Poi non se ne è fatto nulla… per fortuna!
The Last of Us è ormai un marchio riconosciuto a livello mondiale. Non più e non solo un videogioco dai grandissimi valori produttivi e dalle vette narrative difficilmente eguagliate da altri esponenti dell’action-adventure per giocatore singolo; non solo uno dei più iconici prodotti mediali post-apocalittici a tema zombi mai creati; ma di recente anche una popolarissima serie tv di successo mondiale. Creata da Craig Mazin e Neil Druckmann per la rete HBO, la serie TV omonima ricalca le vicende del primo gioco, uscito originariamente nel 2013 su PlayStation 3 e poi riproposto tanto su PS4 in versione rimasterizzata quanto su PS5 con un vero e proprio remake, intitolato The Last of Us Part I, a ideale complemento di quella Part II uscita nel 2020 tra l’acclamazione generale di pubblico e critica.
E se vi dicessi che la serie tv di The Last of Us rischiava di non esistere, e che al suo posto si stava pensando inizialmente di farne un adattamento cinematografico? Questo curioso retroscena è stato recentemente svelato nientemeno che da Neil Druckmann in persona, il quale p molto lieto che le cose siano andate diversamente.
Come riportato da Gamespot, recentemente è avvenuta una conversazione tra Neil Druckmann, co-presidente di Naughty Dog e creative director di The Last of Us Part II, e il rapper Logic (che aveva partecipato alle audizioni per il ruolo di Jessie). Nel corso della chiacchierata è stato toccato l’argomento dell’adattamento seriale del franchise. Infatti Sony Pictures era interessata a realizzare una adattamento cinematografico del gioco e coinvolse lo stesso Druckmann nei lavori preliminari per realizzarlo. Rammentando l’episodio, il director ha spiegato di esseri reso conto in quella fas preparatoria di quanto il formato del singolo film sarebbe stato inadeguato per raccontare una storia di tale portata. Druckmann non ha dubbi: il risultato sarebbe stato terribile.
La chiave per dar vita ad uno show grandioso è assumere i migliori professionisti sul mercato e realizzarlo con HBO. Questa è la formula per il successo. Credo che sia stato utile il fatto di aver lavorato alla versione cinematografica, che sarebbe stata tremenda. Se l’avessimo portato a termine, sarebbe stato uno di quei classici adattamenti orrendi che capita di vedere. (…) Il feedback che ricevetti su progetto fu “Questa cosa finirà male”.
Neil Druckmann citato da Eddia Makkuch, The Last Of Us Movie Was Going To Be “Awful,” Neil Druckmann Says – 29 febbraio 2024
Secondo quanto dichiarato dal creativo, la pellicola sarebbe stato il classico blockbuster da due ore, che avrebbe costretto a comprimere la complessa narrativa di gioco, con tutto il suo carico di pathos e riflessione sulla violenza e la brutalità dell’essere umano, nel formato asettico del blockbuster movie baraccone che avrebbe alterato non poco il mood e l’intenzione degli autori del gioco. Insomma si sarebbe andati ad operare con l’accetta anziché con il bisturi, tranciando brutalmente interi archi narrativi e sacrificando molteplici occasioni di scavo psicologico dei personaggi, tutto in nome delle esigenze dei tempi della sala cinematografica, del tutto inadatti a donare il respiro necessario ad un racconto come questo, che abbisogna più che mai di momenti di calma, pause intimiste e pacing compassato per esprimere tutto il suo potenziale tematico e narrativo. Evidentemente anche Sony Pictures si è convinta presto che la strada del film nn era quella giusta, ed ha acconsentito affinché Neil Druckmann prendesse contatti con Craig Mazin, uno dei migliori sceneggiatori di serie in circolazione – è autore del capolavoro Chernobyl, recuperatela subito se non lo avete ancora fatto – per collaborare alla stesura di un adattamento seriale del gioco.
Fortunatamente questa seconda ipotesi è andata in porto e si è tradotta nella serie di straordinario successo che milioni di persone in tutto il mondo hanno visto, e che è in procinto di deliziare il pubblico con una seconda stagione di prossima produzione che adatterà il secondo capitolo del franchise videoludico ed è prevista per la messa in onda nel 2025.
D’altronde Naughty Dog e Sony non sono certo le uniche realtà videoludiche che hanno deciso negli ultimi anni di scommettere sulle serie tv come ambiti di adattamento transmediale delle proprie IP videoludiche. Che si tratti di serie animate o produzioni in live action, le serie basate su videogiochi sono fioccate ovunque nell’ultimo decennio, segnando un notevole cambio di passo rispetto alla qualità assai dubbia del fenomeno dei tie-in che iniziò a manifestarsi negli anni Novanta con leggende del trash quali Super Mario Bros (1993), Street Fighter: The Movie (1994), Mortal Kombat (1995) o Lara Croft: Tomb Raider (2001).
Vero è che negli ultimi 15 anni anche i film tratti da videogiochi sono migliorati enormemente in termini di qualità: pensiamo ad esempio al grande successo di Prince of Persia – Le sabbie del tempo (2010) o agli adattamenti in CG di Sonic The Hedgehog (2020) e soprattutto Super Mario Bros. – Il film (2023), che ha realizzato uno dei più grandi incassi della storia del cinema (il 16esimo in assoluto e il secondo per quanto riguarda film di animazione, battuto solamente da Frozen II – Il segreto di Arendelle). E se i film hanno imparato dai propri errori, le serie hanno iniziato subito col botto. Difficile dire quali siano state le prime, dato che molte produzioni sono uscite praticamente negli stessi anni. Uno dei marchi di maggior richiamo, The Witcher, si è tradotta in una serie che ha preso elementi tanto dalla serie letteraria di Andrzej Sapkowski quanto dai videogiochi di CD Projekt Red, dando origine a due stagioni molto apprezzate, fino alla pausa causata dall’abbandono del progetto da parte dell’attore protagonista Henry Cavill, che per al terza stagione attualmente in produzione sostituito da Liam Hemsworth.
Ma l’elenco è davvero lunghissimo e vale la pena di citare almeno Arcane, straordinaria serie di animazione basata sull’universo narrativo di League of Legends pubblicata su Netflix; la serie live action Halo basata sul franchise omonimo di proprietà di Microsoft e pubblicata su Paramount+; Cyberpunk: Edgerunners, serie animata basata su Cyberpunk 2077, l’action-RPG cyberpunk di CDPR e pubblicata anch’essa su Netflix; fino ad arrivare a Twisted Metal, miracoloso recupero di un franchise vecchissimo (una serie di combattimento tra veicoli che ha fatto la sua prima apparizione su PlayStation nel 1995!) riportato in auge in modo brillante con los tesso mood dissacrante di sempre.
Insomma il videogioco ormai è una vera e propria miniera d’oro non solo per il medium di riferimento ma per le infinite potenzialità di adattamento transmediale che porta con sé. Potenzialità che le software house hanno ormai capito molto bene e che il pubblico dimostra di apprezzare ogni anno di più.
This post was published on 6 Marzo 2024 10:30
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