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Assassin’s Creed Valhalla manda in pensione le quest secondarie… o quasi

Assassin’s Creed Valhalla sembra preparare i suoi giocatori a vivere un’avventura open-world davvero immersiva e i dettagli diffusi dal suo narrative director in merito alla struttura delle quest secondarie sembrano confermarlo.

Stando ad alcune dichiarazioni di Darby McDevitt, il responsabile del comparto storytelling del gioco, l’obiettivo del team è stato quello di eliminare la classica contrapposizione “main quest vs side quest”: durante la nostra esplorazione e lo svolgimento delle main quest, il nostro personaggio incontrerà una serie di eventi casuali da affrontare.

Un fatto necessario, a livello di plot, per simulare il fatto che giocando nei panni di Eivor saremo dei guerrieri invasori delle isole britanniche: l’idea di dare al nostro personaggio delle missioni attraverso persone del posto è infatti alquanto impossibile da realizzare (in fondo collaborazioni fra invasori e aggrediti sarebbero difficilmente giustificabili, non credete?).

Tutto questo lascia presagire come di fatto il gioco capace di darci molta libertà di approccio all’esplorazione delle location con l’obiettivo di farci imbattere in una marea di attività e situazioni da affrontare, piuttosto che relegarci all’interno della classica struttura “a contratti”.

Nulla di nuovo sotto il sole rispetto ad altri titoli se ci pensiamo, ma senza dubbio un approccio meno forzato al modo in cui prenderemo parte agli eventi minori del gioco.

Che ne pensate? Trovate che questa filosofia possa sposarsi con quella di Assassin’s Creed?

This post was published on 13 Luglio 2020 10:37

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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