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E’ ufficiale: la serie di The Last of Us racconterà (di nuovo) gli eventi del gioco

Quando negli scorsi mesi HBO e Naughty Dog annunciarono una serie televisiva tratta da The Last of Us (qui la news), tutti gli appassionati del brand si guardarono attorno sospesi fra il meravigliato e il perplesso.

Se infatti da un lato era piacevole l’idea di rivivere in formato televisivo uno dei videogiochi più narrativamente perfetti delle ultime generazioni, dall’altra rimaneva il dubbio su “come” HBO intendesse affrontare del materiale già di per sé perfetto (e reso ancora più valente da un The Last of Us Parte II che ha raggiunto nuovi traguardi nell’unire cinema e videogioco).

Ora abbiamo qualche sicurezza in più.

Intervistato da IGN, Craig Mazin, responsabile del progetto e sceneggiatore (nonché autore di Chernobyl, fra i grandi successi della scorsa stagione) ha confermato che il “suo” The Last of Us sarà un serial che riprenderà la trama del primo episodio della serie Naughty e ne rielaborerà il narrato in modo da espanderlo e riempire alcuni “punti vuoti” del videogioco.

Mazin ha poi affermato che The Last of Us di HBO apporterà dei cambiamenti ad alcuni eventi del gioco, ma che lo farà con l’unico obiettivo di migliorare alcuni elementi. Di fatto secondo lo sceneggiature si tratterà di un’operazione creativa nuova di zecca che partirà dal racconto originale per rinarrarlo in un formato innovativo.

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Signori, sicuri che sia la strada giusta?

L’obiettivo di Mazin è chiaro: perché non andare sul sicuro e omaggiare i fan del brand con un prodotto che dia corpo e forma “fisica” a una storia tanto amata? Perché non chiamare (per dire) Hugh Jackman e (per dire) la Millie Bobby Brown di Stranger Things a incarnare una delle migliori coppie di protagonisti viste su console, per poi metterla di fronte agli stessi eventi già giocati per poi incassare urla di gioia dei fan?

Un’operazione semplice e pulita, soprattutto di fronte a un fandome che si è dimostrato conservatore ai limiti del reazionarismo spicciolo in occasione dell’uscita di Parte II (sì, era una frecciatina) e che porterebbe indubbi vantaggi.

Tuttavia, se le cose stanno così sento già un po’ di delusione per un’operazione che poteva essere davvero innovativa. Il rischio è infatti quello di una straordinaria minestra riscaldata che poco potrebbe aggiungere al brand.

Potrebbe, certo, perché l’arma dell’adattamento è potente e Mazin un professionista quotato che potrebbe sorprenderci prendendo il lavoro di Druckmann e compagnia e portandolo a un livello di intensità ancora maggiore, complice il format seriale.

Va detto inoltre che i margini per espandere la storia ci sono. Il racconto strutturato in capitoli lascia infatti vuoti molti segmenti del narrato, che potrebbero essere riempiti in modo originale.

Tuttavia, la paura di ritrovarci di fronte a una sorta di The Walking Dead con più personalità e due protagonisti straordinari c’è. Il postapocalittico è un genere che tende a soffocare l’originalità e a creare prodotti mainstream, soprattutto a causa del suo essere ormai troppo diffuso e abusato e neanche un prodotto di punta come The Last of Us potrebbe essere immune.

Il The Last of Us che vorrei

E dire che quel setting fornisce una marea di spunti per prodotti interessanti. Per esempio sarebbe straordinario vedere una serie di almeno tre stagioni, o anche solo una miniserie, che raccontasse ciò che accade a Jackson nei quattro anni che passano fra il primo e il secondo episodio.

Pur essendo sempre presente il rischio di rivedere una copia delle dinamiche di un The Walking Dead le storie da raccontare sarebbero tante e tutte interessanti.

Sarebbe bello, per esempio, vedere come Ellie si sia fatta strada nella comunità e abbia conosciuto i suoi primi amori seri, come Joel abbia collaborato con Tommy per il bene della comunità, o come il contrabbandiere abbia fatto i conti con quel che ha fatto al termine del primo gioco della serie.

Per non parlare della possibilità di mettere in scena storyline sfiziose come per esempio l’infiltrazione di una spia delle Luci a Jackson per indagare su Ellie.

Ma a quanto pare, stando alle parole di Mazin, non dobbiamo aspettarci niente di tutto questo.

Almeno per il momento: in caso di successo di una prima stagione, chissà che direzioni potrebbe prendere un progetto così ambizioso.

Che dire… incrociamo le dita.

This post was published on 1 Agosto 2020 11:35

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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