Se è vero che il mercato dei videogiochi in generale è uno dei pochi settori che sta uscendo indenne (per non dire in positivo) dalla pandemia di COVID-19, lo stesso non si può dire di alcune sue fattispecie specifiche, ad esempio i cabinati: con le limitazioni agli assembramenti e le chiusure delle sale giochi imposte in molti paesi del mondo, il settore ha registrato grandi perdite. In particolare, Famitsu ha riportato la notizia di un calo significativo nei ricavi generati da SEGA Entertainment, la divisione di SEGA SAMMY Holdings responsabile di arcade e cabinati vari.
Sono proprio tali perdite ingenti ad aver provocato la vendita dell’85,1% delle quote di SEGA Entertainment a Genda Inc., società giapponese specializzata nel business delle “amusement machines”, che diventerà proprietaria di tutte le macchine SEGA esistenti sul mercato. Anche se tali cabinati potranno mantenere il brand SEGA, non è chiaro quanto la casa madre, cui resta una misera quota di minoranza del 14,9%, sia intenzionata a rimanere nel business: se per il momento la produzione e vendita di cabinati continuerà, infatti, SEGA ha tuttavia annunciato che opererà un trasferimento di parte dello staff sul reparto console gaming (non è dichiarato se tale operazione comporterà dei licenziamenti di personale).
Altra conseguenza ad effetto quasi immediato sarà la dismissione dell’iconico SEGA building di Akihabara, il quartiere otaku di Tokyo, da sempre meta di appassionati del gaming provenienti da tutto il mondo. Il palazzo, già chiuso da settembre, svettava tra la moltitudine di vicoli affollati di negozi in cui andare in cerca della rarità da retrogaming che il nerd dentro di noi ha sempre sognato di agguantare (personalmente mi ha fruttato una cartuccia SNES di Final Fantasy V in condizioni mint e una confezione sigillata dell’edizione doppio disco di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty). I tempi degli arcade, già tramontati in Occidente, sembrano giungere al termine anche nella terra del Sol Levante, in cui la tradizione si è mantenuta viva e vegeta ancora oggi. Va detto che, per fortuna, ciò non suggerisce in alcun modo l’uscita di SEGA dal business del gaming, che in generale è più florido che mai.
La compagnia infatti continua a macinare successi in campo videoludico, per lo meno su lato software: come publisher, può contare sul successo mondiale dei titoli Atlus, a partire da Persona 5 che superato ogni più rosea previsione di vendita sdoganando il franchise Persona in tutto il mondo ed aprendo le porte del mercato occidentale ai prossimi capitoli della serie; come produttore, può festeggiare il successo del recente Yakuza: Like a Dragon, ultimo capitolo di un’altrettanto celebre serie, in arrivo sugli scaffali occidentali tra 5 giorni dopo aver raccolto il plauso della critica e del pubblico giapponese (è uscito a inizio anno in quei lidi). Sul lato hardware invece, tra impraticabili game-gear in formato portachiavi e la ben poco ergonomica Astro City di cui vedete sopra una foto, c’è un po’ da piangere, ma come sappiamo si tratta di un settore nel quale SEGA ha deciso di non scommettere più dopo il fallimento del Saturn. Nell’attesa che le cose possano cambiare in futuro da questo punto di vista, e con un po’ di nostalgia per le sale giochi che chiudono, possiamo comunque guardare con fiducia al futuro della compagnia in attesa del 2021, anno che si preannuncia foriero di grandi novità per quanto riguarda un certo porcospino blu.