Purtroppo, il 18 aprile 2022 non è stata una data semplice per molti appassionati di fantastico italiani.
La morte di Valerio Evangelisti, scrittore, sceneggiatore e saggista, da molti considerato il più illustre autore della letteratura pop italiana, ha reso tristi molti fan in Italia e non solo: autore di ultra nicchia, creatore di mondi tetri e affascinanti, figura di culto per la parte più radicale e politicizzata di una certa sottocultura weird italiana, l’autore bolognese è passato alla storia per aver dato al panorama italiano un personaggio bizzarro e cupo come l’inquisitore Nicholas Eymerich, protagonista di uno dei cicli fantastici più appassionanti dell’intrattenimento nostrano.
Una figura omaggiata anche dal videogioco, con una breve saga una decina di anni fa, dei prodotti magari modesti per valori produttivi ma ricchi di fascino.
Un autore-padre e un personaggio-figlio che l’entertainment tricolore non deve dimenticare.
Ricordiamo oggi Valerio Evangelisti, e tutto quel che ha dato all’immaginario del fantastico e a quel che speriamo potrebbe dare ancora in futuro. Soprattutto al videogioco.
Parlare in poco e in un articolo “di settore” di chi fosse Valerio Evangelisti non è un compito semplice, soprattutto per la vastità della sua opera che ha intrecciato tanti generi, sottogeneri e voghe letterarie; tutto questo è stato fatto incrociando, nel mezzo, tanti media: dal libro all’audioracconto (scusateci, all’epoca si chiamava ancora “radiodramma”, arrivando fino a gioco di ruolo cartaceo e videogioco.
Probabilmente Evangelisti è stato un coraggioso. Lo è stato perché è riuscito a portare avanti un modo di fare letteratura fantastica privo di troppi compromessi o “addolcimenti” (esempio: fra i suoi temi fondanti c’erano la prospettiva marxista del mondo, e un’ostilità verso l’ordine costituito) e al contempo un modo di approcciarsi ai generi davvero fuori dai canoni del nostro Paese.
Suoi cavalli di battaglia sono stati il mix romanzo storico-fantascienza (il ciclo di Eymerich, appunto), l’epopea dei braccianti e degli agricoltori nell’Italia di inizio XX secolo (il ciclo de Il Sole dell’Avvenire), la saga dei pirati di Tortuga, Veracruz e Cartagena, il fantaswestern del ciclo di Pantera.
Tutte storie che, con tutti i loro limiti di opere di nicchia, sono riusciti a produrre un “Fantastico” adulto e appassionante.
Quindi, quando parliamo di Evangelisti, parliamo di “uno di noi”, una persona in grado di farsi alfiere di un genere e di portarlo a un alto livello di intensità e autorevolezza. A cominciare dal suo personaggio principale, protagonista di uno dei “videogiochi letterari” italiani con più potenziale degli ultimi anni.
In principio, fino a quando il buon Valerio non decise di costruire su di lui il protagonista della sua opera magna, il buon Nicolas fu un personaggio storico protagonista dell’Inquisizione Medievale, controverso e affascinante, vissuto fra Spagna e Francia nella seconda metà del XIV secolo.
Famoso per la sua intransigenza e furia nel portare avanti la mission di persecutore dell’eresia, fu l’autore di quello che da molti viene considerato un vero e proprio “manuale del perfetto inquisitore”, ovvero il Directorium Inquisitorum.
Nelle mani di Evangelisti, appassionato di Storia medievale, di weird, nonché sensibilissimo al tema del contrasto a qualsiasi forma di assolutismo clericale, l’Eymerich storico viene traslato in una sorta di “non-molto-simpatico” detective col saio impegnato nel risolvere una serie di indagini in giro per l’Europa cristiana, all’interno di un ciclo di circa dodici romanzi scritti fra il 1994 e il 2018.
In essi, non solo Evangelisti costruisce un perfetto esempio di narrativa storica dai toni dark con la rappresentazione di un medioevo cupo, asfissiante e brutale in cui spicca la figura di Eymerich (violento e tormentato dalla volontà di “estirpare il male”), ma anche un esempio di letteratura di genere che unisce senza paura il già detto romanzo storico con una fantascienza basata su alcuni elementi “apocalittici” (come complotti con al centro virus e ordini neonazisti che si nascondono fra le pieghe della società).
Il mondo di Eymerich è un mondo fatto di piani che si sovrappongono, in cui tutte le epoche sono collegate e il mondo sembra reggersi su una macrostruttura che tiene tutto assieme.
