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Titanfall: Respawn ha abbandonato il suo primo amore?

Titanfall è stato un gioco che, pur non essendo mai pienamente centrale rispetto ad altri brand, è riuscito col tempo a costruire una sua nicchia rispettabilissima anche in un ambito così feroce e ricco di competitor come quello degli fps multiplayer.

Attraverso i suoi due episodi, Titanfall ha inoltre gettato le basi per un fortunatissimo free-to-play come Apex Legends e per la resurrezione videoludica di Star Wars attraverso Jedi: Fallen Order. Eppure, a distanza di pochi anni da Titanfall 2 e con i server di quest’ultimo ancora abbastanza frequentati, negli ultimi mesi Respawn è stata aspramente criticata per i mancati aggiornamenti alla sicurezza delle sue arene online.

Dopo le proteste ieri, infine, il coordinatore della community Respawn Jason Garza si è ritrovato a dover rispondere a una domanda sull’argomento da parte di un giocatore che ha scritto: “La nostra comunità è allo stremo e si sente abbandonata”.

Garza ha spiegato che il problema è lo staff sta lavorando alla cosa con difficoltà, in quanto la natura del gioco è cambiata e l’utenza si è modificata tanto da rendere gli interventi molto delicati (fa riferimento a questioni relative a comportamenti tossici dell’utenza e ad attacchi hacker che vanno sorvegliati in silenzio).

Fin qui nulla di strano: si tratta di interventi senza dubbio complessi su dinamiche di gioco altrettanto complesse, pertanto le difficoltà comunicative alle quali Garza fa riferimento potrebbero anche starci. Quel che colpisce è la dichiarazione successiva: secondo Garza, gli addetti alla manutenzione di un titolo come Titanfall 2, ancora venduto e ancora frequentato da una fanbase piuttosto accanita, sarebbero semplicemente due.

Un team da due persone, per un gioco che ha visto negli scorsi anni anche una campagna chiamata “Save Titanfall”, con l’obiettivo di chiedere una rivitalizzazione del brand.

I precedenti: Titanfall abbandonato

Ma quali sono i fatti che hanno fatto esplodere la rabbia di parte dell’utenza?

In realtà il problema di fondo è l’assoluta non curanza della sicurezza dei server del primo Titanfall da parte di Respawn (ora chiuso), che nel corso del tempo ha portato a problemi come disconnessioni improvvise dei giocatori, problemi di accesso e attacchi di hacker che hanno creato disagi di vario tipo alla community.

Stessa cosa è accaduta con Titanfall 2 fra aprile e maggio, con la disabilitazione di diversi account (specie si streamer).

Questi attacchi hanno evidenziato delle carenze strutturali dovute alla mancanza di aggiornamenti (l’ultimo è del 2019), il tutto a fronte di un’attività di gioco che magari non arriva ai livelli di quella di Apex Legends-verso il quale potrebbero anche essere stati dirottati diversi giocatori di Titanfall-ma che tutt’oggi si difende bene.

Apex Legends

Tutta questa tensione ha portato alcuni hacker fan di Titanfall ad hackerare proprio Apex Legends, in un maldestro tentativo di attirare l’attenzione sulla questione.

La risposta contenuta nell’intervento di Garza delle scorse ore, con l’ammissione di un team sempre più esiguo alla gestione dei server, ha puntato i riflettori su un fatto chiaro: a fronte dell’età dei giochi (Titanfall 2-unico dei due giochi con i server ancora attivi-ha sulle spalle cinque anni), e ad altri fronti aperti, fra i quali un free-to-play di successo, Respawn ha praticamente tagliato gli sforzi verso quei giochi in nome dei suoi progetti più proficui.

Titanfall: fine di un ciclo o abbandono colpevole?

Il punto è tutto qui: Titanfall ha ancora possibilità di espansione e ripresa, qualora venisse supportato, oppure siamo di fronte all’ennesima polemica di una fan-base che non ha capito che i giochi son finiti e che il loro multiplayer preferito è morto?

La risposta non è facile.

Apex Legends

Se da un lato è innegabile che Titanfall non sia mai stato un modello di multiplayer in grado di eguagliare Battlefield o CoD per via di scelte di marketing poco aggressive e competitive, è pur vero che Respawn ha fra le mani ancora un discreto zoccolo duro di utenti che, a un certo punto, si è sentito tradito da un cambiamento di strategie che non riguarda solamente la gestione dei server, ma anche il futuro di una serie amata.

Non è infatti un mistero che la saga di Titanfall si sia arenata, che più volte Respawn abbia lasciato capire che non ci siano progetti per un terzo episodio e che il focus del loro business sia lentamente scivolato verso un’incarnazione più popolare di quello stesso universo, come Apex Legends, e verso progetti estremamente ambiziosi e instradati in processi produttivi complessi e molto remunerativi come Fallen Order.

Potrebbe quindi essere qui, allora, il motivo scatenante della rabbia, come se una community di giocatori affezionata e coinvolta si fosse ritrovata sempre più non al centro dell’attenzione.

In tutto questo ricordiamo inoltre che nel pre-covid Respawn ha assunto sempre più un ruolo chiave in EA, con il leader del team Zampella promosso a capo di Dice L.A. a inizio 2020.
Un attestato di stima e una sorta di promozione a pieni voti di Raspawn, che tuttavia forse ha dovuto compiere delle scelte destinate a creare dolore in una delle sue fanbase storiche.

Cambiamenti e adattamenti

Tante sono le riflessioni che una vicenda del genere può suggerire.

La prima, scontata. Il free-to-play è ormai diventato una realtà tanto consolidata da minacciare il multiplayer tradizionale (visto come un elemento di un prodotto in vendita), anche se facente parte dello stesso brand o di uno collegato.

Combattere con i soldati iper-accessoriati e con i robottoni di Titanfall è un passatempo ludico che è stato amatissimo per molto tempo, ma a un certo punto Respawn ha dovuto/voluto (nel marcio le due cose combaciano, spesso) abbracciare un’altra logica, quella di Apex Legends.

E’ un segnale di mutazione del DNA di un certo tipo di gioco multiplayer?
Forse sì, e a lasciarlo intuire è che una cosa del genere è successa anche a Call of Duty con Warzone, anche se in quel caso i programmatori sembrano aver trovato una quadra più convincente fra logiche tradizionali e un tipo di fare multliplayer completamente nuovo.

In seconda istanza, per quanto le leggi del mercato siano importanti e per quanto una licenza come quella di Star Wars abbia senza dubbio segnato un punto di straordinaria importanza per Respawn, il fatto che probabilmente abbai fatto ri-orientare in parte i programmi della software house dalla saga che ha dato loro fortuna-Titanfall-a qualcosa di più spendibile e funzionale crea una situazione problematica.

Non solo per il dispiacere verso un brand che forse meriterebbe un’altra chance soprattutto all’interno della next-gen, quanto per il fatto che quel che si rischia è un ciclo di vita delle community online sempre minore, anche se di successo.

E’ verissimo, i Titanfall sono ormai pezzi di altra generazione che poco possono contro i cugini più giovani come Apex Legends, ma ci sono casi di giochi online che vedono la fine del supporto dopo dieci anni, e solo dopo la praticamente assoluta scomparsa dell’utenza.

Qui, invece, l’impressione è che si tratti di un abbandono scientifico (e forse neanche troppo meditato).

This post was published on 12 Luglio 2021 13:04

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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