Un recente studio di un’università neozelandese ha scoperto la bassa correlazione tra videogiochi e comportamenti aggressivi. Non è la prima volta che uno studio accademico rigetta la tesi che vede i videogiochi come principali cause del comportamento violento in bambini e in giovani adolescenti.
I ricercatori della Massey University, capeggiati da Aaron Drummond, hanno riesaminato 28 studi portati avanti dal 2008 che mostravano una minima ma statisticamente significativa correlazione tra il giocare ai videogiochi e l’adozione di comportamenti aggressivi.
La teoria alla base di queste ricerche è la seguente: se l’abitudine del videogiocatore a fruire di videogiochi violenti si fosse protratta nel tempo, avrebbe avuto degli effetti tangibili anche sul suo temperamento e la sua personalità. Tuttavia, non è emerso in quanto tempo potesse avere luogo questa modifica comportamentale.
I ricercatori neozelandesi hanno stabilito che la correlazione tra l’abitudine del videogiocatore a giocare a titoli violenti e il cambiamento del suo temperamento è pari a zero.
I ricercatori invitano psicologi e associazioni come l’American Psychological Association ad essere “fiduciosi” dei risultati e non lasciarsi intimorire da quella piccola percentuale che vuole i videogiochi come responsabili di un comportamento aggressivo che può essere condizionato anche dalle singole peculiarità di ogni individuo.
Un’ulteriore ricerca condotta dalla University of South Wales, in Australia, nel 2018 ha portato a questi risultati: le persone abituate a giocare a titoli violenti sono meno impressionabili alla vista di altre immagini violente prese da altri contesti e più inclini al decision-making. Questo fenomeno prende il nome di “cecità indotta dalle emozioni“.
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This post was published on 22 Luglio 2020 17:09
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