Epic Games vuole ingolosire gli sviluppatori e i publisher con un accordo particolarmente vantaggioso: sei mesi di tempo in cui l’azienda offre il 100% dei ricavi direttamente a chi ha effettivamente pubblicato il gioco, senza tenersi alcuna percentuale.
Di solo Fortnite non si vive deve aver pensato Epic nel momento in cui ha concretizzato nella sua mente il progetto dell’Epic Games Store, un rivale in grado di affrontare sullo stesso piano il gigante Steam. Al momento della stesura di questo articolo chiaramente Steam ha ancora il primato di launcher più utilizzato ma Epic ha senza dubbio rappresentato un’interessante alternativa.
C’è da capire se quest’alternativa è più riferita agli utenti finali o a sviluppatori e publisher; i primi infatti ancora sembrano apprezzare Steam in maggioranza, nonostante i soldi a pioggia gettati da Epic nel tentativo di creare delle offerte interessante attraverso i suoi pacchetti di giochi gratuiti. I secondi, invece, sono ingolositi dalle sempre migliori proposte commerciali fatte dalla piattaforma, interessata a posizionarsi come quella buona tra le tante.
Quello che sappiamo, di certo, è che l’ultima proposta da Epic è senza dubbio golosa per gli sviluppatori perché, per una volta tanto, c’è un azienda che non si vuole tenere nulla dei ricavi di chi il gioco lo ha materialmente messo in piedi.
Epic Games Store ha ufficialmente annunciato l’inizio di un nuovo programma di partnership chiamato Now On Epic (in Italiano tradotto in Prima run con Epic) in cui offre a sviluppatori e publisher sei mesi di tempo in cui i ricavi per singolo gioco venduto passano dall’88/12% (88 allo sviluppatore, 12 alla piattaforma) ad un 100/0%.
Chi non bazzica nel settore deve sapere che questa offerta è piuttosto rara nel mercato degli store: Steam si tiene un netto 30% sulle transazioni fatte sulla sua piattaforma ed Epic, nel tentativo di rendersi allettante agli sviluppatori ha di molto marciato su questo suo tenersi una fetta più risicata. Attraverso Now On Epic la piattaforma vuole fare una cosa ancora più interessante: aumentare la ricchezza della sua piattaforma offrendo nel mentre tutti i ricavi al suo sviluppatore.
Now On Epic è valido per tutti i videogiochi rilasciati prima del 31 Ottobre 2023 ed è un accordo che permette di trasportare videogiochi già usciti su altre piattaforme in maniera esclusiva su Epic, ottenendo nel mentre il 100% dei ricavi. Questo contratto dura sei mesi e poi si ritrasforma nel classico contratto di Epic, con un rapporto 88/12.
C’è una postilla ulteriore che è importante sottolineare: poiché questa proposta di Epic ha il dichiarato obbiettivo di aumentare il numero complessivo di giochi sulla piattaforma, i publisher o gli sviluppatori che vogliono aderire alla proposta devono portare sulla piattaforma almeno 3 titoli; in caso di sviluppatori/publisher con meno di questi titoli allora è necessario traslarli tutti su Epic Games.
Ci sono poi tutta una serie di altre postille da rispettare (le trovate nel post ufficiale di presentazione): è possibile portare sulla piattaforma anche videogiochi disponibili soltanto in Early Access, è possibile portare videogiochi che vedono la loro release date ufficiale al 30 Giugno 2025 e tanto altro ancora; i più curiosi faranno bene a leggere quel post
Leggere questo genere di annunci dopo le ultime settimane di Epic Games ha senza dubbio un effetto straniante: la compagnia, infatti, nel corso delle ultime settimane ha generato un sacco di chiacchiericcio intorno perché ha licenziato il 16% della sua forza lavoro, lasciando a casa oltre 850 persone e scomponendosi ulteriormente (portando, tra le altre cose, alla vendita di Bandcamp).
Tutto questo è stato giustificato da Tim Sweeney, CEO dell’azienda, come uno sforzo necessario per poter ricominciare a essere un’azienda profittevole, cosa che negli ultimi anni non era stata possibile a causa delle spese continue che l’azienda ha fatto per sostenere i suoi molteplici prodotti.
Prima run su Epic come va inquadrato a dispetto di questa nozione? È difficile poter tirare le somme da fuori ma è legittimo pensare che parliamo di uno strumento che non sarà profittevole nell’immediato periodo, fermo restando che probabilmente un publisher / developer che rifiuta l’88% di share sui ricavi di Epic potrà rifiutare anche il 100%.
Non è soltanto una questione di soldi ma anche di pubblico, infrastrutture e servizi: una lezione che Epic potrebbe non capire nel breve periodo; l’azienda, fortunatamente per Sweeney, è lontana dal fallire: Fortnite per quanto se ne parli meno è tutt’ora un videogioco particolarmente remunerativo mentre l’Unreal Engine continua a essere il motore grafico di riferimento per una quantità gargantuesca di prodotti; resta da capire se l’esperienza anti-steam riuscirà effettivamente a crearsi una funzionante nicchia di mercato.
This post was published on 19 Ottobre 2023 14:00
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