Il creatore di Game of Thrones, George R.R. Martin, e altri autori hanno avviato una causa collettiva contro la società che ha creato ChatGPT.
Il gruppo di scrittori ha affermato che OpenAI ha rubato il contenuto dei loro libri per addestrare il celebre chatbot: “Siamo qui per combattere”.
Ancora una volta torniamo a parlare di intelligenze artificiali generative, e l’argomento è di nuovo incentrato sui problemi legali legati alla proprietà intellettuale. Ben 17 autori, tra cui lo scrittore di Game of Thrones George R.R. Martin, hanno avviato una causa collettiva contro l’azienda dietro ChatGPT. e l’hanno fatto per conto di tutti gli scrittori che ritengono che il proprio lavoro sia stato utilizzato per addestrare il chatbot di OpenAI.
Il gruppo di legale della The Authors Guild (AG), che ha organizzato l’avvio della causa, ha dichiarato in un comunicato che “l’IA generativa minaccia di decimare la professione di autore” e che ha deciso di passare per le vie legali “a causa della profonda ingiustizia e del pericolo dell’uso di libri protetti da copyright per sviluppare macchine IA commerciali senza autorizzazione o pagamento”.
Oltre a George R.R. Martin, tra i querelanti figurano David Baldacci, Mary Bly, Michael Connelly, Sylvia Day, Jonathan Franzen, John Grisham, Elin Hilderbrand, Christina Baker Kline, Maya Shanbhag Lang, Victor LaValle, George R.R. Martin, Jodi Picoult, Douglas Preston, Roxana Robinson, George Saunders, Scott Turow e Rachel Vail.
Maya Shanbhag Lang, la presidente della The Authors Guild americana ha dichiarato che “questo caso è solo l’inizio della nostra battaglia per difendere gli autori dal furto da parte di OpenAI e di altre IA generative. In qualità di più antica e più grande organizzazione di scrittori, con quasi 14.000 membri, la Guild è in una posizione unica per rappresentare i diritti degli autori. I nostri membri sono diversi e appassionati. Il nostro staff, che comprende un formidabile team legale, è esperto di diritto d’autore. Tutto questo per dire che: Non presentiamo questa causa alla leggera. Siamo qui per combattere“.
La denuncia, depositata la scorsa settimana, accusa in particolare OpenAI di aver utilizzato “testi di libri copiati da siti pirata” per addestrare GPT 3.5 e GPT 4. I chatbot basati su intelligenza artificiale e apprendimento automatico, come ChatGPT, richiedono molti dati per essere addestrati in maniera soddisfacente. A questo proposito, le aziende che hanno creato le IA generative non sono mai state del tutto trasparenti sul materiale necessario all’addestramento che hanno raccolto tra i meandri del web.
Secondo la denuncia avviata dagli avvocati dell’AG, ChatGPT in precedenza rispondeva alle richieste di citare passaggi di libri protetti da copyright con “un buon grado di accuratezza”, e solo di recente ha iniziato a rifiutare questa tipologie di richieste. La causa sostiene che ora, alla richiesta di un riassunto di un libro, spesso il chatbot comunica che la risposta “contiene dettagli non disponibili nelle recensioni e in altro materiale pubblicamente disponibile”, suggerendo che il libro in questione possa far parte del proprio database.
La causa rileva inoltre che la stessa OpenAI, all’interno di una dichiarazione ufficiale rilasciata all’Ufficio brevetti e marchi, ha ammesso la presenza di opere protette da copyright all’interno del database dedicato all’addestramento. Detto questo, gli autori ci tengono a specificare che, come gruppo, non chiedono di fermare lo sviluppo intelligenze artificiali generative, piuttosto desiderano che l’opera di un autore dovrebbe essere utilizzata per l’addestramento dell’IA solo previa autorizzazione e compenso.
This post was published on 28 Settembre 2023 12:00
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