Benvenuti ad un nuovo #Gamersdigest, recap delle principali notizie della settimana videoludica appena trascorsa.
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Che mal di panica devono avere i vertici di Blizzard! Non sono bastati quei guastafeste di Raven Software e di Blizzard Albany, ora anche i dipendenti di Proletariat si sono messi in testa di costituirsi come sindacati presso l’ente di riferimento CMA (Communication Workers of America). Che barba questi lavoratori!
Ne dà notizia Game World Observer, che rimbalza un tweet nel neo-costituito gruppo di 57 dipendenti dello studio che hanno deciso di creare una union con la quale tutelare le proprie paghe e condizioni di lavoro. Blizzard ultimamente non è un luogo dove poter lavorare con serenità, dato che tutti questi sindacati sono spuntati nel corso del 2022, incontrando guarda caso l’ostilità dell’amministrazione che non ha certo dimostrato di prendere bene queste notizie. Riguardo quest’ultima union, l’azienda ha annunciato che darà una risposta ufficiale in merito alla richiesta di riconoscimento, che ci auguriamo sarà accolta senza il solito ostruzionismo. Speranza vana?
La Proletariat Workers Alliance rivendica una serie di punti su cui focalizzerà la propria attenzione. In particolare vuole tutelare la PTO dei dipendenti (ovvero il monte ore annuo di ferie pagate), l’assicurazione sanitaria, la chiarezza di comunicazione in merito a tempi ed entità degli emolumenti, giusta retribuzione per le ore extra, tra le altre cose.
Nel caso ve lo steste chiedendo, Proletariat è il tema interno a Blizzard specializzata in giochi MMO, tra cui l’action magico Spellbreak e l’RTS World Zombination, oltre che coadiuvare gli sviluppatori di World of Warcraft.
Pechino ha detto sì: finalmente porte aperte alle licenze per l’introduzione di 45 videogiochi di recente produzione nel mercato interno cinese. Un elenco ufficiale non c’è, ma Reuters che ha dato per primo la notizia in occidente spiega che questa nuova ondata di permessi, la prima dopo 18 mesi di isolazionismo, interessa in particolare alcuni famosi titoli distribuiti da Tencent, quali ad esempio Valorant e Pokémon Unite, due IP di grande valore che doneranno ossigeno alle casse della holding asiatica, la quale negli ultimi tempi ha optato sempre più per investire sui mercati esteri in modo da compensare i mancati guadagni in patria. Altre aziende coinvolte sono NetEase, ByteDance (proprietaria di TikTok) e, fra le occidentali, CD Projekt Red. Quest’ultimo caso fa un po’ sorridere dato che il gioco approvato è Gwent: The Witcher Card Game, il card game di cui l’azienda polacca ha da poco annunciato la dismissione nel corso del prossimo anno in seguito alla chiusura di Spokko, il loro team per i giochi mobile. Insomma in questo caso i cinesi non sono stati campioni di tempismo…
Le porte aperte non riguardano solo i giochi importati ma anche le produzioni nazionali: in Cina qualsiasi videogioco deve essere approvato dalla National Press and Publication Administration prima di poter essere messo in commercio, e da oltre un anno qualsiasi processo di valutazione era stato sospeso, anche riguardo il mercato interno. Non è chiaro cosa abbia causato questo improvviso ammorbidimento dell’autorità, ma è lecito pensare che Pechino stia cercando di adottare politiche di economia espansiva per mitigare i devastanti effetti che la pandemia ha provocato negli ultimi anni. Del resto proprio le recenti aperture sanitarie – con rimozione dei lockdown che sono stati all’ordine del giorno fino ad oggi in Cina – sembrano rispondere a tale impellente esigenza, con buona pace della schizofrenia percepita dall’opinione pubblica nei riguardi di un governo che cambia radicalmente le proprie politiche da un giorno all’altro.
Sia come sia, sono oltre 80 le produzioni videoludiche cinesi ad essere state approvate in blocco, che sopperiscono al numero tutto sommato esiguo di giochi esteri importati. Essi sono diminuiti anno dopo anno: sempre secondo Reuters, nel 2021 ne erano stati approvati 76 e nel 2017 addirittura 456.
Ogni fine anno la prestigiosa rivista Famitsu pubblica dichiarazioni dei più importanti sviluppatori giapponesi in merito alle loro ambizioni per l’anno seguente. Nella tornata di fine 2022 sono emerse diverse anticipazioni riguardo ciò che potremo aspettarci nel corso del prossimo anno. Le ha riassunte tutte Gematsu in questo recap, per comodità vi riporto qui sotto alcune delle più succulente:
Il solo fatto che S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl sia ancora in sviluppo ha dell’incredibile. I ragazzi di GSC Game World, normalmente di base a Kyiv, hanno avuto la vita sconvolta a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e, tra molte difficoltà, sono riusciti a riallocare lo studio a Praga. Ovviamente lo sviluppo del gioco ha subito enormi rallentamenti, tanto più che alcuni membri del team hanno prestato o continuano a prestare servizio al fronte, ed è notizia della scorsa settimana che lo sviluppatore e designer Vladimir Yezhov, partito volontario, è morto in combattimento a Bakhmut.