In questo scenario, l’inquisitore di Evangelisti si muove vedendo decadenza e male ovunque, spargendo paura e morte e mostrando non pochi tratti malati della sua personalità (a cominciare da una serie incredibile di fobie e paure neanche troppo sopite, che rendono il personaggio ancor più assurdo e divertente).
Di libro in libro, a partire dal primissimo Nicolas Eymerich, inquisitore, Evangelisti si diverte a costruire romanzi brevi complice un canovaccio che si ripete con brio.
Eymerich viene incaricato dall’Inquisizione di risolvere un problema e arriva in loco (luogo tutto fuorché ameno, anzi, spesso è direttamente un villaggio sperduto). Lì si ritrova ad indagare per lo più su sette ereticali o di adoratori del demonio andando incontro a misteri la cui natura vanno ben oltre l’immaginabile per un uomo del ‘300.
Si tratta forse di uno dei più originali e appassionanti esempi di weird all’italiana, “pop” e al contempo ricercato, in grado di prendere le atmosfere di un romanzo giallo “aulico” come Il Nome della Rosa e di sfondare il muro con il fantastico puro.
Un terreno perfetto per i gamers, no?
È qui che arriva il progetto dell’italiana TiconBlu di portare Eymerich al centro di un videogioco, un prodotto tutto nostrano che omaggiasse le storie di Evangelisti con un gameplay molto adatto all’obiettivo: quello dell’avventura grafica in terza persona, con il giocatore chiamato a muovere l’inquisitore negli scenari di gioco col classico meccanismo punta-e-clicca.
All‘interno di una trilogia vediamo Eymerich giungere a Calcares, non lontano da Carcassonne, per fare luce su un’inquietante pestilenza che si dice possa essere frutto di un’azione maligna.
Il primo gioco della serie (unico che io abbia avuto modo di giocare all’uscita, purtroppo) era un prodotto davvero molto classico nelle dinamiche di detection, in tutti i suoi aspetti, dai movimenti del PG e il modo in cui esso interagiva con l’ambiente circostante, fino al modo in cui erano strutturati i dialoghi e gli interrogatori con i comprimari.
Si trattava di un prodotto non certo “solido”, tecnicamente parlando: con un budget molto esiguo rispetto alle operazioni analoghe che venivano fatte oltreoceano, la trilogia di Eymerich presentava una confezione scarna e un insieme di limitazioni non da poco, che all’epoca non poterono passare indenni fra le forche caudine della critica e soprattutto del pubblico.
Su questo è giusto aprire una piccola parentesi.
Andando a rivedere commenti dell’epoca, non passa inosservato il fatto che molti utenti avessero condannato il gioco per i suoi aspetti tecnici, a prescindere dal fatto che Eymerich partisse con vari svantaggi finanziari evidenti.
E’ un peccato che la ricezione sia stata questa perché, come spesso accade in questi casi, i ragazzi di TiconBlu (nel cui team militavano anche programmatori ex-Simulmondo, una straordinaria vecchia gloria delle avventure grafiche italiane anni ‘90), tentarono di riequilibrare le evidenti pecche con una scrittura in grado di ricreare il sarcasmo e l’alone di mistero delle storie di Evangelisti, nonché con un Eymerich “animato” davvero ben costruito e in grado di omaggiare la sua controparte letteraria.
A rendere ancora più interessante il tutto troviamo alcune caratteristiche peculiari: la presenza di un doppiaggio in latino (lingua del clero e delle lettere), che rendeva tutto il gioco più immersivo e profondo nella conduzione, ma anche una modalità “narrativa” senza enigmi e più improntata sugli eventi della trama.
Ultimissima caratteristica, infine, era la versione “audiogame”, pensata per i non vedenti: fruendo il gioco in questa particolare modalità, potevamo infatti ascoltare una voce narrante descrivere gli ambienti da esplorare, mentre una serie di intuitivi comandi tramite tastiera permettevano la navigazione all’interno di essi.
Una scelta, questa,che meriterebbe un approfondimento a parte, sia perché poco trattata sia perché molto interessante per il contributo che potrebbe dare all’accessibilità dei videogiochi per una serie di categorie. In tutto questo non dobbiamo dimenticare una cosa: Eymerich è stato di fatto un’interessantissimo ponte fra un videogioco ed un altro medium in costante riscoperta oggi, l’audiolibro.
Il legame di Eymerich con la sfera ludica, anche se “di carta”, è molto più antico di quel che pensiamo.
