A nemmeno una settimana dall’uscita di RiME, il sospetto, già da noi anticipato, si è infine verificato: Denuvo craccato! Siamo di fronte all’ennesimo trionfo dei “pirati videoludici” che, in un tempo record, hanno messo le mani sul gioco Tequila Works. Il software anti-pirateria era stato, di recente, al centro di un’animata discussione, proprio riguardante RiME.
Qualche tempo fa, un community manager del “team RiME” aveva affermato che, se il software fosse stato crackato, Denuvo sarebbe stato rimosso dal gioco. A distanza di nemmeno 5 giorni, un utente di nome Baldman è riuscito nell’impresa. Lo sviluppatore si è visto, così, costretto a rimuovere il DRM.
Il bypass del sistema di protezione è stato solo un antipasto della discussione che si è venuta a creare. Secondo quanto affermato da Baldman, e riportato da Kotaku, il crack da lui effettuato andrebbe a migliorare sensibilmente le prestazioni di RiME. Il sofware, a detta dell’utente, appesantiva il frame rate del titolo, ed i tempi di caricamento venivano dilatati per consentire a Denuvo di accertare che la copia del gioco fosse autentica. In parole povere: Denuvo appannava le prestazioni di RiME.
Questi rallentamenti erano dovuti a dei trigger, con cui Denuvo controllava la copia di gioco. Se tutto ciò fosse rimasto confinato ai tempi di caricamento, la questione non sarebbe diventata un problema. Baldman, tuttavia, ha notato che questi trigger si verificavano, a dozzine, anche durante il gameplay, andando così a danneggiare l’esperienza di gioco.
Sempre in base alle dichiarazioni dell’utente, in altri titoli protetti dal sistema Denuvo (e poi craccati) come, ad esempio, Prey e Sniper Ghost Warrior 3, questi check erano quantizzabili, durante le fasi di avvio del gioco, in circa 1.000. Nel caso di RiME, il numero dei check si attestava a 300.000. Dopo appena 30 minuti di gameplay, si toccava quota 2 milioni di trigger!
Come è facile immaginare, tutto questo andava a danneggiare le performance del gioco, causando lamentele da molti utenti.
La compagnia austriaca, sentendosi attaccata, ha rilasciato queste dichiarazioni.
Prima della release di RiME, abbiamo provveduto ad effettuare un benchmark testing sulla versione protetta del gioco e su quella non protetta. Non abbiamo avuto modo di riscontrare alcun impatto negativo del Denuvo Anti-Tumping sulle prestazioni della versione protetta rispetto a quella non protetta.
Il produttore, a seguito delle lamentele dei gamer, ha rilasciato queste dichiarazioni.
Ciò che ora Denuvo sta facendo per noi è controllare che il DRM sia ancora allegato alle versioni Steam ed Origin del gioco. C’è un piccolo rallentamento alle performance dovuto a questo, ma non crediamo che sia alla base dei problemi che ci sono stati riportati. Tuttavia, potremmo sbagliarci.
In ogni caso, Grey Box ha mantenuto fede alla parola data, rimuovendo il DRM da RiME.
La questione sul rallentamento delle performance di RiME non deve però farci perdere di vista un’altra importante questione: la pirateria è inevitabile? È davvero inscindibile dal mondo del gaming? Come è possibile tutelare la proprietà intellettuale di un team di sviluppo senza “effetti collaterali”? È senza dubbio difficile dare delle risposte a queste domande, ma possiamo partire da un’analisi di dati.
Dal 2014, anno in cui fu rilasciata la prima versione del software, ad oggi, più di 50 giochi si sono avvalsi di Denuvo. Dragon Age: Inquisition, Battlefield: Hardline, Star Wars Battlefront, Mad Max, Mass Effect: Andromeda, solo per citarne alcuni. Quali sono stati i risultati offerti dalla protezione? Oltre 30 titoli sono stati craccati, causando dei danni incalcolabili ai rispettivi team di sviluppo.
La pirateria è il grande peso che il mondo del pc gaming non ha mai saputo scrollarsi di dosso. Se, ad esempio, le console hanno dato tempo risolto il problema, assicurare una protezione effettiva ed efficace ai giochi su pc sembra essere un’impresa quasi impossibile. Uno dei pochi effetti sortiti da Denuvo è stato quello di ritardare il crack di molti dei tripla A tutelati.
Nel caso di Doom, ad esempio, il cracker noto con il nome di Voksi riuscì ad aggirare il sistema di protezione del gioco agli inizi dell’Agosto 2016: poco più di due e mesi e mezzo dopo l’uscita del titolo id Software. Un tempo tutto sommato accettabile. Nonostante i continui aggiornamenti di sistema, volti ad arginare il dilagare della pirateria, i cracker non hanno interrotto il loro lavoro. Resident Evil 7, altro titolo di punta del mercato videoludico, fu craccato appena 5 giorni dopo la sua uscita.
La continua lotta tra cracker e Denuvo sembra davvero non avere fine. A farne le spese non sono tanto le grandi case di produzione, ma i piccoli sviluppatori indipendenti che, nel caso di quanto accaduto con RiME, posso vedere compromesse le loro entrate, soprattutto se la tanto agognata protezione mette a repentaglio l’esperienza di gioco.
Tuttavia, ci sentiamo di dire che un sistema di protezione non è solo necessario, ma addirittura indispensabile. Non è pensabile che uno sviluppatore possa mettersi a lavoro senza alcun tipo protezione. Dall’altro lato, non è giustificabile che un software anti-pirateria arrivi ad incidere in maniera così netta sulle prestazioni di un gioco, andando a vanificare tutto il lavoro di ottimizzazione e compromettendo quello che è l’ingrediente principale di ogni videogame: il divertimento.
Fortunatamente la pirateria è un fenomeno in netta diminuzione, anche nel mondo del pc gaming. La possibilità di poter acquistare giochi a prezzi vantaggiosi, magari approfittando delle varie offerte Amazon, o attraverso piattaforme digitali come Humble Bundle o Steam, ha fortemente disincentivato il lavoro dei pirati informatici. Perché perdere ore per trovare ed installare la crack quando, a pochi spiccioli, posso comprare il gioco originale?
Tuttavia il lavoro non è ancora completo, e la strada da percorrere è ancora lunga. L’eterno conflitto tra Denuvo e cracker forse non si placherà mai, sentiremo ancora le parole “Denuvo craccato”, ma quello che ci auguriamo è che tutti questi piccoli studi di sviluppo continuino a sfornare i loro piccoli capolavori. Sviluppatori come Tequila Works e Playdead non devono essere costretti a chiudere i battenti a causa della pirateria. In quel caso, tutti noi saremmo di fronte ad una sconfitta totale ed irreversibile.
This post was published on 2 Giugno 2017 17:42
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