribuzione fisica dei videogiochi. I numeri sono in caduta libera da anni e, sebbene il videogioco digitale comporti una serie di vantaggi innegabili, a farne le spese sono i distributori fisici e i loro dipendenti. D’altronde anche nel nostro piccolo panorama italiano chi è cresciuto negli anni novanta ha potuto vedere con i propri occhi il mutamento del mercato, con la chiusura a raffica nei negozi fisici che in modo inarrestabile hanno abbassato le saracinesche uno dopo l’altro e ora sopravvivono solo in piccole realtà molto di nicchia, o nel sempre più malandato GameStop che si è messo a vendere qualsiasi cosa pur di rimanere aperto.
Questa settimana tocca al Regno Unito testimoniare l’agonia della distribuzione retail dei videogiochi: GAME, una delle catene più note del paese, ha deciso di licenziare in massa un imprecisato numero di dipendenti, tutti commessi dei propri punti vendita (oltre 250 in tutto lo UK). I numeri sono ancora imprecisi ma si sta spargendo il pessimismo in merito al futuro dell’azienda.
Cala il sipario sul negozio di videogiochi
Forte di quasi 2000 dipendenti e di una lunga storia aziendale iniziata nel 1992, Game Retail è una catena iconica quanto poteva esserlo la BlockBuster degli anni d’oro. Specializzata nella vendita di console, videogiochi e accessori per il gaming, GAME è stato per decenni il punto di riferimento dei videogiocatori inglesi, ma ora e mutate condizioni del mercato sembrano aver inflitto alla popolare catena un colpo gravissimo, dal quale è difficile prevedere se si riprenderà. Già nel 2019 la compagnia era stata acquisita dalla holding Frasers Group, ma pare che ora nemmeno la supervisione della casa madre sia riuscita a mantenere i conti in ordine: a inizio aprile molti dipendenti hanno iniziato a essere raggiunti da preavvisi di licenziamento.
IGN ha riportato la notizia ricostruendo la cronologia degli avvenimenti: dopo un primo preavviso ricevuto l’8 aprile, lo staff interessato ha ricevuto una comunicazione ufficiale via e-mail il giorno 12, con cui la dirigenza notificava loro il fatto che il loro posto di lavoro era a rischio, e che si stava organizzando un meeting in webcall per discutere la faccenda. Alcuni dipendenti hanno racconta a IGN che tale meeting è stato molto freddo e asettico, e che il responsabile regionale si è limitato a leggere un comunicato scritto per illustrare la faccenda, delegando ogni richiesta di chiarimento ai responsabili locali. I dipendenti sono insomma stati scaricati senza troppi complimenti e in modo asettico, offrendo loro una soluzione che suona quasi come una presa in giro.
Contratto a zero ore
La categoria più colpita dai licenziamenti è stata quella dei dipendenti nei negozi fisici, in particolari gli assistant manager. Chiarita la loro posizione lavorativa a rischio, la chiamata della dirigenza ha fatto loro presente che il contratto attuale sarà sostituito da un contratto a zero ore. Questa è chiaramente una mossa subdola per evitare il licenziamento diretto. Per chi non sapesse di che si tratta, il contratto a zero ore è simile al contratto a chiamata, con la differenza sostanziale che nel primo caso il dipendente non ha l’obbligo di presenziare. In pratica, il datore di lavoro preavvisa per tempo i lavoratore che gli servirà la sua prestazione in una certa data a un certo orario, e il lavoratore può decidere liberamente se accettare o meno.
Si tratta insomma di un contratto agile che può essere utile per piccoli lavoretti part-time, magari per studenti lavoratori o mansioni stagionali, ma non è certo una base su cui si possa imbastire un rapporto lavorativo duraturo e stabile. In questo modo l’azienda può semplicemente non chiamare mai il lavoratore, pur avendolo sotto contratto! Di fatto la sensazione provata dai dipendenti di Game – che hanno comunicato a IGN la propria frustrazione – è quella di essere stati licenziati in modo surrettizio, una vero e proprio sgarbo commesso dalla proprietà dell’azienda che sembra fregarsene altamente dell’impatto che le proprie decisioni hanno sul personale. Intendiamoci, nessuno mette in dubbio le difficoltà del settore in un’epoca come questa, sempre più orientata al digitale, ed è probabile che nel lungo termine i negozi fisici spariranno del tutto o quasi. Ma c’è modo e modo di comunicare le cose, e di certo in quest’occasione la dirigenza di Game ha mostrato mancanza di tatto, per non voler dire altro.