Sony si è affermata dal 2013 a oggi come una delle aziende leader del settore videoludico, assieme a Nintendo, surclassando pesantemente Microsoft e Xbox (per quanto il Game Pass abbia dato del filo da torcere alla compagnia nipponica). Il lancio di PS5, per quanto piuttosto lento, è cresciuto sempre di più, portando Sony a vendere più di 50 milioni di unità a fine 2023. Tuttavia, nonostante questo traguardo piuttosto importante, pare che l’azienda giapponese abbia comunque subito una perdita parecchio ingente, pari a 10 miliardi di dollari.
La causa principale di questa perdita è da attribuire al mancato raggiungimento – durante l’anno fiscale in corso che si concluderà a marzo – delle 25 milioni di unità vendute di PS5, mancato di sole circa 4 milioni di copie e che molto probabilmente non potrà essere colmato in soli 8 giorni. A causa di ciò si è assistito a una caduta del valore azioni di Sony dell’8,4% che si sono assestate al 6,5%: ciò è stato favorito anche da un calo dei guadagni dell’intero settore gaming di Sony pari al 6%, differente rispetto a quello del 2022 (9%) e del 2023 (11-12%). Tutto questo commistione di elementi ha portato la compagnia giapponese a una pesante perdita, a livello azionario.
Infatti stando all’analisi fatta da CNBC – riportata da VGC (Video Games Chronicles) – tramite l’uso di dati di tipo FactSet si è stimato che Sony abbia perso ben 10 miliardi di dollari. Importante in quest’analisi è Atul Goyal – analista presso Jefferies – che ha affermato quanto segue:
“L’aspetto più deludente non sono tanto le vendite di PS5, bensì è il margine operativo che è parecchio deludente nonostante vi siano stati diversi elementi [n.d.r intende la vendita di contenuti digitali, add-on, DLC e il PlayStation Plus] che sono ai massimi storici. […] Tutto ciò non è accettabile, in quanto il margine operativo è ai minimi storici rispetto ai precedenti 10 anni”
Sull’argomento si è anche espresso Seran Toko – CEO e fondatore di Katan Games con sede a Tokyo – che ha detto come tale diminuzione del margine operativo sia da attribuire all’aumento dei costi di produzione a livello software, con particolare riferimento alle esclusive tripla A: in questo caso basti pensare a Spider-Man 2 che, stando a un leak avvenuto diversi mesi fa, è costato ben 300 milioni di dollari.
Non è nemmeno mancata la “risposta” di Hiroki Totoki – Chief Operating Officer (CFO) di Sony Group Corporation – il quale ha affermato, in una recente sessione di Q&A, che l’approccio della compagnia dovrebbe essere “aggressivo” al fine di migliorare i profitti e i margini operativi della divisione gaming, virando progressivamente sul mercato multi-piattaforma pubblicando man mano più giochi su PC (come per esempio The Last of Us Parte I o Helldivers II che è stato un vero successo, avendo venduto 1 milioni di copie e rivelandosi come uno dei lanci migliori di un titolo dei PlayStation Studios su PC).
Come idea non sarebbe sbagliata, anche perché permetterebbe effettivamente a Sony di massimizzare i guadagni e casomai di aumentare le vendite di PS5 poiché potrebbe portare alcuni utenti PC a comprare direttamente la suddetta console. Io stesso, come utente PlayStation, sarei estremamente favorevole, purché ciò venga fatto seguendo degli adeguati standard qualitativi, visto che The Last of Us Parte I su PC ha avuto una marea di problemi che hanno minato pesantemente l’esperienza dei giocatori, oltre a rappresentare un bello scivolone per i PlayStation Studios (noti da sempre per la loro qualità).
This post was published on 20 Febbraio 2024 10:30
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