In un’intervista il rampollo di Casa Savoia parla del suo amore per la settima arte, che lo accompagna sin dall’infanzia.
Emanuele Filiberto, rampollo di Casa Savoia, è riuscito a costruirsi un’immagine pubblica che lo ha reso protagonista del jet-set italiano ed europeo. Orfana di regno, la Real Casa Savoia si è dovuta reinventare un ruolo nella società contemporanea, ed Emanuele Filiberto l’ha fatto a suon di ospitate in programmi TV (in molti ricorderanno le sue puntate canore a Sanremo e danzanti a Ballando con le stelle) ma anche di attività imprenditoriali (la catena di ristoranti Principe di Venezia) ed artistiche (è autore di un memoir e di un romanzo). Ma c’è un’altra passione che anima il nobile ex-esule: i videogiochi. Per quanto strano possa sembrare, si tratta di un interesse che ha sempre coltivato e che, come confessa in una recente intervista, lo accompagna fin dalla giovinezza. Una passione che si sta trasformando in una vera ossessione!
Fin da giovanissimo i videogiochi hanno alimentato la mia curiosità. Ricordo con amore il mio primo Game Boy, che ho ancora da qualche parte a casa. Ero già abbastanza grande quando fu commercializzato in Europa, e ricordo che i miei genitori non fossero troppo contenti di vedermi passare le serate in quel modo. Ma giocare a Super Mario era una gioia.
– A Prince in the Realm of Video Games: my personal relationship with the video games world – 19 gennaio 2024
Così inizia il racconto fatto da Emanuele Filiberto di Savoia in merito alla sua passione per il gaming, che lo ha accompagnato fin dall’approdo della console portatile di Nintendo nel continente europeo. Del resto, il Game Boy fu la prima vera console portatile di largo consumo, che ampliò in modo importante la platea di pubblico del medium, anche in virtù del bundle che lo vendeva assieme a Tetris, uno dei videogiochi più venduti della storia, che contribuì ad avvicinare anche un pubblico adulto. Il racconto del principe continua, passando per un periodo di giovinezza in cui si era allontanato momentaneamente dalla sua passione per affrontare i primi incarichi lavorativi, come spesso accade a molto videogiocatori. Ma la fiamma della passione è ardua a morire, e l’evoluzione esplosiva del medium in tempi più recenti ha contribuito ha rinvigorire l’animo gamer del rampollo:
Il primo gioco che preso in mano dopo tanto tempo è stato The Witcher 3, che ho comprato immediatamente dopo la sua uscita nel 2015. Ho anche dovuto comprare un nuovo PC per l’occasione. Senza dubbio è tutt’ora uno dei miei giochi preferiti. Un altro gioco che mi ha rubato molto tempo ed energie è Crusader Kings 3: giocando nei panni di un Savoia, essendolo io stesso, non è stata una cosa banale! Mi sono divertito molto a giocare nei panni dei miei antenati.
– Ibidem
Come tutti i videogiocatori contemporanei, anche Emanuele Filiberto ha subito gli effetti del lockdown conseguente alla pandemia globale causata dal COVID-19. In quell’anno si registrò un picco di utilizzo del medium ed un ampliamento del bacino di utenza, con profondi impatti sull’intera industria videoludica che è ancora in pieno stravolgimento. Ma a livello individuale, per Emanuele Filiberto quel periodo segnò il passaggio da giocatore avvezzo al single-player a giocatore sociale. Fino ad allora aveva vissuto il medium come una passione solitaria, quasi vergognandosene un po’. Invece, la clausura forzata lo ha portato a condividere il suo hobby con le figlie, sperimentando i party games ed il piacere delle dimensione comunitaria del videogioco.
Nel corso di quell’anno ho scoperto Among Us, un gioco a cui ho sempre giocato con le mie figlie, e che mi ha permesso di rimanere in contatto con amici e parenti durante il periodo di isolamento e distanziamento sociale. Il titolo, con la sua semplicità ed il focus sulle interazioni sociali, è rapidamente diventato uno dei nostri preferiti.
– Ibidem
Dopo questa esperienza, qualcosa in Emanuele Filiberto è cambiato: la sua passione per i videogiochi è diventata una specie di ossessione, e si è incanalata nella ferma idea di entrare in prima persona in questa industria, lanciando un suo personale progetto videoludico. Ed ecco che si arriva a The RoyaLand.
100 regni da conquistare, 8 famiglie reali. Queste le premesse di The RoyaLand, il progetto videoludico dell’omonima compagnia creata da Emanuele Filiberto di Savoia, che la amministra nel ruolo di CEO. Annunciato per la prima volta lo scorso anno e ancora avvolto nel mistero, sappiamo che si tratterà di un MMORPG che permetterà al giocatore di guidare una delle 8 casate reali (o ex-casate) che hanno scelto di partecipare ufficialmente al progetto:
L’idea per la realizzazione del gioco è venuta ad Emanuele Filiberto proprio in conseguenza della condivisione della sua passione videoludica con le figlie e gli amici, che gli ha fatto scoprire una dimensione più ampia del medium, il quale oltre ad essere un mero passatempo può assumere anche altre funzioni:
[i videogiochi] possono essere strumenti di apprendimento, modi di instaurare legami tra le persone, finestre attraverso cui vedere il mondo in modi nuovi. Queste riflessioni sono statela base delle mia visione per The RoyaLand. Volevo creare un gioco che non fosse solamente un’avventura virtuale, ma un’esperienza che potesse instaurare una relazione tra le persone. Ho immaginato un mondi in cui il piacere di far crescere la propria casta nobiliare come in Crusader Kings si unisse ad una narrativa accattivante sullo stile di The Witcher 3 e all’elemento sociale e collaborativo di Among Us.
– Ibidem
The RoyaLand è il risultato di una visione: un gioco che unisca divertimento, apprendimento e scoperta, un’esperienza che spero possa ispirare e unire le persone, proprio come i videogiochi hanno fatto con me e la mia famiglia.
Insomma, Emanuele Filiberto sembra credere fermamente nel suo progetto videoludico, nel quale del resto è impegnato in prima persona in qualità di Director. Speriamo che a tante belle parole faccia seguito un titolo effettivamente valido: per il momento non si è visto nulla del gioco al di fuori di generici artwork che sembrano suggerire una direzione artistica a metà tra fantasy e fantascienza – forse un setting da space-opera alla Star Wars. Le frammentarie informazioni finora divulgate parlano anche di un massiccio impiego di AI nella realizzazione delle controparti virtuali degli avatar dei vari rampolli reale, Savoia compreso. Sulle meccaniche di gioco invece aleggia il più fitto mistero per il momento, il che non consente neanche di capire a che punto dello sviluppo ci si trovi: la sensazione è che il progetto sia ancora nelle sue fasi embrionali, ma c’è una ragionevole possibilità che nel corso dell’anno ne sapremo qualcosa di più.
This post was published on 22 Gennaio 2024 8:30
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