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Mamma, hanno fatto scomparire Spec Ops: The Line (più o meno)

Qualcuno di voi si ricorda del buon Spec Ops: The Line? Speriamo di si perché a quanto pare il gioco di YAGER non è più disponibile e non si riesce a capire bene il perché.

In un eventuale lista di videogiochi belli dal gameplay terribile sarebbe impossibile anche soltanto non citare Spec Ops: The Line, uno sparatutto in terza persona uscito durante il periodo in cui tutti i videogiochi erano più marroni che altro che dalla sua poteva vantare diverse cose.

La prima di queste era un gameplay estremamente standard: un’esperienza TPS con sistema di cover non così lontana da quanto videogiochi come Gears Of War avevano abituato l’universo di videogiocatori durante la generazione PS3/X360, senza però avere la qualità della saga di Microsoft.

La seconda, e decisamente più importante, era la sua capacità di mettere il giocatore continuamente in posizioni moralmente ed emotivamente scomode, dando per forse la prima volta nel mondo dei videogiochi mainstream moderni la possibilità al giocatore di sentire sulla sua coscienza il costo in vite umane e in sanità mentale che aveva l’azione di portare la guerra in giro per il mondo.

Tutto bellissimo, vero? Bene: il gioco a quanto pare non è più su Steam, il più importante tra gli store digitali di tutto il mondo.

Che fine ha fatto Spec Ops: The Line?

La brutta notizia è stata data inizialmente da Wario64, un noto utente X che parla di videogiochi e che solitamente si occupa di tracciare i videogiochi più interessanti in sconto. Inizialmente il gioco è stato reso non disponibile su Steam, per poi diventare non più acquistabile anche sugli store di chiave più noti al mondo come Fanatical, Nuveem e altri grandi nomi.

Al memento non abbiamo contezza di quali siano i negozi digitali dai quali è possibile acquistare il gioco; di certo sappiamo che chi possiede il gioco nella sua libreria di Steam non deve preoccuparsi di niente; gli sarà comunque possibile effettuare il download e giocare al titolo (almeno nella sua modalità single player, la modalità multiplayer dovrebbe essere offline da molto tempo).

Ne lo sviluppatore YAGER ne il publisher 2K / Missing Link Games hanno rilasciato dichiarazioni in merito sul perché il titolo sia stato tolto dai più importanti store digitali di videogiochi. C’è chi parla di scadenza sui diritti di determinate canzoni non originali presenti all’interno del titolo ma senza dichiarazioni ufficiali è difficile conoscere la verità.

Non è la prima volta che un “vecchio videogioco” viene tolto dagli store per un motivo o per l’altro; la speranza è che a Spec Ops capiti lo stesso trattamento che ha ricevuto il buon The Last Remnant di Square Enix, ovvero la pubblicazione di una versione tecnicamente migliorata del titolo che lo faccia girare senza particolari problemi anche sulle macchine più moderne.

Ma quindi Spec Ops: The Line va giocato?

Qui cercheremo di essere molto brevi ma la risposta è si, specie perché è il videogioco che ha mostrato, almeno in termini di grande pubblico, una maniera di intendere la narrativa di un videogioco. Lo ha fatto, per di più, all’interno di un genere che in quello specifico periodo storico dominava tutte le classifiche e che meno di tanti altri si prendeva il rischio di dire qualcosa che non fosse conforme alla solita cosa dei buoni contro i cattivi.

Negli anni in cui Modern Warfare 2 era sinonimo di videogioco, in sostanza, Spec Ops: The Line mostrava ai videogiocatori quanta crudeltà ci potesse essere dietro tutta una serie di azioni e di operazioni, il tutto utilizzando poi una regia molto efficace che in certe scene (quella del fosforo bianco, ad esempio, è ricordata più di altre) fa davvero raccapricciare per il dolore che si provoca con le proprie scelte scellerate.

Certo, il gameplay è invecchiato male, il gioco non è tecnicamente molto interessante e non ha tantissimi contenuti dalla sua ma dal punto di vista storico ha una sua importanza che è meglio non sottovalutare.

Questo evento, inoltre, pone di nuovo i riflettori sulla questione del digitale contro il fisico e sull’importanza di iniziative condivise da chi i videogiochi li produce su come debbano esistere delle pratiche per evitare che la memoria storica culturale di questi prodotti svanisca per sempre. 

Senza preservazione videoludica non esisterà, nel lungo termine, una cultura videoludica; senza cultura videoludica le possibilità di vedere questo promettentissimo medium essere universalmente accettato come arte anche da chi fino all’altro giorno proclamava la superiorità dei libri a tutto il resto, non fanno altro che diventare sempre più tristemente scarse.

This post was published on 1 Febbraio 2024 14:30

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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