Recentemente sono stati annunciati Tom Clancy’s XDefiant e The Division: Heartland, due titoli completamente gratuiti sviluppati da Ubisoft e dedicati all’ormai immenso universo di Tom Clancy. Frederick Duguet, capo dell’ufficio finanze della software house francese, ha spiegato come i titoli free-to-play siano fondamentali per la crescita di un franchise poiché essi fungono spesso da ponte per i videogiochi a pagamento, permettendo ai giocatori di conoscere serie videoludiche importanti senza spendere soldi.
Le intenzioni di Ubisoft sono piuttosto chiare dalle parole di Duguet, ovvero quelle di creare un “circolo virtuoso” tra giochi free-to-play e giochi a pagamento. Cosa vuol dire questo? Semplicemente spingere i videogiocatori ad acquistare videogiochi di una determinata serie utilizzando come “entry point” un titolo gratuito, così da potersi accaparrare un’utenza più grande.
Non necessariamente questa strategia viene attuata per le uscite future, ma, secondo lo stesso capo delle finanze, i due titoli di Ubisoft recentemente svelati serviranno soprattutto per far conoscere a nuovi videogiocatori i vecchi titoli della saga di The Division o per Rainbow Six: Siege.
Non possiamo prevedere se la strategia porterà buoni risultati, ma Frederick Duguet si dichiara fiducioso aspettandosi un aumento del bacino d’utenza dei vecchi titoli Ubisoft dopo l’arrivo dei nuovi giochi gratuiti.
La storia dei free-to-play è ormai costellata di successi, basta citarne solo uno per mettere tutti d’accordo: Fortnite. Sebbene anche Konami abbia intrapreso questa strada con il prossimo PES (o meglio eFootball), i videogiochi gratuiti che hanno macinato record su record sono stati quelli a sé stanti e non facenti parte di una serie. I titoli free-to-play appartenenti a saghe videoludiche famose spesso sono inferiori tecnicamente e con meno contenuti rispetto a quelli a pagamento e per questo motivo non godono di grande rilevanza nel panorama dei videogiochi.
Nell’ultimo decennio il mercato videoludico ha dovuto far fronte all’avvento di una nuova piattaforma: gli smartphone, i quali sono sempre più prestanti e capaci di ospitare videogiochi di successo. Call of Duty Mobile, Fallout Shelter, Fire Emblem Heroes, Mario Kart Tour sono solo alcuni dei giochi appartenenti a saghe famose presenti su mobile.
L’ergonomia dei telefoni cellulari ha sicuramente spinto tanti videogiocatori a provare questi capitoli su smartphone, incentivati anche dal fatto che si tratta di giochi completamente gratuiti.
Questa situazione però non deve trarre in inganno e non deve farci pensare che i free-to-play in questione siano matematicamente realizzati appositamente per permettere la transizione da giocatore mobile a giocatore console/pc.
Spesso questo genere di giochi è indirizzato verso chi già conosce il brand in questione e serve soltanto per cementare ulterioremente il rapporto tra brand e giocatore.
Ci sono stati anche altri casi nella storia videoludica in cui il titolo free-to-play ha aiutato tanti videogiocatori a recuperare o conoscere per la prima volta vecchie serie ormai messe un po’ a margine del panorama videoludico: ovvero Pokémon e Call of Duty.
La serie dei mostriciattoli tascabili, nel decennio tra il 2000 e il 2010, ha raggiunto picchi di successo mai visti prima e mai più replicati negli anni successivi poiché con l’avvento della tecnologia 3D i titoli sviluppati da Game Freak hanno compiuto troppi passi falsi.
Tanti appassionati si sono allontanati dal brand videoludico, almeno fino al 2016, quando Niantic partorisce Pokémon GO: il gioco in realtà aumentata scatena una nuova “Pokémania” e tanti videogiocatori tornano a giocare la serie su console o addirittura la provano per la prima volta.
Diverso il discorso per quanto riguarda Call of Duty: la serie di Activision ha sempre goduto di grande successo e la sua presenza è costante per ogni generazione di console, ma negli ultimi anni ci sono stati alti e bassi e qualche buco nell’acqua.
La saga, però, dal marzo del 2020 è tornata prepotentemente sugli schermi di tantissimi videogiocatori grazie al capitolo Warzone, un free-to-play che ha spopolato soprattutto tra gli streamer, i quali hanno contribuito a diffondere il verbo di COD tra gli appassionati.
La strategia di Ubisoft potrebbe funzionare, visti i precedenti e vista anche la natura stessa dei titoli free-to-play: i prodotti gratis ingolosiscono da sempre le persone e ricevere videogiochi senza spendere un euro è sicuramente il sogno di ogni gamer, ma è comunque necessario creare prodotti di qualità che possono essere validi anche senza la fama della saga ai quali appartengono. Questo potrebbe spingere tanti videogiocatori a percorrere quel ponte tra “free-to-play” e “gioco premium”.
This post was published on 21 Luglio 2021 20:00
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