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Valve tira fuori il banhammer e elimina 40.000 account di Dota2

Se non siete avvezzi al mondo dei videogiochi multigiocatore concetti come puffing, smurfing o personaggi come gli account booster potrebbero esservi alieni.

Riassumiamola così: se volete che un titolo multigiocatore risulti divertente, affabile ed in grado di sopravvivere sulla media/lunga durata, come sviluppatori avete l’obbligo morale di fare in modo che queste figure non inizino a popolare il vostro gioco; esattamente come accade per i cheater.

Dota 2, come praticamente ogni altro videogioco online, ha i suoi problemi di community legati a queste tipologie di giocatori. Valve ha però deciso di utilizzare il pugno duro contro queste tipologie di problemi ed ha tirato fuori il famoso banhammer, bandendo oltre quarantamila giocatori per abuso di matchmaking.

Vediamo insieme cosa vuol dire questo.

Dota 2 è pieno di giocatori indesiderati.

Il tweet dell’account ufficiale di Dota 2 è chiaro come il sole a mezzogiorno. Valve ha bandito quarantamila giocatori per abuso di matchmaking. Nei commenti, oltre a lamentele di variopinto tipo (perché si sà, nessuno è in grado di dire “grazie per aver fatto questo” ma tutti si sentono in dovere di dire “dovevate fare quest’altro), è possibile trovare anche qualche dettaglio su ciò che viene considerato abuso di matchmaking da parte di Valve.

Per abuso di matchmaking l’azienda considera eventi come lo smurfing (concetto equivalente anche su League Of Legends), la compravendita di account, il reverse smurfing, il boosting (ovvero lo smurfing su commissione) e così via. Tutti gli eventi che tendono a far andare l’MMR (Matchmaking Ranking) di un giocatori in aumento o diminuzione in modo sospetto vengono considerati pericolosi.

Questo azione non è altro che il continuo di una campagna messa in piedi da Valve per migliorare le condizioni di gioco nei suoi titoli multigiocatore più popolari.

Già a Gennaio 2019 lo sviluppatore colpi ferocemente con il banhammer oltre diciassettemila account sospettati di abuso di matchmaking e durante Settembre 2019 fece altrettanto citando in causa infrazioni come lo smurfing o il boosting.

Secondo quanto rilasciato da Valve la compagnia aveva profuso più risorse del solito nel contenimento di una simile problematica, preoccupandosi di individuare, ricalibrare/punire i sopracitati utenti.

Con l’aggiornamento rilasciato oggi Valve ha inserito all’interno del suo patchlog una dichiarazione riguardante un sistema di rilevamento smurfing più sensibile, in grado di garantire in modo proattivo punizioni ai giocatori incriminati.

Gli account smurf sono da anni problemi ben noti nella community di Dota 2, grazie anche alle particolari regole che Valve impone per l’entrata di un account all’interno del mondo del matchmaking classificato.

In Dota 2 è necessario aver trascorso almeno cento ore di gioco in partita prima di potersi approcciare al mondo delle partite competitive, motivo per cui non è particolarmente difficile pensare ad utilizzare una scorciatoia come lo smurfing per iniziare fin da subito a fare sul serio. A questa va aggiunta anche la ripidissima curva di difficoltà che il gioco presenta ai suoi utenti, con un centinaio di eroi ed altrettanti oggetti per quantità praticamente infinite di combinazioni.

Il rischio, per molti utenti, è quello di vedere i propri tempi di matchmaking dilatarsi ancor più a causa delle note problematiche di bilanciamento. Per alcuni quarantamila account bannati equivalgono a quarantamila giocatori in meno con cui giocare, cosa che rischia di rappresentare quasi un quattordicesimo della playerbase complessiva del moba di Valve.

This post was published on 12 Febbraio 2020 9:30

Graziano Salini

Perennemente alla ricerca di legami tra argomenti distanti tra loro, con una certa predilezione per musica e videogiochi. Faccio il possibile per fare in modo che ci siano meno errori di concetto possibili sugli articoli di Player.it, grande fan degli errori grammaticali invece, quelli fanno sempre ridere. Quando non sto amministrando questo sito lavoro mi occupo di spiegare cose difficili in maniere semplici su altri siti, su tematiche molto meno allegre dei videogiochi.

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