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Videogiochi sviluppati dalle AI? Blizzard ne addestra una per creare i propri giochi

Incuriosito dal potenziale dell’intelligenza artificiale generativa, lo studio di Blizzard Entertainment è salito sul controverso treno dell’AI per facilitare lo sviluppo dei propri titoli.

Allen Adham, responsabile Blizzard, avrebbe detto al personale di “prepararsi a essere stupito” dalla tecnologia AI addestrata dall’azienda.

Blizzard Diffusion: la AI generativa di Activision Blizzard

Anche se la notizia riguarda Activision Blizzard, questa volta l’affare da 70 miliardi di dollari di Microsoft non centra niente. Oggi vi parleremo di Blizzard Diffusion: è questo il nome dell’intelligenza artificiale generativa addestrata da Blizzard Entertainment. Da quanto si evince da una mail diffusa dal New York Times, l’azienda californiana ha deciso di addestrare una propria AI in modo tale che possa generare concept art utili a sviluppare i futuri giochi Blizzard.

Il nome Blizzard Diffusion deriva da un gioco di parole basato su Stable Diffusion, un’altra piattaforma alimentata da un’intelligenza artificiale in grado di generare immagini più o meno complesse. La speranza dell’azienda è che questa tecnologia possa eliminare alcune incombenze di progettazione e sviluppo, rendendo più divertente e veloce la creazione di videogiochi. D’altronde non esiste essere umano in grado di creare immagini più velocemente di un AI.

“Sull’orlo di una grande evoluzione”

All’inizio dell’anno, il responsabile della progettazione di Blizzard, Allen Adham, ha informato i dipendenti dell’iniziativa tramite email. Secondo la mail di Adham, questo strumento sarà utilizzato “per aiutare a generare concept art per gli ambienti di gioco, nonché per i personaggi e i loro abiti”.

Adham ha menzionato anche la possibilità di utilizzare la AI per creare “PNG autonomi e intelligenti”, aiutare gli sviluppatori tramite una “progettazione di livelli assistita proceduralmente” e tanto altro ancora: “Siamo sull’orlo di una grande evoluzione nel modo in cui costruiamo e gestiamo i nostri giochi”.

Nel frattempo, proprio questo mese, i dipendenti di Activision Blizzard avrebbero ricevuto un’altra email riguardo l’utilizzo delle AI da Michael Vance, il responsabile tecnico dell’azienda. Vance ha avvisato i dipendenti di non utilizzare immagini di proprietà dell’azienda con altri generatori di immagini esterni: “Questi nuovi strumenti comportano rischi nuovi e sconosciuti e procederemo con cautela per evitare insidie”.

“L’attenzione della dirigenza per l’IA non sembra risolvere alcun problema che interessa ai singoli collaboratori“, ha dichiarato Valentine Powell, un ex dipendente che ha lasciato Blizzard lo scorso agosto. “È come se ignorasse i loro problemi e si concentrasse su parole altisonanti che pensano possano fare colpo sugli azionisti”.

Videogiochi e AI generativa: un legame inevitabile?

Activision Blizzard non è l’unica azienda del settore ad aver creato una propria tecnologia AI. Ricordiamo infatti il caso di Ubisoft, che a marzo ha suscitato un forte dibattito quando ha mostrato Ghostwriter: un AI generativa progettata per aiutare gli scrittori a creare dialoghi per i vari PNG. Inoltre, ci sono anche numerosi piccoli studi dediti allo sviluppo di videogiochi, che si sono già affidati ad AI accessibili a chiunque.

Gli sviluppatori di Bearverse, per esempio, hanno risparmiato migliaia di dollari sfruttando l’AI di Midjourney per generare concept art di ambienti e personaggi: se volete saperne di più su questo gioco mobile, trovate qui l’articolo. Ricordiamo anche il caso di High on Life, coloratissimo e dissacrante sparatutto in prima persona ideato dai creatori di Rick & Morty, dove diversi poster parodistici presenti nelle abitazioni sono stati realizzati con l’utilizzo di intelligenze artificiali.

Un’altra start-up, Didimo, ha dichiarato che Soleil Game Studios, che produce giochi di combattimento basati su proprietà intellettuali come Naruto e Samurai Jack, ha creato centinaia di PNG utilizzando il suo generatore alimentato dall’intelligenza artificiale: “Abbiamo semplicemente automatizzato il processo, consentendo loro di eliminare i lavori più banali, perché dopo un po’ diventano noiosi”, ha dichiarato Sean Cooper, uno sviluppatore di Didimo.

Se da un lato le software house, piccole e grandi, si affidano sempre più spesso alle AI, allo scopo di semplificare e velocizzare lo sviluppo di un gioco, dall’altro sono diverse le figure del settore che guardano con cinismo questa nuova tecnologia. Non solo perché presumibilmente toglierà il lavoro a tantissimi professionisti, ma anche da un punto di vista puramente creativo.Strauss Zelnick, capo di Take-Two, ha recentemente confermato di essere “entusiasta” riguardo l’evoluzione delle tecnologie AI, ma non è convinto che “i progressi delle AI renderanno più facile la creazione di successi”.

This post was published on 24 Maggio 2023 22:30

Stefano Sergente

Nato nel 1993 tra le rive radioattive del Fiume Pescara, dopo aver studiato le antiche arti della sceneggiatura presso la Scuola Internazionale di Comics, decide inconsciamente di dedicare la sua vita alla scrittura. Tra le tante avventure intraprese ci sono diversi progetti cinematografici e fumetti brevi, tra i quali alcuni pubblicati con il collettivo Spaghetti Comics. Grazie all'educazione spartana impartita dai suoi fratelli maggiori, può vantare la fortuna di avere avuto un joypad del NES tra i suoi primi giocattoli, passione che ha portato avanti tutta la vita consumando pad di varie console, mouse, tastiere, occhi e mani.

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