L’arrivo di un tanto apprezzato editor per le quest potrebbe finalmente dare la svolta propulsiva finale verso l’immortalità al tanto già acclamato e declamato terzo capitolo della saga di The Witcher.
Se parliamo di moderni giochi di ruolo ci sono tanti nomi che vengono in mente: oltre al recentissimo Baldur’s Gate 3 e a tutte le iterazioni più “action” e crudeli legate all’universo ludico dei soulslike i videogiochi che più di tutti riescono a incarnare la versione popolare di tale genere sono due: The Elder Scrolls V: Skyrim e The Witcher 3: Wild Hunt.
Entrambi si possono classificare tra i migliori del genere per un semplice ma non di semplice realizzazione motivo: un grande mondo in cui immergersi ed emozionarsi, con ampio spazio lasciato all’esplorazione e un pessimo sistema di combattimento (in entrambi i casi). Gli elementi che si possono fare tra i due giochi rimangono comunque tanti: The Witcher 3 tra i due ha la narrativa e i personaggi di maggior interesse mentre Skyrim offre un universo conteplativo di maggior interesse, con una lore più strutturata e un mondo più grande ed efficiente a dar essa manforte.
Tra i due però il più popolare, nonostante sia il più vecchio, è ancora Skyrim; da una parte sicuramente è colpa di Toddone che lo ha riproposto in praticamente qualsiasi salsa possibile e immaginabile durante il corso del decennio che ci separa dalla sua release originale (Special Edition, Anniversary Edition, riedizioni su tutte le console possibili e immagini, etc), dall’altra invece c’è un parco di mod realizzate dall’utenza a dir poco sconfinato, con esperienze di qualsiasi tipo: dalle modificazioni estetiche a quelle di gameplay, passando poi per prodotti indipendenti fatti e finiti come l’ottimo Endereal: Forgotten Stories.
Potrebbe mai The Witcher 3: Wild Hunt ottenere un simile livello di popolarità? La risposta è forse: adesso è più probabile visto che CDPR è riuscita a partorire il suo Quest Editor.
La lunga corsa dei giochi di ruolo ad ambientazione fantasy
Partiamo prima da un’interessante comparazione numerica fatta per l’occasione da Dualshockers: al momento Skyrim è in netto vantaggio rispetto The Witcher 3 da sostanzialmente qualsiasi punto di vista.
Prendendo in esame Google Trends, ad esempio, Skyrim ha una popolarità di circa 16 volte superiore a quella di The Witcher 3; le vendite di Skyrim superano quelle di TW3 di quasi dieci milioni di unità e la differenza nel numero di mod disponibile sull’arcinoto Nexus Mods, beh, fa impallidire tutti; non ci sono probabilmente videogiochi che hanno lo stesso numero di mod di Skyrim sulla piattaforma, così a naso.
We’re thrilled to announce that we’re working on a mod editor for The Witcher 3: Wild Hunt! ⚔️
It will allow you to create your own experiences in the game by making something completely new or editing existing quests and content. We’re planning on releasing it for free in 2024.… pic.twitter.com/e2kvXRqegZ — The Witcher (@witchergame) 15 novembre 2023
Le cose, sul lungo periodo, potrebbero cambiare per un semplice elemento: il quest editor che CDPR ha promesso per The Witcher 3 a fine 2023 e che dovrebbe arrivare su PC nel corso del 2024, chiaramente in forma totalmente gratuita. Questo permetterà agli appassionati di costruire delle quest e dei contenuti completamente nuovi avendo un livello di personalizzazione e possibilità operative precedentemente impossibili con gli strumenti amatoriali di cui la community si era dotata.
L’importanza dello user generated content
The Witcher 3, nonostante non abbia lo stesso livello di popolarità di Skyrim, non è un videogioco privo di mod ma anzi; su Nexus Mods è il nono gioco più popolare nonostante il fatto che sia non particolarmente amichevole da moddare dal punto di vista tecnico (mentre va molto meglio da parte di quello prettamente ludico), senza comunque manco toccare il livello di plug and play raggiunto da Bethesda all’ennesima iterazione del suo skyrim.
Di certo CDPR se vuole continuare a rendere il suo videogioco uno tra i più popolari in circolazione deve spingere sulle mod e magari su una loro possibile integrazione all’interno dell’universo console; finora i videogiochi più longevi in circolazione si sono tutti fatti riconoscere proprio grazie a una longevità potenzialmente infinita grazie al lavoro e agli sforzi di una playerbase appassionata.
Senza magari andare a toccare i livelli di personalizzazione assolutamente implausibili di videogiochi che offrivano con loro l’intero engine a discrezione del giocatore (l’Aurora Engine di Neverwinter Nights, in tal senso, è emblematico), l’aggiunta delle mod può prolungare la vita di The Witcher nel mentre che la fanbase attende con un certo livello di piacere il nuovo capitolo della saga dello strigo più famoso del mondo dei videogiochi.
https://t.co/XtbfqscMWr pic.twitter.com/eK6ZIbfLRa — The Witcher (@witchergame) 21 marzo 2022
Inutile provare a sottolineare quanto sia interessante per un azienda vedere il ciclo vitale di un prodotto diventare sempre più lungo e remunerativo grazie allo user generated content, una di quelle buzzword che si incontrano continuamente durante i più importanti corsi di social media marketing e marketing in generale e che nelle mod incontrano la loro più palese declinazione videoludica.
Ci sono videogiochi sostanzialmente immortali come il primo Doom che grazie allo user generated content ancora oggi mostrano continuamente i muscoli e le solidità delle proprie idee di base. Volendo andare a pescare un qualche esempio più moderno basterà pensare a Roblox, un videogioco che basa il proprio improponibile successo (con decine di milioni di giocatori attivi ogni singolo giorno) proprio grazie al quantitativo esagerato di user generated content che ciclicamente diventa virale, richiama giocatori, fa ingrandire la playerbase e così via.
Nel frattempo segnaliamo semplicemente una cosa: al giorno d’oggi sono in molti a dire che Skyrim è un videogioco completamente diverso da quello che abbiamo conosciuto in origine; molto conosciuto è diventato il pacchetto da oltre duemila mod chiamato Skyrim Nolvus Ascension, che rimodella sostanzialmente qualsiasi elemento dell’originale videogioco di Bethesda in favore di un prodotto più moderno, più curato e con ancora più contenuti. L’editoria videoludica deve ancora trovare gli strumenti comunicativi per gestire queste tipologie di lavori corali, ma nel mentre è possibile rivoluzionare il proprio apporccio