Fin dal suo annuncio The Last of Us Parte II è stato al centro di numerose discussioni in merito svariati suoi aspetti, inclusi le scelte narrative del comparto creativo e alcuni contenuti ritenuti “divisivi” da parte del pubblico, divenendo uno dei giochi più chiacchierati di fine generazione. Di tutti questi argomenti tuttavia il più delicato sembra essere quello che forse contiene degli elementi realmente critici per l’immagine del capolavoro Naughty, ovvero l’accusa di crunch culture ai dirigenti del team, che ora lo stesso Neil Druckmann ha voluto prendere di petto.
Intervenendo in una puntata del podcast di Troy Baker (il celebre attore che ha prestato la voce a Joel), Druckmann ammette di non essere riuscito a dirigere i suoi dipendenti in modo da offrire loro un sereno compromesso fra attività lavorativa e sfera personale, una dichiarazione che sembra in qualche modo confermare le accuse rivolte dal reporter di Kotaku Jason Schreier qualche mese fa.
Argomentando queste accuse tuttavia Druckmann ha fatto riferimento al fatto che se di crunch time si è trattato esso è stato frutto di una “scelta condivisa” da parte del team, i cui esponenti avrebbero scelto in modo spontaneo di investire molta parte del loro tempo libero lavorando su alcuni aspetti del gioco molto complessi come, per esempio, le tante opzioni per l’accessibilità.
Una situazione spinosa
Si tratta com’è ovvio di un argomento spinoso e, in definitiva, piuttosto scomodo.
La quantità di dettagli presenti in ogni livello di The Last of Us Parte II lascia intendere come il lavoro di Naughty Dog sia stato di una qualità molto alta e appassionata, capace di raccontare decine di piccole storie al giocatore a ogni minuto passato in-game. Un lavoro svolto senza dubbio con abnegazione e impegno.
Difficile è, tuttavia, capire quale sia la verità rispetto alla situazione interna di produzioni del genere. Al momento la situazione raccontata in parte dalla stampa e in parte dalle dichiarazioni di Druckmann restituisce un quadro sfaccettato, nel quale si sommano da una parte la giusta volontà di fare luce sulle controversie e dall’altro la volontà del director di difendere la sua opera e la sua azione.
Avremo mai una risposta chiara su cosa sia accaduto in Naughty negli ultimi anni? Forse, e forse fra molto tempo.