Benvenuti ad un nuovo #Gamersdigest, recap delle principali notizie della settimana videoludica appena trascorsa.
Sì, qualcuno ha trafugato una marea di materiale di GTA VI e l’ha buttato nell’Internet. No, non ve ne faremo vedere neanche un screenshot sgranato. Non lo vedrò io in primis dato che non ci tengo affatto a rovinarmi la sorpresa. Se proprio non potete farne a meno andate su altri siti, che linkano tutto senza ritegno. Qualche giorno dopo il fallout i media inglesi hanno dato conto dell’arresto di un diciassettenne ritenuto responsabile dell’attacco, le cui attività sono state scoperte dalla Cyber Security Unit.
Rockstar ha diffuso un messaggio via Twitter, assicurando che proseguiranno lo sviluppo come previsto e presenteranno ufficialmente il gioco quando lo riterranno opportuno. Giusto così, bravi. Passiamo oltre.
Si stenta a crederci, ma è la stessa EVGA a confermarlo: l’azienda californiana dismetterà la fabbricazione di schede grafiche, suo business principale da sempre, a seguito di attriti con NVIDIA, suo principale partner commerciale. La notizia è stata dapprima riportata da Gamers Nexus (video qui sopra) ed in seguito confermata dalla stessa società.
Colpisce in particolare il fatto che EVGA non intenda allacciare collaborazioni con altre aziende del settore, ma abbia deciso di abbandonare tout court il mercato delle schede grafiche, che ha giudicato in ultima analisi poco profittevole, anche a causa di alcune politiche scorrette di NVIDIA che hanno sistematicamente ridotto i margini guadagno di EVGA nel corso della loro collaborazione ultraventennale: NVIDIA infatti, essendo sia committente che costruttore, ha spesso potuto permettersi di vendere le proprie schede ad un prezzo inferiore rispetto a quelle EVGA, che però si sobbarcava tutti i costi di ricerca e progettazione. Tutta la vicenda insomma sa un po’ di ripicca per fiducia tradita, poiché la stessa EVGA ha tenuto a specificare che non si tratti di una scelta economica, bensì “di principio”.
Per il momento comunque l’azienda continuerà ad offrire supporto circa i modelli attualmente sul mercato. Non avrà però alcuna parte attiva nel lancio della prossima generazione: sebbene abbia lavorato a dei prototipi della prossima serie RTX 40, non li commercializzerà. A parte le schede grafiche EVGA produce altre componenti, ad esempio schede madri e sistemi di raffreddamento, merci che però hanno sempre rappresentato una quota minoritaria del giro d’affari della società. La compagnia ha tuttavia annunciato che si concentrerà esclusivamente sulle produzioni già in essere, senza tentare l’ingresso in nuovi mercati. Questo crea qualche comprensibile preoccupazione circa il destino di tutti quei dipendenti fino ad oggi impegnati nel settore delle schede grafiche: EVGA ha assicurato che verranno tutti ricollocati, ma è d’obbligo prendere questa dichiarazione con le pinze, e attendere i futuri sviluppi.
Nel frattempo NVIDIA è andata dritta per la sua strada ed ha annunciato ufficialmente la nuova serie di GPU in un keynote dedicato. Le prestazioni promesse sono mostruose: per la nuova scheda RTX 4080 si dichiara una velocità da doppia a quadrupla rispetto alla 3080 Ti! La nuova generazione di schede sarà inoltre equipaggiata col DLSS 3, che dovrebbe garantire framerate doppi rispetto alla precedente generazione, il tutto con ray-tracing attivo. Per questi ed altri sogni ad occhi aperti potete vedere l’evento qui sotto:
Pensavate di vendere PSVR per ammortizzare il costo dell’acquisto di PSVR 2? Non fatelo se non volete dire addio ai vostri giochi: PlayStation ha ufficializzato la mancanza di retrocompatibilità di PSVR 2 con i titoli PSVR. Ovviamente PSVR è compatibile con PS5, ma non con i futuri giochi sviluppati per PSVR 2. Dunque, col vecchio visore potrete unicamente giocare i titoli della prima generazione di VR. Secondo il Vice Presidente di SIE Hideaki Nishino il balzo tecnologico tra i due dispositivi è tale da non poter rendere possibile la retrocompatibilità. Un vero peccato per l’utenza, cui toccherà aprire di nuovo il portafogli. Guarda la sfortuna certe volte…
Marvel ha trovato il modo di capitalizzare ancora un po’ su Iron Man, eroe storicamente di secondo piano fino al suo clamoroso revival spinto dai successi cinematografici. Ora che la sua parabola nel MCU è conclusa (almeno per ora!), continuerà nel medium videoludico, a quanto pare senza badare a spese: sarà infatti protagonista di un AAA sviluppato da EA Motive, team attualmente già al lavoro sul remake di Dead Space.
