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L’impero Disney colpisce ancora: come l’azienda ha cambiato idea sui videogiochi

Il ritorno improvviso di Avatar con Frontiers of Pandora, l’arrivo di Jack Sparrow di Pirati dei Caraibi in Sea of Thieves e il nuovo videogioco di Guardiani della Galassia sono solo gli ultimi tasselli di un puzzle che Disney sta incastrando da tempo nel mondo dei videogiochi.

Non è mai stato un segreto che l’Impero Disney sia un dominio cross-mediale, in grado di muovere i suoi progetti tentacolari su più piattaforme e più mezzi di diffusione, fin dal secolo scorso. L’accelerata di questi ultimi tempi nel mondo dei videogiochi, tuttavia, è piuttosto evidente, segno distintivo di quanto il medium videoludico, oggi, sia a tutti gli effetti la nuova Hollywood: una fucina di esperienze blockbuster in grado di muovere le masse.

Ancor prima di Avatar, Pirati dei Caraibi e Guardiani della Galassia, abbiamo visto un claudicante Marvel’s Avengers ma anche delle IP legate a Star Wars come Fallen Order e Squadrons che hanno rivitalizzato il mondo di Guerre Stellari in campo videoludico e degli intriganti Spider-Man. Nel frattempo, dall’inizio del 2021, le notizie della rinascita di LucasArts, ora chiamata LucasFilm Games, hanno acceso i fari su intriganti progetti di IP che erano date per perdute: un Indiana Jones di Bethesda e un open-world di Star Wars in mano a Ubisoft che si spera sia sulla falsariga di Knights of the Old Republic.

Insomma, c’è davvero tanta carne sul fuoco nella braciata del giardino di casa Disney. Per questo motivo sorgono spontanee molte domande sul futuro dell’azienda e, in generale, sul futuro del mondo dei videogiochi: quali sono i progetti a lungo termine di Disney? E che apporto sta dando all’industria? Per ipotizzare futuri percorsi, per fortuna, ci è venuto in soccorso anche GamesIndustry.biz con una succosa intervista a Sean Shoptaw di Disney e Luigi Priore di Pixar che potete leggere qui. Prima di procedere a sviscerare questi argomenti in questo articolo, però, è opportuno fare qualche passo indietro.

Verso Disney Infinity e oltre

Il colosso Disney aveva già tentato molti approcci nel mondo videoludico negli scorsi decenni, anche perché era inevitabile che un’azienda così grossa e così attenta a distribuire i suoi prodotti in lungo e in largo non finisse anche in un mercato fiorente com’era quello dei videogiochi.

Ma se prima l’approccio di Disney era la semplice diffusione di un videogioco legato a un suo franchise giusto per capitalizzare quegli spiccioli in più, c’è stato un momento nella storia videoludica dell’azienda in cui il modo di pensare ai videogiochi è cambiato: non più una porta secondaria da cui far entrare guadagni aggiuntivi, ma un’opportunità strategica primaria.

Era il 2013 quando Disney pubblicò Disney Infinity, un videogioco multiplayer che funzionava con figurine collezionabili reali dei più famosi personaggi Disney. Fu un flop totale che, dopo diversi tentativi di farlo resuscitare, fu dichiarato morto nel 2016. L’azienda aveva perfino dichiarato di non voler più avere a che fare con il business dei videogiochi in prima persona.

Gli studi di Avalanche chiusero lasciando a casa oltre 300 dipendenti, molti videogiochi mai annunciati e ancora in sviluppo furono cancellati. Nemmeno i giocattoli vendevano più come un tempo, e Disney sembrava per molti arrivata alla canna del gas. In ottica risparmio, arrivò una decisione che, invece, con il senno di poi si è rivelata la più saggia e lungimirante che si potesse prendere: per la produzione di videogiochi, le licenze delle IP e dei franchise sotto il tetto di Disney sarebbero state affidate a società terze.

Questo approccio, un po’ claudicante agli inizi e con pesanti e stringenti direttive della casa madre Disney, ebbe tuttavia i suoi frutti: EA Games si aggiudicò Star Wars come società unica detentrice dei suoi diritti videoludici, e così Disney ebbe più tempo e libertà per ristabilirsi un attimo dal duro colpo mentre nel frattempo il suo franchise stellare, appena “acquisito” dalla defunta LucsArts, veniva rivitalizzato con Battlefront.

Sean Shoptaw, vice presidente di Walt Disney Games, ha chiarito meglio la linea politica dell’epoca a GamesIndustry.biz durante un’intervista.

Non si trattava di “uscire dai giochi” o di “ridimensionarsi” rispetto alle prospettive ambiziose dei videogiochi. Si trattava proprio di un ripensamento e di una nuova strategia su come muoverci in questo medium.

[…]

Si trattava davvero di una nuova ambizione per entrare in questo spazio in maniera un po’ più robusta.

[Avevamo pensato] “se potessimo collaborare con le migliori persone al mondo, i migliori sviluppatori, i migliori editori, per andare a creare esperienze in tutto il mondo e su tutte le piattaforme e alzare il livello di ciò che stiamo facendo dal punto di vista del prodotto…” e lo trovammo molto interessante.

