A chi non piace la Coca Cola? Una delle bevande dal gusto più caratteristico, conosciuta in tutto il mondo, la cui ricetta viaggia a metà tra il mistero e il mito. In tanti hanno cercato negli anni di riprodurre lo stesso sapore della famosa bevanda, ma adesso pare che di mezzo si siano messe le intelligenze artificiali.
Lo sfruttamento delle intelligenze artificiali, queste tecnologie che da mesi ormai dominano il dialogo attorno a nuovi modi di concepire il futuro, tra lavoro e socialità, pare ormai essere arrivato anche in luoghi che non si credeva potessero esserne intaccati. Non è infatti notizia fresca il fatto che le intelligenze artificiali vengano utilizzate in tanti campi umani.
Ci sono intelligenze artificiali, come ChatGPT che, nonostante nascano come semplici chat bot, sono ormai diventati molto di più: prendendo come esempio proprio la tecnologia di OpenAI, è possibile notare come un chat bot che nasce forse più per diventare un surrogato di socialità, sia ormai diventato per molti un sostituto degno per qualunque motore di ricerca. E non solo ricerca: tramite ChatGPT, molti effettuano anche riassunti abbastanza elaborati, preparano discorsi, scrivono interi libri, canzoni, poesie o, addirittura, per lavori di programmazione informatica.
E se ci allontaniamo dalle intelligenze artificiali testuali, il mondo delle IA si espande a macchia d’olio, andando a toccare qualunque tipo di attività umana, diventandone in certi casi più eclatanti, un vero e proprio surrogato: basti pensare a Midjournery, un’IA che tramite l’immissione di una serie di parametri, crea delle immagini che in tanti ormai utilizzano per i lavori grafici più disparati, anche le grandi aziende come la Mulino Bianco.
Certo, le intelligenze artificiali portano con loro grandi questioni etiche: è infatti noto che, molti bot di sintesi grafica per esempio, prendessero come “ispirazione” opere di altri artisti, umani, sparse per il web senza chiedere ovviamente alcun permesso. O ancora, software di sintesi vocale che vengono usati per riprodurre le voci dei maggiori doppiatori italiani, che si trovano a sentire la loro voce applicata a contesti in cui non c’entra assolutamente nulla e sempre senza chiedere nessun tipo di permesso.
Diverse normative europee hanno cercato e stanno cercando di porre un freno al problema, anche se al momento con scarsi risultati. La questione delle intelligenze artificiali è ancora totalmente aperta e sarà sicuramente oggetto di discussioni, non solo tecnologica ma anche etica, morale, filosofica persino, nei prossimi anni.
Ma intanto le grandi società stanno, sempre di più, scegliendo di affidarsi alle intelligenze artificiali, un po’ per stare al passo coi tempi e un po’ per cercare nuovi spunti, diversi da quelli che un essere umano potrebbe partorire. Un esempio su tutti, è proprio quello di Coca Cola.
La famosa società di bibite analcoliche, si è ritrovata a interrogare un’intelligenza artificiale, per effettuare dei test: come sarebbe una bevanda generata interamente da un’IA? La risposta ha un nome: Coca Cola Y3000. La sigla sta per “Year 3000” per indicare quanto futuristica sia anche solo il concetto di una bevanda creata da un robot sfruttando la conoscenza umana.
Si è trattato di un’operazione di prova, limitata ma la domanda a molti è rimasta: che gusto ha la Coca Cola Y3000?
Secondo quanti hanno avuto la possibilità di provare la bevanda del futuro, la Coca Cola Y3000 non è poi un granché, tutt’altro. Aspettandosi di bere una Coca Cola, la sensazione al palato risulta deludente: non vi è quella frizzantezza logorante, che fa uscire gli occhi dalle orbite ma che aiuta a regalare un’esplosione unica di gusto. La bevanda si adagia in maniera molto meno decisa sulla lingua, per poi scomparire, lasciando dietro di lei un retrogusto molto leggero di zucchero e frutti di bosco.
Coca Cola però, oltre a un’esperienza di gusto (anche se rivelatasi deludente) voleva offrire qualcosa di più, che potesse lasciar percepire quel “3000” che arriva prepotente nelle nostre vite. Per offrire la sensazione più futuristica possibile, l’idea proposta dalla società è stata quella di fornire le bottiglie e le lattine di Coca Cola Y3000 di un codice QR.
Scansionando il codice QR dietro ogni confezione di Y3000, sarà possibile fotografarsi e l’intelligenza artificiale provvederà a proiettarci nell’anno 3000. Tramite una rielaborazione di alcune immagini di città (specialmente New York), ci offrirà uno sfondo pseudo-futuristico. La sensazione però, anche in questo caso, sarà deludente. Insomma, sembrerà proprio che quella foto sia stata processata da un’intelligenza artificiale, nel senso più offensivo che si può dare alla frase.
This post was published on 27 Settembre 2023 9:00
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