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Da quest’anno i Game Awards premieranno “i giochi più accessibili”

Quello dell’accessibilità dei videogiochi– ovvero della necessità di rendere un prodotto fruibile anche a diversamente abili attraverso una serie di opzioni-è un tema molto vivo nel discorso pubblico sul nostro medium preferito e anche Game Awards sembrano iniziare a tenerne conto.

In un tweet Geoff Keighley ha infatti annunciato l’introduzione della categoria di premio “Innovation in Accessibility” e, raggiunto da Venture Beat, ha spiegato che la giuria dei Game Awards “reclutando” specialisti dell’argomento ai quali sarà chiesto di valutare i giochi anche sotto il profilo dell’accessibilità.

Un modo per riconoscere agli sviluppatori il loro impegno per rendere i loro giochi sempre più inclusivi.

La notizia può sorprendere piacevolmente, ma in realtà l’introduzione di questa categoria sembra semplicemente rispondere a dei trend molto diffusi nell’industria dell’ultimo periodo. Non dimentichiamoci infatti che fra i favoriti per il Game of the Year c’è The Last of Us Parte II, un titolo che ha all’interno ben 60 opzioni di accessibilità per i giocatori, portando il tema al centro della scena.

The Last of Us Parte II è stato riconosciuto come uno dei giochi più “accessibili” di sempre

Tuttavia, il gioco di Naughty Dog non è solo: Ghost of Tsushima, Star Wars Jedi: Fallen Order e Overcooked hanno infatti puntato su questa tematica, ed è certo che in futuro i giochi saranno sempre più attenti a questo aspetto.

Game Awards e pandemia

Assieme alle novità sulle categorie, Keighley ha ovviamente trattato la questione pandemia e delle sue ripercussioni sui Game Awards.

Come già accaduto durante la stagione degli eventi estivi la manifestazione sarà rigorosamente in streaming, verrà trasmessa in diretta da diverse location situate a Los Angeles, Londra e Tokyo e sarà composto da vari collegamenti fra le tre location con spettacoli musicali, annunci di nuovi giochi e, ovviamente, le premiazioni. Largo spazio sarà dato al pubblico, tramite vari strumenti social.

Goeff Keighley durante i The Game Awards 2019

“Stiamo cercando modi in cui le persone possano vivere lo spettacolo in modi diversi”, ha detto Keighley. “Vogliamo che le persone si sentano parte [di esso]e interagiscano in modi diversi. Stiamo pensando al “metaverso” e all’idea di persone che si riuniscono online per celebrare lo spettacolo“.

Cosa vi aspettate dai Game of the Year 2020? Avete già iniziato a fare il tifo per qualche gioco in particolare?

This post was published on 24 Settembre 2020 10:04

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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