Chiunque avesse mai avuto intenzione di comprare una qualsiasi console next gen senza prenotazione si è subito reso conto di aver commesso un imperdonabile errore. Xbox Series X|S e, soprattutto, Playstation 5 sono diventate introvabili, sia a causa delle difficoltà di produzione legate alla pandemia, sia a causa dell’operato dei “bagarini di console“, altrimenti detti scalper.
Parliamo di gruppi più o meno grandi ed articolati di persone che, grazie al supporto di bot velocissimi, riescono ad acquistare la quasi totalità di scorte di beni disponibili in quantità limitata, per poi rivenderli a prezzi super-maggiorati (si parla, nella maggior parte di casi, di scarpe di edizioni speciali e di console).
Niente di nuovo sotto il sole, direte voi: si tratta di una delle attività più vecchie e becere del genere umano. Ebbene no, c’è una strano evento da annoverare! La nota rivista Forbes ha intervistato uno scalper di nome Jordan, fondatore del gruppo The Lab che, di fatto, insegna ai suoi membri come utilizzare efficacemente i summenzionati bot per assicurarsi beni a tiratura limitata e di grande valore. Scorrendo la home del gruppo, è possibile leggere di tante storie di “successo“, di persone “normali” che, in breve tempo, hanno accumulato delle ingenti somme di denaro.
Dove sarebbe la novità? Nel fatto che questo scalper non sarebbe contento dell’opinione diffusa dagli organi di informazione circa la sua attività; secondo Jordan, i profitti, suoi e della sua “categoria“, avrebbero goduto di semplice cattiva stampa, e non sarebbero poi così diversi da quelli ottenuti da un qualsiasi altro imprenditore.
Anche i bagarini hanno un’anima?
No, non ce l’hanno.
O, se ce l’hanno, è solo perché non l’hanno ancora venduta al “giusto prezzo”.
Perdonate se, per un attimo, il sottoscritto mette da parte la sua “divisa da lavoro” e scende nel personale, ma sottolineare la verità è quantomeno doveroso. Il bagarinaggio è un fenomeno che si muove in una zona grigia, spesso non regolata nel dettaglio da norme giuridiche, e che quindi consente a gruppi di persone organizzate di rendere indisponibile un bene alla totalità dei consumatori, salvo poi rivenderlo ad un prezzo spropositatamente maggiore. Ciò che abbiamo visto accadere con il secondary ticketing nel settore della musica dal vivo si estende facilmente alla situazione in cui versa attualmente PS5.
“Sembra che ci sia MOLTA cattiva stampa su questa industria di incredibile valore e non credo che sia giustificata, tutto quello che stiamo facendo è di fare da intermediari per l’acquisto di oggetti in quantità limitata.”
Queste sono alcune delle parole riportate da Jordan nella sua intervista. Secondo lo scalper in questione, acquistare un bene a €500 e rivenderlo a quasi il doppio del prezzo non sarebbe un’attività illecita, anzi, rappresenta ciò che normalmente fa un qualsiasi uomo d’affari.
“Essenzialmente ogni azienda rivende i suoi prodotti. Tesco, per esempio, compra il latte dai contadini per 26p circa al litro e lo rivende a più di 70p al litro. Nessuno sembra mai lamentarsi nella misura in cui lo stanno facendo verso di noi.”
Da un punto di vista meramente teorico, il nostro piccolo working class hero non avrebbe detto nulla di errato, se non fosse per un piccolo dettaglio: Tesco compra determinate quantità di latte, non TUTTO IL LATTE presente sul mercato! Senza considerare che la celebre catena di supermercati britannica lo rivende a quel prezzo perché ha dei costi da affrontare (distribuzione, confezionamento e stoccaggio, solo per citare i primi che vengono in mente) che, ovviamente, non competono al nostro bagarino 2.0 e ai suoi sodali.
Come proteggersi dagli scalper?
Purtroppo non c’è una vera e propria ricetta per tutelarsi da queste “figure professionali“, se non quella di dare il giusto valore agli oggetti (spesso corrispondente al prezzo di mercato) e di dotarsi di tanta pazienza: perché prima o poi il bene tornerà disponibile.
D’altra parte, se qualcuno si impadronisse di tutta l’acqua presente sul mercato, per poi avvicinarvi e proporvi un acquisto ad un prezzo premium, voi cosa fareste? Per quanto riguarda il pacifista convinto che sta scrivendo il presente articolo, questo sarebbe uno dei casi in cui rubare l’acqua al bagarino sarebbe un atto dovuto, ma non prima di aver rifilato una papagna sul naso del nostro verme travestito da imprenditore.
Volendo tornare seri, non è possibile ignorare le difficoltà in cui gli scalper hanno ridotto migliaia (se non milioni) di gamer, che spesso hanno minacciato di morte i summenzionati business men con messaggi social decisamente poco lusinghieri, come lo stesso Jordan ha affermato di aver ricevuto.
Il buon Jordan, insieme al suo compagno di merende di nome Regan, ha continuato dicendo, in tempi duri come quelli segnati dal COVID-19, di non aver fatto altro che aiutare persone comuni a racimolare qualche soldo in più e, udite udite, di aver addirittura effettuato frequenti donazioni a scopi benefici (salvo poi non fare i nomi di alcuna associazione nello specifico).
Per voler concludere questa stramba vicenda, in cui si cerca di spacciare un’azione ai limiti dell’illegalità per un comune business, voglio sfoderare il mio miglior cerchiobottismo. Perché è vero che ogni scarrafone è bello a mamma sua, ma è altrettanto vero che, come diceva Confucio, anche se ci metti il parquet a terra, un c*sso rimane pur sempre un c*sso!