Activision ha trasformato lo studio del remake di Crash e Tony Hawk in una succursale di Blizzard

vicarious visions

Quella che stiamo per raccontare è presumibilmente una storia molto triste.
Vicarious Visions è, anzi no, era una software house che nel corso degli ultimi anni era tornata alla ribalta in seguito al rilascio di Crash Bandicoot N.Sane Trilogy prima e al rilascio di Tony Hawk’s Pro Skater 1+2 dopo.

Entrambi i titoli di cui parliamo sono da annoverarsi tra i giochi più interessanti usciti durante il corso dell’ultimo quinquennio per un semplice motivo: sono tra i migliori esempi di cosa voglia dire riportare ai giorni nostri un videogioco radicato nel passato senza modificarne l’essenza.

L’ultimo titolo a tema Tony Hawk’s Pro Skater, nello specifico, è stato recensito con toni particolarmente entusiastici qualche mese fa. Ecco, la notizia che vi stiamo per dare onestamente ci fa tutto meno che saltare dalla gioia.

Sembra che Activision abbia deciso di trasformare Vicarious Visions in una software house di supporto per i progetti Blizzard fonendo, di fatto, le due aziende.

La sicurezza in cambio della libertà?

Secondo quanto dichiarato da Gamesindustry.biz tutte e duecento i dipendenti di Vicarious Visions sono diventati di fatto dipendenti Blizzard e, da oggi in poi, si dedicheranno alle iniziative del colosso di Irvine.
Questo è stato un bel balzo in avanti per Jen Oneal, precedentemente studio head per VV, ora diventato vice responsabile allo sviluppo per i titoli Blizzard.
L’azienda rimarrà con sede ad Albany, New York.

Perché questa notizia in un certo senso ci sconvolge?
Perché VV era tutto fuorché un piccolo studio indipendente.
La compagnia nel corso degli ultimi anni si era dimostrata capace di vivere attraverso prodotti molto specifici, dal successo commerciale interessante mantenendo intatta l’attenzione al dettaglio dei videogiochi che fungevano da base al progetto.

La decisione presa da Activision sembrerebbe voler trasformare i dipendenti di VV in nient’altro che creatori di contenuti, più che di giochi, al servizio di brand e idee altrui. Ciò non è necessariamente un qualcosa di negativo ma sicuramente lascia l’amaro in bocca quando si ha a che fare con una software house che è riuscita meglio di tutti gli altri a proporre determinate tipologie di contenuto.

L’unica cosa in cui al momento vogliamo sperare è questa: che Blizzard metta al lavoro quel che resta di VV su di un remake con i crismi di Diablo 2.

Non ci sembra di chiedere tanto, no?