Sean Shaptow, Vice Presidente di Walt Disney Games

Disney oggi

Negli scorsi 12 mesi abbiamo visto molti cambiamenti in casa Disney, a cominciare dall’avvento di Disney+ che ha portato da un lato i film a cercare nuove vie traverse dai cinema a causa della pandemia, una soluzione che però a quanto pare troverà continuità dato il successo strabiliante della formula, e dall’altro ad aumentare il quantitativo di materiale da produrre per ogni franchise, seguendo un po’ quello che ha fatto il Marvel Cinematic Universe dal primo film di Iron Man in poi. Pensate solo alle tante serie di Star Wars che sono uscite o in produzione, e chissà cos’altro ci aspetta.

Anche nel mondo dei videogiochi sembra che Disney abbia cominciato recentemente a usare quello che si può definire un “approccio Marvel“. Nel 2020 abbiamo avuto Marvel’s Spider Man con il seguito Miles Morales, due videogiochi acclamati da pubblico e critica. Zynga sta lavorando a Star Wars Hunters, Machine Games del gruppo Zenimax (Bethesda) ha il già citato Indiana Jones in sviluppo, Ubisoft ha un open-world di Guerre Stellari, e poi ci sono le tante idee rivelate all’E3 2021 come i già citati nell’introduzione Avatar e Guardiani della Galassia.

L’approccio di Disney è cambiato ancora una volta, probabilmente dopo aver visto come le sue idee in mano ai più valenti creativi dell’industria – fino al 2020 esclusivamente EA Games -abbiano dato lustro e risalto ai suoi prodotti e in generale alla sua azienda. Si tratta di un vero e proprio cambio direttivo di Disney, che Shoptaw nell’intervista con GamesIndustry.biz definisce così:

Non cerchiamo più di fare quanti più giochi possibili, ma ci concentriamo invece sui giochi giusti per il collaboratore giusto.

Siamo solo all’inizio

E pensare che siamo ancora all’inizio di questa nuova strategia di Disney dato che abbiamo visto solo pochissimo materiale di quello che sta per arrivare. Inoltre, bisogna anche considerare che c’è sicuramente tanta altra carne sul fuoco che ancora non è stata annunciata.

Parte della nuova strategia di Disney in campo videoludico non è basata solo sull’affidamento delle sue idee per produrre videogiochi interi, ma anche alla compartecipazione di segmenti del suo franchise in altre produzioni, un po’ come fa Fortnite con tutti i suoi crossover.

A tal proposito GamesIndustry.biz è riuscita a ottenere un’intervista anche da Luigi Priore, vice presidente di Disney & Pixar Games, un ramo dell’azienda che lavora a strettissimo contatto con i progetti videoludici affidati alle aziende terze. Nello specifico, Priore ha lavorato alla questline di Jack Sparrow in Sea of Thieves, rivelata durante l’Xbox + Bethesda Games Showcase all’E3 2021.

Hanno fatto il più grande gioco di pirati di tutti i tempi, noi abbiamo uno dei più grandi franchise di pirati di tutti i tempi, e loro volevano raccontare storie uniche su Jack e gli altri personaggi e volevano farlo in un modo nuovo.

[…]

Questa nuova strategia ci permette di lavorare con i migliori della classe.

Luigi Priore, Vice Presidente di Disney & Pixar Games

Ma Jack Sparrow non è nemmeno l’ultimo personaggio Disney a comparire in un prodotto esterno a Disney, basti pensare a The Mandalorian e agli Avengers che sono comparsi in eventi di Fortnite. Si potrebbe considerare questa strategia un perfezionamento dell’approccio che Disney ha avuto in Giappone con Square Enix, per la creazione della saga di Kingdom Hearts, dove personaggi della casa videoludica e personaggi tipicamente disneyani si incontrano e si scontrano in una storia crossover originale.

Per il momento abbiamo parlato di sole esperienze Tripla A, e siamo sicuri che vedremo ancora e ancora vagonate di blockbuster videoludici action che riempiranno i nostri scaffali.

Tuttavia, Priore ha raccontato a GamesIndustry.biz che il futuro di Disney nei videogiochi è fatto anche di progetti indipendenti. Il mercato indie, fatto di idee autoriali e artistiche più che da esperienze grandi e collaudate, è sempre più in crescita, e perfino l’E3 sta cominciando a dare sempre più spazio alle produzioni indipendenti. Anche Disney non vuole essere da meno.

Stiamo cercando i giusti team creativi… studi indie che hanno una grande esecuzione creativa e hanno storie interessanti da raccontare. Ci sono cose che vogliamo fare in diversi generi che offrono esperienze diverse al pubblico. Quindi, sì, questi tipi di prodotti sono sulla nostra tabella di marcia. Non possiamo menzionare ciò che abbiamo in cantiere in questo momento. Ma siamo selettivi e non tutte le grandi esecuzioni escono da uno studio Tripla A.

Da non sottovalutare, inoltre, il ruolo di Disney+ nel revitalizzare alcune idee che si credevano ormai perdute. Sappiamo già che con Avatar e Indiana Jones che tornano nel mondo dei videogiochi stanno per arrivare anche dei nuovi film. Siamo sicuri che questi prodotti funzioneranno in sinergia tra loro, immergendo sempre di più gli utenti nei rispettivi universi.

Tornando alla domanda originaria di questo articolo, quindi… cosa aspettarci da Disney? Preparate i pop-corn.

This post was published on 21 Giugno 2021 18:48

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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