È venuta alla luce una vicenda che ha destato molto scalpore fra gli appassionati di Dragonlance, una delle più antiche e celebri ambientazioni per Dungeons & Dragons. Margaret Weis e Tracy Hickman, autori storici della stessa, avrebbero fatto causa a Wizards of the Coast, casa produttrice di Dungeons & Dragons e titolare della proprietà intellettuale di Dragonlance, per i danni derivati dall’improvvisa violazione di un contratto relativo ad alcuni libri in avanzato stato di scrittura e revisione. Che cosa è accaduto di preciso?
Un paio di giorni fa, la giornalista Cecilia D’Anastasio ha segnalato su twitter che è stata depositata da Hickman e Weis una causa contro la Wizards of the Coast presso una corte distrettuale dello stato di Washington.
Nel testo della causa gli autori presentano la loro versione della storia in modo dettagliato. Nel 2017, essi avrebbero iniziato a negoziare con Wizards of the Coast per la scrittura di una nuova trilogia di libri legata all’ambientazione Dragonlance: l’accordo sarebbe stato poi perfezionato nel Marzo 2019, prevedendo la scrittura e la pubblicazione da parte della casa editrice Penguin Random House. Gli autori hanno iniziato immediatamente il lavoro di produzione, producendo una completa prima stesura del primo libro entro fine 2019 e ricevendo ogni incoraggiamento a proseguire.
Le cose sarebbero precipitate il 13 Agosto 2020, quando improvvisamente Wizards of the Coast avrebbe terminato l’accordo di licenza per la pubblicazione dei romanzi, comunicando che non avrebbe più approvato alcuna stesura dei testi. Gli autori sarebbero a quel punto proverbialmente caduti dalle nuvole, asserendo di non aver causato alcun motivo di rottura del contratto: tuttavia, il rifiuto della Wizard of the Coast di approvare i testi avrebbe avuto l’effetto concreto di rendere legalmente non pubblicabili i testi già scritti, danneggiando gli autori per un ammontare che nella causa è descritto come “non inferiore a 10 milioni di dollari“.
Weis e Hickman nel testo della loro causa fanno riferimento al forte clima di polemiche e alle contestazioni che hanno coinvolto la Wizards of the Coast durante l’estate 2020, e che potrebbero aver spinto Wizards of the Coast a prendere la decisione di infrangere il contratto.
In fact, at nearly the exact point in time of the termination, Defendant [WotC, ndr] was embroiled in a series of embarrassing public disputes whereby its non-Dragonlance publications were excoriated for racism and sexism. Moreover, the company itself was vilified by well-publicized allegations of misogyny and racist hiring and employment practices by and with respect to artists and employees unrelated to Dragonlance. Plaintiff-Creators [gli autori, ndr] are informed and believe, and based thereon allege, that a decision was made jointly by Defendant and its parent company, Hasbro, Inc., to deflect any possible criticism or further public outcry regarding Defendant’s other properties by effectively killing the Dragonlance deal with Plaintiff-Creators.
Weis e Hickman, insomma, affermano che la scelta di bloccare i nuovi libri sia stata presa da WotC per prevenire eventuali, nuove polemiche legate a contenuti potenzialmente non politicamente corretti presenti nei romanzi in corso di scrittura, sebbene fosse previsto negli accordi un forte potere di revisione e approvazione sui testi da parte della WotC stessa.
Wizards of the Coast non ha al momento fornito spiegazioni più precise per quanto accaduto.
Non è un mistero per nessuno il fatto che sia un anno complicato per la Wizards of the Coast. Il caso è avvenuto nel contesto del montare delle proteste e delle rivendicazioni anti-razziste negli Stati Uniti, legate al movimento Black Lives Matter e al tragico caso dell’uccisione di George Floyd. È difficile descrivere a chi non ha dimestichezza con la società e la cultura americane l’impatto che tali proteste hanno avuto in tutti gli ambiti della vita sociale americana, ma è chiaro che essa ha spinto molte aziende a riflessioni più o meno profonde, più o meno riuscite, più o meno sincere sui propri prodotti e messaggi.
Ad esempio, Wizards of the Coast ha annunciato in un celebre comunicato di desiderare una narrazione più inclusiva e sensibile all’interno dei propri prodotti legati a Dungeons & Dragons, ad esempio rifiutando stereotipi razziali nei testi dei giochi e lavorando alla creazione di uno staff quanto più possibile inclusivo.
