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I publisher di GTA si sbilanciano: i videogiochi oggi costano troppo poco per quello che offrono

Durante una riunione con gli investitore il CEO di Take Two, lo stesso publisher dietro l’attessissimo GTA 6, ha parlato di come a suo dire sia arrivato il momento di alzare il prezzo dei videogiochi poiché, questi ultimi, offrono troppo al momento.

Strauss Zelnick è il CEO di Take Two, una delle aziende più importanti al mondo quando parliamo di publishing di videogiochi. Le ragioni del successo di Take Two sono diverse: parliamo di un’azienda che ha dalla sua un grande numero di marchi, da Max Payne ad alcune versioni di Civilization, passando poi per buona parte del portfolio di Rockstar Games.

Ecco, durante il corso degli ultimi giorni c’è stata una notizia in particolare che ha fatto saltare tantissima gente sulle proprie sedie: Grand Theft Auto VI sta arrivando e il trailer sarà mostrato, per la prima volta, durante i primi giorni di Dicembre 2023. Take Two, in sostanza, si sta preparando a un periodo in cui vedrà i suoi ricavi schizzare alle stelle, il tutto considerando che GTA V ancora oggi è un videogioco in grado di fare dei numeri impossibili per tantissimi altri brand, anche tra quelli che consideriamo di gran successo.

Secondo Zelnick c’è un aspetto dei videogiochi che, a oggi, è da considerarsi superato: il prezzo alle quale le aziende li vendono.

Inquietanti discorsi in aziendalese

Videogiocatore medio alla ricerca del CEO che vuole gonfiare ulteriormente i prezzi dei videogiochi

Durante una delle solite call con gli investitori che i CEO delle grandi aziende devono sopportare durante il corso dell’anno, Strauss Zelnick ha dichiarato, nel solito aziendalese dei CEO qualcosa del tipo per Take Two il prezzo andrebbe calcolato sul quantiativo di divertimento orario che il giocatore percepisce moltiplicato per il numero di ore per cui il prodotto viene utilizzato; a questo va aggiunto il valore che viene percepito dal consumatore per il partecipare all’esperienza in maniera definitiva, quindi non attraverso un abbonamento o un noleggio.

Questo discorso è stato fatto all’interno di un contesto più generale in cui si è discusso con gli investitori dei pericoli di generalizzare le modalità di prezzo dei videogiochi. Secondo Zelnick è importante non confondere le linee guida per i prezzi legati al mondo della televisione e del cinema con quelli dei videogiochi è importantissimo per evitare di generare confusione.

Netflix, ad esempio, ora è in una fase di aumento dei prezzi al fine di controbilanciare le spese dopo aver portato avanti per anni una strategia di acquisizione utenti costata molto, complice anche il basso prezzo degli abbonamenti; questa strategia non è applicabile al mondo dei videogiochi

Per quanto Xbox Game Pass voglia dimostrare che esiste un tipo di abbonamento sostenibile anche in questo settore, secondo Zelnick le logiche commerciali che funzionano per Netflix ancora non si possono applicare al mondo dei videogiochi; sono i publisher, infatti, a non poter al momento alzare i prezzi dei videogiochi anche se c’è una diffusa consapevolezza che si stia fornendo troppo contenuto al giocatore per il prezzo che paga.

L’utente infatti non vede di buon occhio gli aumenti di prezzo anche a fronte del quantitativo di contenuti offerti; già il lieve aumento di prezzo fatto con l’arrivo della next generation ha fatto indispettire molti e un ulteriore aumento potrebbe rischiare di incrinare ulteriormente il rapporto tra le due parti.

Take Two non è l’unica a pensare che i videogiochi debbano aumentare di prezzo

Tranquilli che, come ampiamente prevedibile, il CEO di Take Two è tutto fuorché il primo businessman che pensa a un concetto come i videogiochi sono venduti per prezzi troppo bassi. Recentemente a fare una dichiarazione del genere c’è stato anche Harushiro Tsujimoto, il presidente di Capcom.

Durante una conferenza tenuta da Capcom durante il Tokyo Game Show, infatti, Tsujimoto ha dichiarato di pensare che i prezzi dei videogiochi sono ancora troppo bassi, specie considerando che i costi relativi allo sviluppo sono sostanzialmente centuplicati rispetto quanto costavano durante l’epoca del Famicon (e chi lo avrebbe mai detto? Questa gente si ricorda che nel frattempo il pubblico pagante è centuplicato?).

Sempre secondo Tsujimoto attraverso l’aumento dei prezzi dei videogiochi si potrebbe risolvere un altro grande problema dell’industria: la necessità di aumentare i salari dei professionisti.

Considerando l’avidità media delle aziende e sopratutto la triste corsa verso il profitto a ogni costo, scommettiamo che i salari dei professionisti saliranno solo dopo diversi anni di videogiochi venduti a carissimo prezzo.

This post was published on 13 Novembre 2023 18:30

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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