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Stadia non produrrà più esclusive? La “colpa” è di Microsoft e Bethesda

Qualche tempo fa, Google ha chiuso tutti i suoi studi interni, cessando ogni progetto in essere sullo sviluppo di esclusive first party per Stadia e concentrandosi unicamente sul servizio di streaming offerto agli abbonati al servizio. Ebbene, a qualche settimana di distanza, potremmo aver trovato un “responsabile” di questa scelta che ha lasciato un po’ di amaro in bocca a tantissimi giocatori: l’acquisizione di Bethesda da parte di Microsoft.

Tutti sanno che, qualche mese fa, il colosso statunitense ha acquisito Zenimax e tutti i suoi studi interni, dando vita ad una delle più imponenti operazioni di quello che noi abbiamo definito “calciomercato videoludico“. Ma come si collega quanto ora detto sul cambio di rotta operato da Stadia?

Sembra proprio che la manovra della grande M abbia fatto aprire gli occhi a Google, rendendolo consapevole che, per produrre titoli esclusivi di peso, occorrono investimenti miliardari e protratti nel tempo. Proprio in base a quanto ora scritto, insieme magari a delle difficoltà legate ad eventuali ritorni di investimento, i piani alti hanno deciso di concentrare i loro sforzi unicamente sui servizi di cloud gaming di cui Stadia, allo stato attuale, rappresenta il miglior esponente.

La domanda che molti si staranno ponendo in questo momento è la seguente: Google non possedeva i know how e le conoscenze necessari per approdare nel mondo del gaming? Sembra incredibile anche solo da pensare, in quanto lo stesso Phil Harrison, messo a capo di Stadia, non era decisamente l’ultimo arrivato. Tuttavia, non è raro che questi giganti dell’economia spesso muovano passi di questo genere senza avere la piena consapevolezza di ciò che stanno facendo.

È quasi inutile sottolineare che Stadia è e continuerà ad essere il punto di riferimento per lo streaming videoludico (basti ricordare che, giusto un paio di mesi fa, rappresentava la miglior piattaforma su cui poter giocare Cyberpunk 2077), tuttavia assistere alla chiusura dei vari studi interni di Google rimane un colpo difficile da incassare.

Restate sintonizzati per ulteriori news in merito.

This post was published on 17 Febbraio 2021 11:49

Claudio Albero

Nasce a Torre del Greco, una piccola metropoli alle falde del Vesuvio, nei favolosi anni ’80, che già però non avevano più niente di favoloso. Provano ad educarlo con Beatles e musica classica sin dalla più tenera età, ma lui, di tutta risposta, si appassiona all’ heavy metal ed ai videogame , spendendo un piccolo patrimonio in sala giochi, quando queste due parole erano ancora slegate dalle slot machine. Dopo aver mosso i primi passi su Sega Master System II con Alex Kidd, il Super Mario con le orecchie a sventola, si innamora dei platform, degli action/adventure e degli RPG, con particolare attenzione alla saga di Final Fantasy. Inguaribile sognatore con le radici saldamente ancorate nel passato, scopre la sua passione per la scrittura quasi per caso, in uno dei tanti pomeriggi passati tra i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli, dove si laureerà giusto qualche anno dopo, con una tesi in Diritto d’Autore basata sull’opera multimediale. Dopo aver scritto di attualità e musica su Lacooltura.it , Road TV Italia e Federico TV , approda sui lidi di Player.it , in cui comincia sin da subito ad apprendere e fare domande, guadagnandosi rapidamente il titolo di “ redattore rompiscatole del mese ”. Nonostante sia legatissimo alla grande famiglia di Player, non sono rare alcune sue incursioni su portali come Gameplay Café e Spazio Rock . Musica, videogame, concerti, boardgame, modellismo, fumetti, cinema e serie tv: tanti hobby diversi tra loro, ma collegati da un fil rouge che li unisce tutti: il divertimento . È proprio questo che cerca in un videogame, è proprio questo sentimento che muove le sue dita, ed è sempre il divertimento la sensazione che cerca di infondere nei suoi articoli. Al di fuori del mondo del gaming, indossa giacca e cravatta per mimetizzarsi nel mondo degli avvocati, esercitando la professione forense, con lo scopo di conoscere a fondo le “ regole del gioco ”, nonché di minacciare di far causa a chiunque al minimo pretesto.

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