Nonostante la tragedia in atto, lo sviluppo del nuovo capitolo della serie S.T.A.L.K.E.R., il cui ultimo capitolo risale all’ormai lontano 2009, non si è arrestato, ed anzi pare che si avvii finalmente a conclusione. In settimana infatti è stato pubblicato un gameplay trailer che svela una gradita notizia: l’uscita del gioco è prevista nel corso del 2023!
All’epoca dell’uscita, S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl stupì per l’ampiezza della mappa aperta inusuale per un FPS; la commistione tra sparatutto, avventura e survival horror; la grafica avanzatissima (il team faceva uso dell’engine proprietario X-Ray, che restituiva in modo credibile il ciclo giorno/notte e gli eventi atmosferici); l’intelligenza artificiale e la particolare filosofia di design per la quale il mondo “pre-esiste” al giocatore, ovvero fa accadere eventi indipendentemente dalle sue azioni, restituendo l’impressione di un mondo vivo e dinamico. C’è quindi grande curiosità e aspettativa in merito a questo sequel, che speriamo mantenga la stessa carica innovatrice che caratterizzò gli albori della serie ormai 15 anni fa.
Come si sa, depositare un brevetto non implica necessariamente che tale tecnologia verrà mai commercializzata. Tuttavia nel caso del recentissimo brevetto depositato da Sony, è lecito aspettarsi un serio interesse da parte della compagnia a realizzare concretamente quella che sembra essere la sua risposta al Game Pass, il servizio di Cloud Gaming con il quale Microsoft regna incontrastata nel settore.
Nel concreto si tratterebbe di un dispositivo pass-through (elemento 104 della figura sopra), ovvero un dongle da inserire in una porta della smart tv, che permetterebbe a sua volta di collegarvi un qualsiasi dispositivo di streaming (elemento 106) tipo Amazon Fire Stick, Google Chromecast eccetera, permettendo così di accedere al catalogo Sony di giochi in streaming pur senza possedere una console Play Station. In questo modo, accedendo alle propri librerie di contenuti digitali, l’utente navigherebbe fra le categorie di prodotti come già normalmente fa, scorrendo tra musica, film, programmi tv e così via, con l’aggiunta della categoria Play Station Now, che darebbe accesso all’intero catalogo. Una volta selezionato il gioco, il dispositivo pass-through provvederebbe a gestire il flusso dati proveniente dai server di Sony deputati alle operazioni di calcolo per l’esecuzione e trasmissione del gioco in questione, senza la necessità che l’utente disponga di un hardware locale, ovvero una console Sony.
In questo modo la compagnia sarebbe in grado di estendere la propria offerta di cloud gaming a tutti coloro che non possiedono un hardware da gioco, allargando enormemente il proprio bacino di utenza, a fronte di una spesa per il dispositivo probabilmente irrisoria. Rimarrebbe a quel punto solamente il costo dell’abbonamento al servizio Play Station Now. Ovviamente ciò imporrebbe a Sony di rimodulare la propria offerta sottoscrizioni mensili, che al momento integra PS Now all’interno dell’abbonamento Play Station Plus Premium: se questo dispositivo venisse effettivamente realizzato, l’azienda dovrebbe nuovamente mettere a punto un’offerta che scorpori PS Now da PS Plus; d’altra parte questa mossa permetterebbe di proporre un prezzo maggiormente concorrenziale nell’ottica di una competizione con Game Pass. Non resta che aspettare per scoprire se nel corso del 2023 alcune di queste ipotesi si concretizzeranno in una vera proposta commerciale.
Flash news su trailer e annunci della settimana:
Ammettiamolo: tutta la redazione aveva più voglia di vacanza che altro in quest’ultima settimana del 2022. Ciononostante vi abbiamo comunque portato qualche articolo in regalo, perché siamo buoni.
Impossibile non pensare a Gesù in periodo di feste, ma chi pensava di poterlo… giocare? Lo ha fatto Pietro Falzone che provato in anteprima I Am Jesus Christ ed ora è pronto a evangelizzarvi.
E’ ufficiale: Gaia Tornitore non ha una vita sociale. Lo dimostra propinandovi anche questa settimana l’ennesima guida dedicata a Genshin Impact, in particolare spiegandovi tutto il necessario su crafting e conversione dei materiali.
Se invece siete fan di Pokemon Scarlatto e Violetto, Simone Mauro arriva in vostro soccorso offrendovi una guida al Raid 7 stelle di Cinderace.
Passando alle rubriche, Domenico Ascione vi fa fare il pieno di lore di Assassin’s Creed portandovi dietro le quinte della setta che ha ispirato il gioco.
Enrica de Mauro invece vi accompagna in un excursus tra platini e trofei: la funzione che ha cambiato la storia dei videogiochi.
Per questa settimana è tutto.
Auguri di buon Capodanno a tutti, e arrivederci a domenica prossima con il primo #Gamersdigest del 2023!
This post was published on 1 Gennaio 2023 10:00
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