Secondo diverse testimonianze, giochi di ruolo come D&D stanno aiutando molto le persone affette da disturbi neurologici come l’autismo o la sindrome di Asperger.
La popolarità sempre crescente di Dungeons & Dragons sta facendo da traino a tutta la dimensione dei giochi di ruolo, ma negli ultimi anni, col crescere del pubblico giocante, saltano fuori sempre più testimonianze e studi riguardo il beneficio che ne traggono giocatori con disturbi neurologici.
L’ultima tra le testimonianze è quella di Meg Leach, una redattrice della celebre rivista online Polygon a cui è stato diagnosticato l’autismo.
La cosa che amo più della creatività, più delle partiche sociali e più dei momenti esilaranti è che D&D mi permette di connettermi con i miei amici in un modo che non avevo mai sperimentato prima di iniziare a giocare.
Meg Leach, articolista di Polygon affetta da autismo
I disturbi neurobiologici che rientrano nello spettro dell’autismo non sono malattie, ma sono in grado di compromettere le capacità relazionali dei soggetti che ne sono affetti. In forme gravi si hanno difficoltà nel comunicare i propri pensieri e le proprie emozioni e nell’interpretare i segnali dell’ambiente sociale e delle persone, esprimendosi per esempio in maniera stereotipata, in gesti ripetuti in maniera ossessiva o osservando un silenzio forzato.
Ma quando persone come Mag Leach, in evidente difficoltà quando si tratta di comunicare secondo schemi sociali ordinari, entrano in un mondo straordinario come può essere l’ambientazione fantasy di Dungeons & Dragons, ogni costrutto sociale che prima sembrava un impedimento alla propria espressione personale sembra scomparire.
Mag ritiene addirittura che l’autismo potenzi le sue sessioni da DM di D&D: nel mondo di sua invenzione, Rogun, i Flumph si esprimono con gesti e colori, ci sono Orsogufi guardiani che viaggiano con i giocatori, e i ragni possono essere scacciati di casa senza violenza, semplicemente negoziando il loro sfratto.
Quando sento che la società moderna diventa ostile, posso trovare conforto una volta alla settimana, guidando i miei amici attraverso una narrazione in cui si incastrano tutte le mie stranezze. […] Il fantasy ha l’incredibile capacità di accogliere le parti più singolari di noi stessi e di dar loro il benvenuto. Mag Leach
Tra le tante testimonianze che si possono trovare online, riportiamo quella di Jamie Ross, un giocatore esperto di D&D, che ha aperto la Bristol Adventurers Guild nel 2018, uno studio nella cittadina inglese dove persone nello spettro dell’autismo possono incontrarsi per giocare a Dungeons & Dragons.
Jamie è il classico nerd che ha passato la vita sui manuali dei giochi di ruolo, e da diversi anni ha deciso di dedicare questa sua passione a questa sorta di terapia per bambini, ragazzi e adulti con difficoltà nel relazionarsi a causa dell’autismo. Non si tratta di un’iniziativa campata in aria, ma è la stessa National Autistic Society, una organizzazione britannica esperta nella sensibilizzazione ai disturbi neurologici, a supportare il suo progetto regolarmente.
Dungeons & Dragons, onestamente, è stato una manna dal cielo per noi. A mio figlio ha aumentato l’autostima e la fiducia; lo ha aiutato nel socializzare in una maniera che è rilevante per lui (i giocatori devono lavorare in squadra, negoziare e affrontare cose che non vanno come si aspetterebbero loro); ha riacceso un amore per la lettura; ha riacceso la sua immaginazione; ha sviluppato le sue capacità informatiche (a causa del COVID, le sessioni sono online); ha sviluppato le sue capacità matematiche; e gli ho fatto conoscere una nuova “tribù” che credo davvero lo accompagnerà per tutta la vita. Ma la cosa più importante è che tutto questo lo rende molto, molto felice. Un padre di un ragazzo appartenente alla Bristol Adventurers Guild, su autismfamilies.co.uk
Ci sono diversi studi psicologici sull’utilizzo dei giochi di ruolo come terapia per l’autismo. Nel 2006, per esempio, è stato pubblicato Becoming The Hero: The Use of Role-Playing Games in Psychotherapy (abstract qui), uno studio di George Enfield che ha cercato di dimostrare come i giochi di ruolo possano essere per un terapeuta un trampolino utile per esplorare i problemi dei suoi pazienti con disturbi neurologici.
I benefici che i giochi di ruolo portano alle persone autistiche potrebbero essere un effetto delle caratteristiche empatiche incluse nelle dinamiche di gioco: un giocatore è per forza di cose portato a calarsi nei panni di un personaggio, un alter ego, per superare ostacoli e risolvere dilemmi, e anche nei personaggi dei suoi compagni, per lavorare di squadra. A questa tesi ha lavorato nel 2012 Mikko Meriläinen dell’Università di Helsinki, con un report di un questionario chiamato The Self-Perceived Effects of the Role-Playing Hobby on Personal Development (PDF qui).
Le esperienze che vi abbiamo raccontato non sono casi isolati, ma sono praticamente la norma. Tanti programmi di supporto per l’autismo includono giochi di ruolo per aiutare le persone a sviluppare capacità interpersonali. Recentemente è stato anche lanciato su Kickstarter Critical Core, un gioco di ruolo ideato come strumento per intervenire in soccorso a bambini e adulti con disturbi neurologici.
Abbiamo raccolto una testimonianza anche dal gruppo Telegram di Player.it, dove un nostro lettore, Pasquale Monniello, ci ha confermato il potere terapeutico dei giochi di ruolo con le persone affette da disturbi neurologici.
Pirati Culturali, il campo estivo dell’associazione Tou.Play dove lavoro, ha anche persone nello spettro dell’autismo e giocano tutti di ruolo. Posso testimoniare che ho visto bambini rinascere e amicizie fiorire a suon di roleplay e dadi lanciati su un tavolo. È una roba pazzesca… Vedere i bambini divertirsi così e soprattutto farlo assieme con una diversità che va dalla sindrome di Asperger all’ipercinetico…
Siamo curiosi di sapere se tra i nostri lettori ci sono altre testimonianze a riguardo. Vi ricordiamo che nel frattempo sta per uscire un’interessante espansione di Magic: The Gathering dedicata a Dungeons & Dragons. Potete trovare tutti i dettagli qui.