Avete presente quelle terribili soap operas ricche di svolte nella trama abbastanza patetiche? Bene, forse la vicenda editoriale di The Last of Us-Part II sta prendendo quella piega. Dopo il rinvio a data da destinarsi, l’affranta intervista a un Neill Druckmann disperato per questo nuovo intoppo nel lancio, arriva un evento che sembra allontanare le speranze di vedere il gioco a breve (magari alla fine della crisi del Covid-19, come sarebbe logico): The Last of Us-Part II è infatti stato rimosso dal PlayStore, dov’era disponibile per il pre-order (modalità d’acquisto di sicuro seguita già da molti fan).
Resta assicurato che le copie digitali già acquistate rimangono in possesso dei legittimi proprietari, ma al momento non è più possibile acquistarne altre.
E’ necessario fare un minimo di analisi. La vicenda puzza abbastanza, soprattutto a chi l’ha seguita nelle ultime settimane e ha letto tutte le interviste.
Sia in occasione dell’annuncio di rinvio del gioco, sia nell’intervista di sabato al podcast ufficiale di PlayStation Druckmann aveva assicurato che il motivo dello slittamento dell’uscita del gioco dal 29 maggio a data da destinarsi aveva come cause l’impossibilità di fare degli “ultimi ritocchi” al gioco in smart-working e le difficoltà di distribuzione delle copie fisiche del gioco.
E va bene, sono motivazioni che possono anche avere un senso (anche se colpisce che un gioco in sviluppo da quattro anni sia ancora in fase di “ritocco” a poco più di un mese dal lancio programmato dopo due slittamenti e voci di continui crunch).
Ma perché togliere il gioco dalla modalità pre-order se davvero siamo a uno stadio così avanzato dei lavori programmati? Insomma, per quanto la crisi pandemica possa essere pesante e protrarsi a oltre l’estate stiamo parlando di un gioco in dirittura d’arrivo e in sviluppo da quattro anni, per il quale, nonostante i normali aspetti da affinare, un pre-order dovrebbe essere più che giustificato (anche perché, se il gioco è stato disponibile fino a poche ore fa… perché rimuoverlo solo ora?).
Capirete che il sospetto di qualche problema c’è e focalizzare l’attenzione sulla loro esistenza sembra necessario, anche al di là della semplice delusione per il rinvio.
Già negli scorsi giorni c’era il sospetto che Naughty Dog avesse utilizzato strumentalmente la crisi contingente per un nuovo rinvio strategico per rimettere ancora mano al gioco.
La domanda è: sicuri di non stare tirando troppo la corda della fiducia? Perché, con tutte le possibili scusanti contingenti del rinvio, quest’ultima mossa scredita tutte le buone ragioni addotte solo poche ore. Forse sarebbe il caso di essere più chiari in certe dinamiche produttive e nei report dei lavori, evitando mosse con un impatto comunicativo molto ambiguo soprattutto per rispetto degli acquirenti e dei sostenitori, soprattutto in momento convulsi come questi.
This post was published on 7 Aprile 2020 10:55
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