Forse proprio in virtù dell’identità “nerd” di Valerio Evangelisti, nel 2007 il setting di Eymerich divenne lo scenario di un gioco di ruolo di stampo molto narrativo che metteva i giocatori a dover risolvere avventure in due contesti temporali perfettamente connaturati al plot dei romanzi, ovvero il basso medioevo dell’inquisitore e il futuro del 2040, investito dalle conseguenze degli eventi di secoli prima.
Un gioco weird a tutto tondo, in cui rappresentare in modo plastico la straordinaria vivacità del mondo di Eymerich (e di Evangelisti) grazie a campagne lunghe, ramificate e volendo su più piani temporali.
L’altro grande parente analogico dei videogiochi di TiconBlu, molto più recente, è Nicholas Eymerich, Inquisitore-Il Sabba Nero.
Questo è un librogame di Lorenzo Trenti uscito 2019; il titolo in questione metteva i giocatori negli stessi panni dell’inquisitore in un’indagine fra realtà e incubo, nel quale la complessità del mondo di Eymerich sembrava riflettersi in una trama contorta e dallo svolgimento pieno di insidie, quasi come a sottolineare la tortuosità delle storie di Evangelisti.
Infine va citata un’opera gdr che, pur non essendo “di Eymerich” ha senza dubbio attinto appieno dal suo immaginario: il nostrano Sine Requie Anno XIII, e in particolare l’ambientazione Sanctum Imperium, in grado di pescare dall’universo di Evangelisti atmosfere, personaggi e non solo.
Andando verso il termine di questo umile omaggio, un paio di riflessioni che spero saranno supportate dalla percezione della grandezza dell’universo narrativo e ludico di cui abbiamo parlato finora.
Primo, stupisce quanto Valerio Evangelisti abbia saputo costruire un personaggio di questo tipo, e come purtroppo questo bel risultato sia rimasto pressoché sconosciuto o “laterale” alla cultura mainstream, salvo essere riscoperto solo in pochi momenti (come la sua recente morte).
Certo, va detto che l’opera di Evangelisti era ruvida, in aperta contrapposizione con alcuni elementi fondanti della società italiana se non addirittura in regime di ostilità (anche se lo stesso Evangelisti veniva pubblicato da Mondadori, non certo una CE “antisistema”). Evangelisti, vicino alle posizioni di partiti di sinistra radicale, prospettava raccontava di cambiamenti seri e rivoluzionari, vedeva nel “mainstream” qualcosa di non vicino a lui e supportava con costanza magazine e blog della cosiddetta “cultura di opposizione”.
Secondo (e qui torniamo al discorso videogioco) emerge chiaro come Evangelisti e tutto il suo universo abbiano uno straordinario potenziale inespresso, in grado di alimentare molte altre narrazioni ludiche.
L’esperimento del librogame di Trenti, quello del gioco di ruolo di Jari Lanzoni, i videogiochi di ormai dieci anni fa sono purtroppo una sorta di superfice vagamente raschiata, specie se pensiamo al fatto che il budget dei videogiochi era davvero esiguo.
Cosa accadrebbe infatti se l’idea di un Eymerich videoludico venisse riproposto oggi? Un decennio dopo, in una dimensione di mercato videoludico italiano molto più coraggiosa, matura e supportata? Magari con altri fondi, con altri mezzi in campo e altri attori?
Se ci pensiamo, in fondo, quello di Eymerich non sarebbe un progetto così fuori dagli schemi commerciali.
Il suo dark fantasy shakerato la Storia, già visto in progetti analoghi come The Witcher (per quel che riguarda la dimensione videoludica), potrebbe dare una carta vincente al nostro mercato videoludico, rendere giustizia a Valerio Evangelisti e dargli un giusto tributo in un momento tanto triste come quello della sua scomparsa e soprattutto creare qualcosa di profondamente “italiano” nel campo del videogioco, strutturato attorno a un prodotto tutto nostro.
Quindi, cosa dire al termine di questo viaggio, se non che il videogioco italiano ha la possibilità di creare qualcosa di straordinario, usando opere orgogliosamente “di casa sua”?
Intanto, però, ribadiamo la cosa importante: che con Valerio Evangelisti abbiamo perso un grande autore, e che non possiamo che rattristarci di ciò.
Infine, se non l’avete ancora fatto, correte a leggere le avventure di Eymerich. Vi divertirete tanto, penserete molto a noi, alla nostra società, alla nostra Storia.
Poi penserete a me che vi dico di pregare i publisher per la release di un altro videogioco.
Unitevi al culto.
This post was published on 8 Luglio 2022 18:00
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