I videogiochi tutt’oggi sono un media che si è diffuso globalmente e che grossomodo coinvolge al suo interno un numero estremamente diversificato di persone, che vanno dai semplici bambini fino ad arrivare agli adulti. Parallelamente gli stati adottano politiche e leggi con cui regolamentarli, come per esempio la Germania dove le limitazioni d’età riguardanti i videogiochi sono effettivi per legge e per questo è vietata la vendita di giochi a persone sotto una certa soglia. Un’altra nazione che negli ultimi anni ha adottato una politica volta a limitare l’uso dei videogiochi è stata la Cina, ma pare che le soluzioni usate siano state inefficienti.
Videogiochi e Cina, un rapporto difficile
Indubbiamente la Repubblica Popolare Cinese non ha mai avuto un rapporto così idilliaco con i videogiochi. A riguardo basti pensare che a partire dal 2019 promulgò tutta una serie di leggi atte a prevenire in maniera drastica la dipendenza dai videogiochi online da parte dei giovani. Infatti il governo di Xi Jinping obbligò tutte le case di sviluppo attive nel settore a impedire che i minori di 18 anni giocassero più di 90 minuti al giorno (tre ore nei giorni festivi) e che non lo facessero nella fascia oraria compresa tra le 22:00 e le 8:00. Questa misura venne ulteriormente inasprita nel 2021 portando le ore di gioco effettive a una al giorno tra le ore 20:00 e le 21:00 durante il venerdì, il sabato e la domenica (compresi anche i giorni festivi).
Inoltre il governo cinese è intervenuto imponendo alcune limitazioni a certi giochi e tra di essi abbiamo Genshin Impact: con l’uscita dell’update 2.4 vennero introdotte delle nuove skin per Rosaria, Amber, Mona e Jean e se in Occidente queste possono essere cambiate quando lo si vuole, nel paese asiatico no. Questo pesante cambiamento venne imposto dall’esecutivo cinese per coprire le parti del corpo di alcuni dei personaggi presenti nel gioco di HoYoverse giudicate troppo in vista. Tuttavia nonostante tutte queste nuove regolamentazioni, ciò pare non abbia comunque ridotto il monte ore di gioco dei minorenni cinesi che sembra essere rimasto pressoché invariato.
Una serie di politiche del tutto inefficienti
Infatti stando allo studio della rivista accademica e scientifica Nature le scelte normative fatte dal governo di Pechino non avrebbero in nessun modo intaccato il rapporto tra minori e il mondo dei videogiochi. I dati presi in sono stati forniti da Unity Technologies, l’azienda che sta dietro all’omonimo motore grafico. Non a caso questo motore è in larga parte usato a livello globale per la realizzazione di giochi, molti dei quali sono stati resi disponibili su dispositivi mobile: questo è uno dei settori più maggiormente attivi in Cina.
Ciononostante l’analisi dei dati è stata parecchio difficile, in primis per il loro quantitativo e in secondo luogo perché non è stato possibile scindere le ore di gioco dei singoli giocatori arrivando a mettere sullo stesso piano minorenni e maggiorenni. Fatto sta che le leggi pubblicate in Cina dal 2019 a oggi sono state inefficienti, poiché non hanno in nessun modo ridotto il fenomeno. Molti giovanissimi trovano escamotage per aggirare le restrizioni, mediante l’uso soprattutto di VPN. Parallelamente Nature mette in evidenza come le leggi adottate siano molto simili ad altre create appositamente per contrastare l’uso eccessivo della pornografia, del fumo e del gioco d’azzardo. In conclusione i ricercatori hanno affermato che quest’analisi dovrà essere sicuramente ripresa in futuro, garantendo in questo caso dei dati che siano molto più ordinati e soprattutto che differenzino minori e maggiorenni.