Nonostante sia il parto di una produzione che potrebbe essere definita “di nicchia”, The Medium è stato uno dei titoli più interessanti dell’Inside Xbox di ieri pomeriggio (qui tutti i dettagli). Un titolo dalle atmosfere inquietanti, dark e con un pizzico di citazionismo per il survival horror “che conta”.
Fra uno scorcio che sembra uscito dall’indimenticabile Alan Wake e una soundtrack realizzata in collaborazione col compositore di Silent Hill Akira Yamaoka, The Medium ha tutte le carte in regola per rappresentare la prova del fuoco e il level-up per Bloober Team, uno dei team più importanti del panorama dell’horror videoludico.
Un cambio di passo
A partire dal 2016 Bloober Team ci ha portato in una bellissima e inquietante casa stregata e in un cinema maledetto nei due Layers of Fear, ha (ri)portato il brand di Blair Witch nelle console e nei PC con la sua trasposizione uscita lo scorso anno, ma ha anche avuto il coraggio di sperimentare la fusione di generi diversi con Observer, di cui è prevista una nuova edizione next gen dal titolo di Observer System Redux.
Ora, con The Medium, sembra voler alzare la posta in gioco e aspirare a un posto d’onore negli annuali dell’horror videoludico, e a parere di chi scrive il segnale più eclatante sta in quello che potrebbe essere in un dettaglio all’apparenza secondario.
“Vogliamo davvero aumentare l’immersione (…) e l’immersione è diversa quando vedi il tuo personaggio e gli altri all’interno delle cutscenes [nb: di norma i giochi Bloober non hanno cutscenes, preferendo una narrativa più “naturale” nella quale il giocatore è protagonista in toto].”
Per un veterano o comunque estimatore del genere, si tratta di un cambiamento abbastanza profondo e forse ricco di significato.
Penso a un titolo che ho amato molto, come Lyers of Fear. Bellissimo, spaventoso, un trip mentale perfetto, con un solo difetto: raccontava davvero poco del nostro alter-ego e l’identificazione era data soltanto da una questione di prospettiva. Certo, non che i pochi dettagli sul nostro personaggio in Outlast II o LoF non riuscissero a farci empatizzare con lui, tuttavia l’impressione è ora che Bloober senta la necessità di qualcosa di diverso, qualcosa di più narrativo (non ha caso sempre Piejko parla di “gioco concepito come un film”) e di impatto. E non è un caso che la protagonista di The Medium sia anche la prima, nella storia del team, ad avere un background profondo e sviluppato.
L’incubo è “dentro di noi”
La storia di Marianne è la storia di una donna a cavallo fra i due mondi, il nostro e quello dei morti, dell’oltre, rappresentato da alcuni degli scorci visivamente più interessanti del trailer mostrato ieri, e tutto lascia pensare che proprio su questo fatto si baserà tutta la forza psicologica e narrativa del gioco.
Un cambiamento non da poco.
Se fino a ora i titoli Bloober avevano come protagonisti classici personaggi da film horror, figure per forza di cose “semi-anonime” e “semplici spettatrici” di vicende terribili, Marianne, quello che è, il suo potere, la sua “dimensione narrativa”, potrebbero diventare il vero e proprio motore narrativo del gioco.
Bloober Team, partito come piccolo studio indipendente con a disposizione risorse non altissime, a un anno dal debutto americano con Blair Witch, sembra pronta a spiccare il salto nel mondo dei “big” in tutto e per tutto, e questo potrebbe decretare la sua definitiva consacrazione, e quale miglior modo di una storia con tutte le caratteristiche del perfetto thriller psicologico all’americana, prima fra tutti una protagonista di spessore?