Il game designer è stufo delle pressioni da parte dei fan della serie, a cui ha rivolto parole dure come pietre.
La serie videoludica di Alice, il cui ultimo titolo risale all’ormai lontanissimo 2011, produsse una schiera di affezionati estimatori di una formula che portò notorietà al suo creatore, American McGee. Composta di due episodi (American McGee’s Alice, 2000; Alice: Madness Returns, 2011), si tratta di una IP action-adventure che stravolge la classica fiaba di Lewis Caroll trasformandola in un delirante gioco di azione in terza persona ambientato in un setting vittoriano da incubo: Alice ha perso i genitori ed è stata internata per anni un ospedale psichiatrico, dove la sua mente cerca una via di fuga in Paese delle Meraviglie distorto dalle sue turbe psichiche.
Per anni American McGee ha tentato i riportare in auge il franchise, e più volte è sembrato che ciò potesse accadere effettivamente. Ma ora, dopo tante speranze infrante, è arrivata la mazzata finale da parte dello stesso autore, le cui parole sembrano decretare l’inoppugnabile game over.
Nella tana del Bianconiglio
Dopo il successo dei primi due titoli, McGee si attivò per cercare di farsi produrre il terzo capitolo di quella che aveva sempre immaginato essere una trilogia. Il primo gioco fu sviluppato da Rogue Entertainment (famosa per le sue espansioni di Quake) mentre il secondo da Spicy Horse (co-fondato dallo stesso McGee). Entrambi, tuttavia furono pubblicati da EA, unica depositaria dei diritti sul marchio. Ciò significa che, per poter realizzare un terzo capitolo della serie, McGee avrebbe dovuto innanzitutto ottenere una luce verde dal publisher.
Qui purtroppo casca l’asino, poiché EA non ha mai manifestato interesse verso la produzione di un terzo capitolo dell’IP, malgrado gli sforzi profusi da McGee nel recuperare fondi a destra e a manca: il primo tentativo riguardò una campagna crowdfunding, per un progetto che prese il titolo provvisorio di Alice: Otherlands. Si trattava di una serie di cortometraggi aventi per protagonista Alice, che sarebbe dovuta penetrare nelle menti di alcune celebrità del 1875: Jules Verne, Richard Wagner, Jack lo Squartatore, la regina Vittoria e Charles Darwin. La campagna superò il traguardo di fondi richiesti, ma solo i primi due corti vennero effettivamente realizzati.
In realtà tutta l’operazione doveva essere propedeutica a suscitare attenzione per un possibile adattamento cinematografico del videogioco ma, sebbene i diritti di adattamento furono acquistati da Universal, nessuna produzione fu effettivamente messa in piedi. Anche il tentativo di McGee di realizzare un videogioco basato sui corti pubblicati non ottenne la luce verde da parte di EA. Tra il 2017 e il 2018 McGee fece un nuovo tentativo, imbastendo un pitch del tutto nuovo, parzialmente finanziato dai suoi sostenitori Patreon, per terzo videogioco intitolato Alice: Asylum. Nemmeno questa purtroppo sarebbe stata la volta buona.
Attraverso lo specchio
A febbraio di quest’anno American McGee pubblicò un video a metà tra la supplica e l’accusa verso EA, che continuava a rifiutarsi di dare il via libera al progetto di un terzo capitolo della serie, nonstante l’accurato documento di oltre 400 pagine che aveva sottoposto al publisher.
La doccia fredda è arrivata pochi mesi dopo: già ad aprile infatti McGee scrisse sul suo canale Patreon che EA aveva dato l’ennesima risposta negativa, bocciando definitivamente il progetto. Non solo: il publisher non si è nemmeno detto intenzionato a cedere l’IP allo stesso McGee, che dunque si è trovato nella completa impossibilità di agire per riportare in vita la sua creatura.
Sulla questione del finanziamento, EA ha deciso in definitiva di non dare seguito a questo progetto, dopo aver vagliato un’analisi dell’IP, delle condizioni di mercato, e dettagli della proposta produttiva. Sulla questione della licenza, hanno risposto che “Alice” rappresenta una parte importante del loro catalogo di IP, perciò venderla o cederne la licenza non è qualcosa che siano disposti a fare al momento. A questo punto, abbiamo esaurito ogni possibilità di poter realizzare un nuovo gioco di “Alice”. Con queste risposte da parte di EA; non c’è modo di poter portare avanti il progetto. (…)
Per quanto mi riguarda, persino io ho raggiunto il capolinea per quanto riguarda “Alice” e lo sviluppo di videogiochi in generale. Non ho più né le forze né le idee per dedicarmi ad un ulteriore tentativo di realizzare un nuovo gioco di “Alice”. Né ho interesse a partorire idee per nuovi giochi nel contesto odierno dello sviluppo videoludico. (…)
Se qualcuno riuscirà a convincere EA produrre “Asylum”, vorrei chiarire qui che, da questo punto in poi, non desidero essere coinvolto in esso o in ulteriori progetti riguardanti “Alice”. – American McGee, End of the Adventure – 7 aprile 2023
McGee ha insomma annunciato esplicitamente il suo ritiro dalla scena videoludica, per dedicarsi solamente al suo store online Mysterious, che vende abbigliamento, peluche ed altri accessori realizzati da lui stesso e dalla moglie, con decorazioni di ispirazione fiabesca. Tutto finito dunque? Pare proprio di sì, anche perché proprio pochi giorni fa McGee ha pubblicato un video sul suo canale YouTube, per ribadire una volta per tutte che il suo viaggio nel mondo di Alice e dello sviluppo sia giunto al termine.
McGee dice di aver passato un brutto periodo successivamente all’annuncio postato su Patreon, di aver vissuto un senso di fallimento profondo per come il suo progetto sia naufragato. Ha anche aggiunto che ogni nuova richiesta in questo senso da parte dei fan non ha fatto altro che peggiorare la situazione, poiché equivale a rigirare il coltello nella piaga. McGee sostiene dia ver tentato ogni strada percorribile, e i reiterati messaggi di persone che gli suggeriscono azioni da intraprendere o gli chiedono perché non agito in un certo modo piuttosto che in un altro non hanno alcun effetto positivo, e gli provano inutili malumori.
Siccome la bibbia del gioco è stata resa disponibile gratuitamente per il download, McGee esorta i fan a leggerla e studiarne le possibili applicazioni, in particolare invita i programmatori a pensare come poter utilizzare gli odierni algoritmi di AI per aiutare a far prendere forma al gioco a partire dai documenti da lui creati. Su quanto questa strada sia effettivamente percorribile e quanto invece sia poco più che un palliativo per non volersi arrendere all’evidenza che il marchio “Alice” sia stato congelato da EA, ognuno di noi può deciderlo liberamente. Di certo in un mondo in cui il videogioco è la prima industria dell’intrattenimento mondiale, fa specie che esistano casi di autori già affermati che non riescono ad ottenere i fondi e/o i permessi necessari a sviluppare il gioco che desiderano.