A fare da producer sarà Olivier Proulx, precedentemente al lavoro sull’ultima produzione Eidos Guardians of the Galaxy. In questo si denota una certa volontà di continuità nella supervisione dei progetti, e chissà che anche l’universo videoludico di Marvel non sia destinato allo stesso sincretismo verso cui è confluita la sua controparte audiovisiva negli ultimi 15 anni. Il creative director è invece Ian Frazier, già director di Star Wars: Squadrons. Il gioco sarà un action-adventure single player in terza persona che riporrà particolare cura nella componente narrativa, per consegnare ai fan un Iron Man all’atezza della controparte cinematografica.
Quali motivazioni spingono i protagonisti? Da lì si parte per costruire una storia. Ovviamente ciò vale sia per la componente narrativa che per il gameplay (…) In Guardians of the Galaxy tutto ruotava attorno al concetto di gioco di squadra, e abbiamo costruito la narrativa attorno a ciò. Con Iron Man, l’esperienza viscerale di poter svolazzare in giro sarà estremamente importante, così come lo sarà costruire una grande storia attorno al personaggio di Tony Stark e che lo sfrutti come merita. (…) Vogliamo creare un’esperienza AAA dagli altissimi valori produttivi. Si tratta di un action adventure single-player, perciò dedicheremo tutti i nostri sforzi al suo gameplay e alla sua resa sullo schermo. E vogliamo avere il team ed il budget adeguato per assicurarci di realizzare la nostra visione.
Olivier Proulx riportato da Christopher Dring per Gamesindustry – 20 settembre 2022
Nel mese di giugno vi avevo dato conto di una vittoria di Bungie contro Veterancheats, rivenditore di cheats per vari videogiochi tra cui Destiny 2. Stavolta però la situazione è diversa: Bungie si è scagliata contro un’altra società rea di pratiche simili, Phoenix Digital Group proprietaria del sito di cheat AimJunkies, verso cui aveva sporto denuncia per violazione di copyright e uso improprio del marchio. Il giudice però aveva destituito il caso per mancanza di prove. Allora Bungie ha ripresentato il caso e questa volta le opposizioni di Phoenix DG non hanno convinto i giudici che hanno respinto le richieste di dismissione. Nel corso del 2023 dovrebbe quindi essere celebrato il processo.
Tuttavia Phoenix DG non ha intenzione di cedere con le buone: infatti la società ha a sua volta fatto causa a Bungie, accusandola di furto di dati personali ai danni del manager James May, che sarebbe stato effettuato hackerando il suo computer portatile tra il 2019 e il 2021!
L’accusa si fonda sul contratto di termini di utilizzo di Destiny 2, cui James May giocò a più riprese in quegli anni. L’accordo di licenza odierno cita espressamente la possibilità da parte di Bungie di raccogliere informazioni sull’hardware utilizzato dall’utente, al fine di rilevare l’eventuale presenza di sistemi di cheating. Tuttavia, tale possibilità non sarebbe stata esplicitata nella versione degli accordi che erano in essere ai tempi cui si riferisce la denuncia di Phoenix DG, la quale sostiene che tuttavia Bungie ricorresse già a tale modus operandi. In tal modo Bungie avrebbe quindi sottratto informazioni personali agli utenti senza dichiararlo, violando il Digital Millennium Copyright Act. In sostanza, il ladro accusa il derubato di furto. Originale!
