Da dieci anni a questa parte una delle pratiche che sempre più spesso fanno capolino tra le notizie videoludiche troviamo senza dubbio le cause legali verso questa o quell’altra azienda. Anche questa volta è toccata a Sony, con una causa che se persa gli costerà davvero caro.
Quanti sono cinque miliardi di sterline?
Secondo il cambio attuale parliamo di 5.7 miliardi di euro o poco più di sei miliardi di dollari: cifre impressionanti che noi comuni mortali non vedremo mai nelle nostre misere vite, sia chiaro, ma che per aziende come Sony rappresentano cifre davvero interessanti.
Non c’è da stupirsi, quindi, se l’azienda giapponese dietro Playstation si sia messa sulle difensive in seguito alla causa legale di cui si sta rivelando protagonista all’interno del territorio del Regno Unito
Andiamo però con ordine.
Durante lo scorso agosto è iniziata una causa contro Sony per pratiche anticoncorrenziali, ovvero le stesse motivazioni per cui Apple ha aperto una causa contro Apple o per cui tantissime aziende potrebbero aprire una causa contro questo o quell’altro store online. Poiché parliamo di negozi digitali chiusi, in cui una fetta dei ricavi finisce direttamente nelle casse del gestore del negozio, tale pratica ostacola in maniera decisa qualsiasi tentativo di praticare della sana concorrenza.
Nello specifico la causa contro Sony inquadrava la pratica concorrenziale come l’esistenza di una commissione del 30% per tutte le vendute presenti nel Play Store; tale commissione ostacolava le possibilità di risparmio per i consumatori; motivazioni, come abbiamo già detto, abbastanza simili a quelle che Epic ha addotto all’interno delle cause Epic contro Apple e Epic contro Google.
Sony ha tentato in diverse maniere di far archiviare la causa ma, in cambio, ha ottenuto soltanto un rinnovo della stessa.
Alex Neil, difensore dei consumatori ed ex managing director di Which? (un importante sito di recensioni di prodotti), sarà sicuramente molto felice di sapere che lo UK Competition Appeal Tribunal ha rifiutato le richieste di Sony di archiviare il caso, permettendo alla causa di continuare. Secondo tale organo, infatti, Sony non è riuscita a convincere nessuno della sregolatezza delle fondamenta dell’accusa.
Nuova discussione tra le due parti, quindi, e sempre per lo stesso motivo: Sony, come Microsoft, Nintendo, Apple, Google e tutte le compagnie che hanno una piattaforma chiusa, non permettono a terzi di vendere in maniera diretta sul Play Store limitando le possibilità di generare concorrenza.
Al momento il tribunale del regno unito ha obbligato entrambe le parti in gioco a produrre delle relazioni su argomenti di rilievo per il caso come la definizione di “mercato videoludico” o la definizione della ratio per poter creare un etichetta di “prezzo eccessivo” applicabile poi ai prodotti.
Alex Neil ha provato anche a far conoscere la causa in tutto il mondo attraverso un AMA (ask me anything) su Reddit ma le cose non sono (evidentemente) andate come sperava, tra troll, critiche fondate e tipico caos reddittiano.
In caso di sconfitta Sony potrebbe dover pagare ai videogiocatori del Regno Unito fino a cinque miliardi di sterline; fra qualche mese scopriremo di più su come sta andando questa faccenda.
This post was published on 25 Novembre 2023 13:30
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