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Kojima, Ito e il gioco horror, quando la bocca dovrebbe rimanere chiusa

No, non nascerà alcun gioco horror dalla fantomatica collaborazione tra Hideo Kojima e il mangaka Junji Ito, è stato un misunderstanding.

Nella giornata di ieri, abbiamo riportato le dichiarazioni di Junji Ito, uno dei maggiori esponenti del genere horror nell’universo manga, con cui l’autore giapponese aveva praticamente annunciato una collaborazione tra lui e Hideo Kojima per la realizzazione di una nuova IP horror.

Ebbene, c’è stato subito un dietrofront che Ito ha dovuto fare costatando quanto le sue parole avessero fatto il giro del web. Sul proprio account Twitter, il mangaka ha pubblicato il seguente post:

La traduzione – In un’intervista passata, ho detto di aver ricevuto un’offerta dal signor Kojima, ma in realtà, è stata un’osservazione fatta ad una festa in cui ha detto: “Se c’è un’opportunità, potrei chiedere il tuo aiuto”. Mi scuso con il signor Kojima e tutti i fan a cui potrei aver dato false speranze.

E no, non è proprio la stessa cosa. In primo luogo, ci sentiamo noi di Player.it in dovere di chiedere scusa ai lettori per aver gettato qualche goccia di benzina sul fuoco, considerando anche quanto siamo contrari ai leak, come potete leggere nel nostro speciale.

A nostra discolpa, però, va detto che in questo caso non possiamo parlare di rumor o leak perché le dichiarazioni sono uscite dalla bocca di un diretto interessato, ma la situazione venutasi a creare ci permette di fare un’ulteriore considerazione: perché non si riesce a tenere la bocca chiusa?

Se un leak è fastidioso e irritante, figuriamoci una dichiarazione, che poi viene ritrattata, da parte di una personalità da cui ci si aspetterebbero solo informazioni sicure. Non vogliamo essere maligni nei confronti di Ito che, sicuramente, non l’avrà fatto con malizia, però non riusciamo a capire i motivi che portano un addetto ai lavori a straparlare anche quando non c’è nulla di cui discutere.

Chi è rimasto perplesso, sorpreso, affranto dalla cancellazione di Silent Hills è ora un po’ più suscettibile, pertanto sarebbe auspicabile un miglior uso della parola e dei mezzi di comunicazione, considerando che il web non dimentica mai nulla e diffonde alla velocità della luce.

Questa non vuole essere un’invettiva, neanche uno sfogo, ma solo l’amara constatazione del fatto che ormai è diventato difficilissimo orientarsi tra notizie vere e presunte, tra virgolettati fraintesi e illazioni inventate di sana pianta. Una dose di colpa ce l’abbiamo anche noi giornalisti, sempre di corsa, con la tastiera fumante, spaventati dall’eventualità che qualcuno possa aver riportato la notizia prima di noi.

Questa frettolosità viene aizzata dalle mollichine che vengono lasciate in giro per stuzzicare l’appetito dei fan. Ribadiamo, non è il caso di Ito che non era intenzionato a fare il leaker di se stesso o di Kojima, appurato anche il fatto che questo gioco horror non esiste, altresì la sensazione è che, nolenti o volenti, si sia entrati un po’ tutti in questo vortice che avvolge ogni cosa per poi sputarla fuori casualmente.

Le precauzioni devono essere prese da ambo le parti: da un lato è chiaro che non si possa far diventare notizia ogni folata di vento, dall’altro dovrebbe esserci l’accortezza di non aprire bocca con leggerezza scatenando un tornado che, si sa, non si ferma davanti a niente.

This post was published on 28 Luglio 2020 12:19

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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