Oggi sembra che la maggior parte dei videogiochi punti ad avere Fall nel titolo. Uno strano fenomeno che andrebbe studiato
Le mode videoludiche, si sa, sono dure a morire: basti pensare a tutti i videogiochi che negli ultimi anni si sono ispirati per meccaniche e contenuti ai titoli di From Software o a tutti gli open word che fino a poco tempo fa avevano tutti le stesse meccaniche dei giochi Ubisoft.
Tuttavia, non sempre le mode sono così importanti, alle volte si limitano inspiegabilmente a dei dettagli. Potreste aver notato, ad esempio, che ultimamente sempre più titoli contengono una certa parola nel titolo.
Nei giorni scorsi è stato pubblicato il trailer di lancio di Ashfall, descritto come uno “sparatutto online multigiocatore di massa post-apocalittico/RPG”. In questi giorni, inoltre, sta facendo scalpore il trailer del sequel diretto di Lords of the Fallen, uscito nel lontano 2014 e considerato un clone dei souls particolarmente mediocre. Tuttavia il nuovo titolo fa ben sperare anche solo per la resa grafica.
Più avanti nel corso dell’anno arriverà il “gioco di ruolo d’azione” Atlas Fallen, mentre a febbraio è emerso che nemmeno la VR è stata risparmiata con After the Fall. Se a questo si aggiunge il disastroso lancio di Redfall, un “looter-sparatutto cooperativo” molto criticato, viene da chiedersi: perché così tanti giochi hanno “fall” nel nome?
Per prima cosa, la lingua inglese non offre molte altre parole interessanti che significhino esprimano il concetto di “caduta”. Plummet, tumble, topple over sono i principali sinonimi di “fall” per gli anglofoni, anche se particolarmente desueti e con significati più o meno gravi. Non diteci che non giochereste ad Ashplummet o a Lords of the Tumble? (Forse solo se fosse su Game Pass).
“Fall” è certamente più immediato e facile da collegare con qualunque altro termine, ma perché doverlo usare per forza? Perché questa necessità di evidenziare il concetto di caduta in ogni titolo?
Che cosa ci segnalano questi giochi in picchiata? Beh, molti di questi titoli suggeriscono che ci sarà un mondo fantasy vago e poco ispirato, con un pizzico di fantascienza o di steampunk, che il giocatore potrebbe essere calato in questi ambienti ed essere ricompensato per il suo schiacciamento di tasti con effetti particellari dall’aspetto familiare, che potrebbe esserci l’opportunità di fare qualche saccheggio e forse sparare.
O forse gli sviluppatori del gioco stanno solo mostrando riverenza nei confronti dell’universalmente amato (ovviamente siamo sarcastici) RPG d’azione del 2020, looter-slasher Godfall? Certo, una costante sembrano essere mondi in rovina (tra post-atomici e dark fantasy), ma di certo esistono altri termini per evidenziare questo aspetto.
Ora come ora sembra il periodo in cui sempre più titoli avevano Soul nel nome per evidenziare un qualche legame con i souls-like o, per i più anziani, i numerosi “castle” che abbellivano i titoli che scimmiottavano Castlevania. Di certo, però, pochi giochi con “fall” nel titolo sono balzati alle cronache per i loro successi o per la loro originalità
Magari si tratta solo di dover utilizzare un po’ di creatività nel titolare un gioco. Oppure, se proprio c’è una sorta di requisito segreto dell’industria per includere la parola “caduta” (forse le lobby delle ascensori? I piani alti?), almeno almeno bisognerebbe avere la decenza di relegarla a un sottotitolo, come il soulslike Wo Long di quest’anno, Fallen Dynasty, o l’espansione per lo sparatutto live service Destiny 2: Lightfall o, ancora, il primo titolo della saga su Star Wars, Jedi: Fallen Order (dove almeno in questo caso si parlava davvero della caduta dell’Ordine Jedi).
Ovviamente sono esenti da ogni critica le serie esistenti, come Fallout, che esiste da tre decenni, o Fall Guys, in cui i personaggi cadono davvero, letteralmente. Ma per tutti gli altri: trovate una nuova parola!
This post was published on 22 Maggio 2023 11:30
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