Il mondo del videogioco, oggi, è ormai un mondo di servizi e di store intrecciati fra loro che portano spesso a risultati kafkiani, specie quando servizi diversi si sovrappongono (non una cosa così inusuale). E’ il caso di quanto sta accadendo in queste ore fra l’App Store e xCloud, il nuovo servizio di streaming videoludico di Microsoft.
La storia è iniziata da una serie di nuove linee guida di Apple che permettono agli utenti di accedere a servizi come Stadia o xCloud dai propri dispositivi Apple, un certo passo avanti per una casa che solo fino a qualche tempo fa aveva preferito mantenere la propria tradizionale indipendenza dagli altri brand vietando questa possibilità.
Tuttavia, anche questi nuovi termini di utilizzo sono lontanissime dal soddisfare Microsoft.
Apple impone infatti alle terze parti di inserire i giochi in streaming nei loro cataloghi direttamente all’interno dell’App Store e non, come di consueto, all’interno di un’app dedicata a xCloud o Stadia. Questo, lamenta Microsoft, costringerebbe a creare una pagina gioco per qualsiasi titolo, un’operazione lunga e a suo modo problematica.
Questa la dichiarazione ufficiale di Microsoft:
[La mossa di Apple] rimane una brutta esperienza per i clienti. I giocatori vogliono entrare direttamente in un gioco dal loro catalogo curato all’interno di un’app, proprio come fanno con i film o le canzoni, e non essere costretti a scaricare più di 100 app per giocare a singoli giochi dal cloud. Ci impegniamo a mettere i giocatori al centro di tutto ciò che facciamo e fornire una grande esperienza è il fulcro di questa missione.
Al di là della crociata contro la scomodità o le senza dubbio molto esigenti pretese di Apple, ciò tuttavia appare evidente il fatto che a non andare giù a Microsoft (e, crediamo, Google) sia che le politiche di Apple potrebbero danneggiare l’immagine stessa dei loro servizi agli occhi dell’utenza.
Immaginate se da domani Netflix fosse costretta a mettere i film sullo store del device che usate per vederla uno a uno, in modo “sciolto” e non più attraverso un unico contenitore che li raggruppi e dà un servizio di catalogazione e supporto efficienti: capirete voi che non si perderebbe soltanto una buona fetta di intuitività, ma sarebbe proprio il senso dell’operazione a mancare.
Quella che sembrano delle problematiche molto pragmatiche potrebbero in realtà celare l’ennesimo tentativo di sciabolata e ricerca di indipendenza da parte di una Apple che ha sempre puntato a un’indipendenza spinta, ai limite della ricerca dello scontro.
Come finirà?
I due eterni rivali Microsoft e Apple troveranno un nuovo campo di contesa?
Microsoft si limiterà a rinunciare all’App Store, e alle potenziali entrate che potrebbero derivare dalla presenza di xCloud in esso?
In un mondo del gaming in cui l’offerta delle grandi produttrici di dispositivi di videogiochi diventano servizi come xCloud, Apple e le sue politiche possono diventare una notevole spina nel fianco?
This post was published on 12 Settembre 2020 11:17
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