Allo stesso tempo, WotC è stata anche coinvolta in aspre polemiche relative all’impiego di artisti accusati di essere apertamente razzisti come Terese Nielsen o alle accuse di strisciante razzismo all’interno della società mosse dal game designer ed ex collaboratore Orion D. Black, e per le reazioni (considerate talvolta bizzarre o ipocrite) della casa editrice a tali polemiche, come nel celebre caso delle carte bandite perché considerate razziste o offensive del Giugno 2020.
Nella causa depositata da Weis e Hickman viene citato anche Nick Kelman, attuale “Head of Story and Entertainment” alla WotC. Kelman viene descritto nella querela come una figura controversa a causa delle polemiche intorno a un suo romanzo, “Girls: A Paean“, accusato da alcuni media di promuovere misoginia e pedofilia in rete, lasciando intendere probabilmente che sia una persona inadatta al ruolo.
La parte di Kelman nella storia inizia nel Giugno 2020, quando viene assegnato da WotC alla supervisione editoriale del progetto Dragonlance insieme a Paul Morrissey, sostituendo Liz Schuh e Hilary Ross. In seguito al suo ingresso, egli chiese numerose modifiche al manoscritto in relazione ai temi dell’inclusività, richieste che sarebbero state puntualmente raccolte da Weis e Hickman: tanto che questi, abbastanza sicuri del fatto che le cose stessero procedendo senza problemi, informarono WotC di aver terminato la prima stesura del secondo libro.
Il diffondersi della notizia ha causato (e sta ancora causando) un grande numero di reazioni da parte degli appassionati, che hanno vocalmente espresso il proprio disappunto su Twitter, Facebook, Reddit e molti altri canali.
Molti piangono per il lavoro di Weis e Hickman, che ora difficilmente vedrà la luce: essendo WotC proprietaria della licenza Dragonlance, gli autori non possono legalmente pubblicare alcunché dei corposi materiali già prodotti – e la cosa è da molti considerata particolarmente scandalosa, essendo essi gli autori originali di Dragonlance, ed essendo Dragonlance una ambientazione per Dungeons & Dragons particolarmente celebre, iconica e amata.
Altri ancora lamentano che la “political correctness” della Wizards of the Coast è una mossa insincera oppure legata a sensibilità eccessive, e in alcuni casi considerandola alla stregua di una vera e propria censura su contenuti che proprio per la loro natura fantastica sarebbero da considerare estranei al dibattito del mondo reale su razzismo, sessismo e più generale inclusività.
Come detto, mancando una dichiarazione ufficiale di una delle parti in causa è difficile comprendere se vi sono o meno ulteriori aspetti da prendere in considerazione per giungere a una completa comprensione di quanto accaduto. Tuttavia è abbastanza palese il desiderio della WotC di bloccare in modo specifico il progetto Dragonlance: forse non è nemmeno una questione legata agli autori, perché nello stesso periodo è stato pubblicato il prodotto Curse of Strahd Revamped, la riedizione della campagna Curse of Strahd pubblicata nel 2017 con la collaborazione proprio di Tracy Hickman.
Più in generale il dibattito pubblico relativo ai temi dell’inclusività, esploso in modo drammatico negli Stati Uniti ma che da tempo infiamma i dibattiti e le tastiere in tutto il mondo, è per certo destinato a non fermarsi e a fare emergere altre questioni di questo tipo.
È difficile non provare simpatia per Margaret Weis e Tracy Hickman, storici autori di personaggi come Raistlin, Caramon, Strahd Von Zarovich e Lord Soth, solidarietà per il lavoro e il denaro perduti, e dispiacere al pensiero di nuove storie di Dragonlance che forse non vedremo mai. Viene certamente da domandarsi se forse Wizards of the Coast non potesse agire in modo differente per tutelarsi senza privare i fan di Dragonlance di nuove meravigliose storie.
Allo stesso tempo, il contesto della questione statunitense su razzismo e inclusività è tale da rendere probabilmente impossibile ad aziende come Wizards of the Coast il non mettere in campo tentativi più o meno sinceri, più o meno efficaci, più o meno gradevoli di rappresentare in modo adeguato le voci delle minoranze e la legittima richiesta di vastissime aree di pubblico relativa a narrative più moderne, appropriate e inclusive.
Ci sentiamo quindi di dire che la dignità delle persone, l’emergere di voci che fino a ieri erano costrette a tacere e il divertimento al tavolo da gioco per tutti coloro che vi si possono incontrare sono valori importanti, per i quali vale la pena di combattere delle battaglie e di effettuare dei cambiamenti più o meno grandi. Conciliare queste concrete e innegabili necessità del mondo in cui viviamo con i gusti degli appassionati tuttavia si rivela spesso decisamente complicato.
This post was published on 23 Ottobre 2020 15:48
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