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The Last of Us-Part II: Neill Druckmann parla del rinvio

Il rinvio di The Last of Us Part II è stata la doccia fredda della scorsa settimana, e nella serata di sabato Neill Druckmann è intervenuto sul podcast ufficiale di PlayStation per commentare ampiamente la notizia.

Di fatto Druckmann ha ripetuto che le due sono motivazioni di base della decisione: da un lato le difficoltà di lavoro sugli ultimi ritocchi al gioco in smart working e dall’altro le difficoltà logistiche della distribuzione delle copie fisiche a causa delle limitazioni ai trasporti dovute al Covid-19.

Distribuzione digitale: perché no?

Il tassello fondamentale dell’intervista è tuttavia quello in cui Druckmann affronta il tema distribuzione digitale del gioco.

The Last of Us-Part II, nota infatti l’intervistatore, potrebbe essere comunque rilasciato su PlayStation Store nella sua versione non-fisica. Druckmann, pur rivelando che ancora non è stata presa una decisione definitiva in merito, si è detto contrario a quest’opzione, affermando che il problema per lui sarebbe meramente “etico”: prima di tutto, una distribuzione separata sarebbe ingiusta nei confronti di chi aspetta il gioco in edizione fisica.

In secondo luogo, per Druckmann non tutti i paesi disporrebbero di una rete in grado di permettere uno scaricamento rapido ed effettivo del gioco, cosa che porterebbe molti utenti a non poter godere appieno di The Last of Us-Part II. Una cosa per Druckmann abbastanza impattante, in quanto a quel punto la distribuzione digitale diverrebbe anche la principale modalità di accesso degli utenti al prodotto.

E perché non far uscire una demo?

Altra domanda “scottante” è stata quella relativa all’assenza di una demo del gioco sullo store, la cui diffusione renderebbe forse l’attesa per il kolossal Naughty Dog meno frustrante per i fan. Il game designer risponde che al momento la produzione non dispone di niente del genere e che anche le vecchie demo rilasciate per la stampa (come questa qui, dell’E3 2018) presentano il gioco a uno stadio troppo obsoleto, che non permetterebbe al giocatore di comprendere appieno il potenziale dell’opera.

In tutto ciò ovviamente Druckmann non ha mancato di lasciar trasparire frustrazione per la situazione paradossale, con un prodotto atteso da quattro anni, praticamente pronto ma impossibile da lanciare sul mercato a causa di fattori contingenti.

La speranza è tuttavia che quello legato al Covid-19 sia solo un incidente di percorso, e che The Last of Us-Part II approdi nelle nostre console il più presto possibile (per piacere, senza ulteriori ritardi).

This post was published on 6 Aprile 2020 13:52

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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