Per carità, qualora Bungie avesse effettivamente compiuto degli illeciti sarebbe giusto che ne rispondesse; tuttavia questa contro-denuncia sembra più una mossa disperata di chi è a corto di idee ma non si rassegna a voler fare ammenda per le proprie colpe. Scopriremo in futuro se anche questo match si concluderà con la vittoria della software house (che a causa dei cheaters è costretta ogni anno a spendere soldi in sistemi anti-cheating).
Scusate, non è una notizia, ma il solo battere queste righe sulla tastiera mi provoca gioia. The Return of Monkey Island è ormai realtà, è disponibile da qualche giorno sugli store digitali e la stampa ha già deliziato il pubblico con una valanga di recensioni entusiastiche. Certo, non tutti si sono lanciati in lodi sperticate, ritenendolo un bel gioco ma non all’altezza dei primi due, o in generale chiedendosi che tipo di accoglienza e di vita post-lancio possa avere un titolo del genere nel 2022, in un mercato videoludico sideralmente diverso da quello a cavallo fra anni ’80 e ’90.
Io vi dico solo: giocatelo. Non leggete nulla e giocatelo. C’è chi lo ha atteso per 30 anni, sa già cosa può aspettarsi e non chiede altro. E c’è chi non ha mai giocato un punta-e-clicca in vita sua e non capisce tutto il buzz creatosi attorno a questo oggetto ludico che sembra provenire dal passato. Chiunque voi siate, ovattate il rumore di fondo, staccate il telefono, datevi malati al lavoro: ora contate solo voi, Ron Gilbert e il gioco che, dopo una lunga attesa, ha finalmente avuto la possibilità di portare a termine per voi. Vivetelo a cuore aperto se siete gamers attempati, avvicinatelo senza pregiudizi se siete dei Gen Z: in ogni caso sarà una bella esperienza, ve lo garantisco.
Che Ubisoft sia un ambiente di lavoro malsano non è certo una novità, casi di molestie e maltrattamenti sul posto di lavoro sono stati denunciati a più riprese da dipendenti o ex-dipendenti. Fa una certa impressione il fatto che tali comportamenti non sarebbero cessati ancora oggi, nonostante le denunce e la copertura mediatica che ha interessato il fenomeno negli ultimi anni.
L’anno scorso è iniziata una causa legale il cui iter non si concluderà prima di qualche anno. Tuttavia, da allora le lamentele dei dipendenti Ubisoft non si sono arrestate: come denuncia lo sviluppatore Marc Rutschlé, i casi continuano:
Non sono i molestatori a rendere tossico l’ambiente di lavoro: è l’ambiente di lavoro tossico a favorire la proliferazione di questi soprusi. La gente tossica che lasciato l’azienda – perché molti di loro se ne sono semplicemente andati, non sono stati licenziati – non ha mai fornito una spiegazione per i propri comportamenti. Ci sarà l’occasione giusta per farlo, nelle aulee dei tribunali.
Marc Rutschlé citato da Stephen Totilo per Axios – 24/09/2022
Per cercare di far fronte a questa situazione, alcuni impiegati dell’azienda si sono riuniti in A Better Ubisoft, un comitato che si è posto l’obiettivo di denunciare apertamente i gli abusi di cui molti cadono vittime. Fino a pochi giorni fa la dirigenza dell’azienda, per bocca del suo stesso CEO Yives Guillemot, ha assunto posizioni concilianti, esprimendo vicinanza ai dipendenti maltrattati ed allo stesso tempo rivendicando i passi avanti compiuti negli ultimi due anni in termini di cultura aziendale e vigilanza su comportamenti scorretti, sostenendo che tutti coloro di cui siano state accertate condotte non consone siano stati debitamente e proporzionalmente puniti per le azioni commesse.
Eppure A Better Ubisoft ha preso contatti con la redazione di Gamesindustry per fornire un’altra versione dei fatti. Secondo il gruppo, infatti, gli abusi non si sarebbero mai fermati, e la cultura dell’azienda sarebbe fondamentalmente rimasta inalterata fino ad oggi. I dipendenti di Ubisoft continuano insomma a denunciare casi di molestie e maltrattamenti. Alcuni sostengono che denunciare la cosa in azienda abbia l’effetto boomerang che conduce alla demonizzazione della vittima; altri sottolineano un atteggiamento di insofferenza e freddezza da parte della dirigenza alla denuncia di un sopruso da parte di un dipendente, a cui spesso viene chiesto di affrontare direttamente il problema parlandone con il responsabile del fatto. E in tutto ciò sono in molti a lamentarsi per paghe giudicate troppo basse da loro e anche dai loro superiori, che spesso però hanno le mani legate perché non arrivano fondi dalla sede centrale per finanziare aumenti di stipendio.
Insomma più le aziende di videogiochi si ingrandiscono, più casi del genere aumenteranno, probabilmente. Speriamo che i nascenti sindacati in seno a questo settore concorrano a renderlo progressivamente più giusto ed accogliente.
Come sempre partiamo dalle recensioni della settimana.
Michele Longobardi si è cimentato nella prova di Metal: Hellsinger, un forsennato rhythm game in cui far fuori orde di demoni a tempo di musica. A questo giro il nostro non si è risparmiato, lanciandosi nella prova di Judgment e Lost Judgment, appena approdati su PC, per saggiare la bontà di queste nuove conversioni.
Altre due recensioni riguardano giochi per Nintendo Switch: Gaia Tornitore ha provato per voi Beacon Pines, un’avventura grafica indie che pone l’accento sull’importanza delle parole.
Per finire, Diego Del Buono ha recensito No Place For Bravery, esordendo con una logline che gli varrebbe l’assunzione al reparto marketing di Nintendo: The Legend of Zelda incontra God of War.
Oltre a ciò vi abbiamo inondato di articoli tanto interessanti che fossi in voi ci farei un regalo. Per esempio abbonandovi al nostro canale Twitch!
Simone Alvaro “Guyrush89” Segatori ha lanciato la soluzione completa di The Return of Monkey Island; personalmente vi direi di giocare il gioco senza leggerla ma poi mi vedrei decurtato lo stipendio, quindi vi esorto a seguirla passo passo per non perdervi nessun particolare di quest’opera eccezionale. Oltre a ciò ha anche creato una pratica guida alle Carte Quiz, date un’occhiata!
Abbiamo messo le mani su alcuni giochi in sviluppo per raccontarvi le nostre impressioni: in particolare Gaia Tornitore ha completato un intero capitolo di Crisis Core: Final Fantasy VII Reunion durante la sua trasferta londinese, ed è anche riuscita a giocare la demo del curioso farming-RPG Harvestella.
Claudio Albero invece ha avuto modo di provare la demo PS5 di Wo Long: Fallen Dynasty, e vi ha riportato le sue impressioni sul nuovo lavoro di Team Ninja. Dato che è una delle poche persone al mondo a possedere una PS5, il buon Claudio si è anche sciroppato la demo di Valkyrie Elysium, revival del celebre RPG di Square Enix rivisitato in salsa action.
A garantire una certa quota di tamarraggine si è prestato invece Michele Giannini con la sua prova della beta di Call of Duty: Modern Warfare II. No, non quello del 2009, simpaticoni.
Sembrava tutto, e invece c’è spazio per un paio di spunti di riflessione dalla componente più intellettuale della nostra già notevolmente colta redazione: si tratta delle fulgide menti di Riccardo “The Gametist” Galdieri, che vi racconta le difficoltà di valutare i bug nelle versioni pre-release dei giochi, e l’esimio Fabio Antinucci, che pone sul tavolo un quesito che pochi si erano posti (e che io non nemmeno capito): il futuro del cinema action è nel videogioco?
Per questa settimana è tutto.
Appuntamento a domenica prossima con il #Gamersdigest 39.
This post was published on 25 Settembre 2022 18:00
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