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Ecco perchè The Mandalorian sarebbe un videogioco perfetto

E’ dicembre, Natale si avvicina e la nostra parte più fanciullesca ci porta a fantasticare e desiderare “doni” di cui sentiamo il bisogno. Permetteteci allora di farlo assieme a voi, di raccontarvi qualche sogno nel cassetto da nerd. Per esempio, lanciando un’occhiata a The Mandalorian, ultimo nato in casa Star Wars, ci viene l’istinto di pensare ad un possibile gioco open world basato su di esso. Un’occasione anche per fare i conti col futuro dello Star Wars videoludico a poche settimane dell’uscita di Fallen Order (qui la nostra recensione).

Un western fra le stelle

E’ vero, l’uscita di The Mandalorian nel nostro paese è ancora lontana, ma la critica internazionale, assieme ai trailer, le anticipazioni diffusi in rete e Baby Yoda (che ormai è ovunque), ci permettono di fare qualche speculazione sulla sua potenza narrativa. La scelta di portare su schermo le avventure di un bounty hunter mandaloriano durante il periodo fra la fine dell’Impero e la nascita del Primo Ordine ha un appeal narrativo davvero notevole: pianeti decadenti da visitare, un pistolero senza volto, una schiera di tipi poco raccomandabili e naturalmente tanti frammenti della grande epopea spaziale di George Lucas.

The Mandalorian però non è solo questo ma anche un accattivante omaggio al western e (soprattutto) allo spaghetti western, con uno stile che potremo quasi definire dieselpunk.

 

Come potrete ben immaginare questi sono tutti elementi che si sposano alla perfezione con le logiche videoludiche e allora proviamo ad immaginare dove potrebbe posizionarsi un ipotetico videogioco sulle vicende del cacciatore di taglie Mandaloriano.

Fra The Witcher e Red Dead Redemption

In un’eventuale versione free-roaming, una storia come The Mandalorian potrebbe prendere spunto da classici del genere come The Witcher 3 e, ovviamente, Red Dead Redemption (ovvero “il” western videoludico per eccellenza) per offrirci l’occasione di vagare a nostro piacimento nello spazio, incontrare personaggi e vivere il mondo di SW in modo che le nostre decisioni possano mutarlo e influenzarlo.

Per immaginarlo assieme, proviamo a pensare a quelle che sono le caratteristiche salienti della serie e come potrebbero essere trasposte seguendo il “linguaggio” dell’open world.

1 – Interpretare un bounty hunter

In termini videoludici, la storia di Dyn Jarren appare perfetta per una struttura “a missioni”. Il nostro alter-ego sarebbe sempre in cerca di taglie da riportare alla giustizia o a qualche privato desideroso di vendetta, e già potremmo vederlo prendere in consegna incarichi di questo tipo dagli abitanti delle cittadine visitate. Un po’ come succedeva in The Witcher 3 con i contratti o con le missioni sceriffo dei due capitoli di Red Dead Redemption.

A margine di ciò, dato che la vita di un bounty hunter è basata prettamente sulle ricompense avute dai suoi clienti, non sarebbe male avere una sorta di fase “gestionale” nella quale dover valutare quali investimenti fare per perfezionare armi, equipaggiamento e veicoli. Per non parlare poi delle modifiche all’armatura, vero fregio di ogni Mandaloriano che si rispetti, e che potrebbe essere personalizzata con numerosi colori o skin da applicare su di essa.

2 – Viaggiare nella galassia

Ogni free-roaming che si rispetti è un gioco che fa degli spostamenti una componente fondamentale dell’avventura. Nel caso di un titolo di Star Wars ciò si tramuterebbe nell’opportunità non solo di girare come ci pare fra villaggi e città di pianeti desolati, ma soprattutto fra le stelle. Prendendo spunto da titoli simili, è affascinante immaginarci in viaggio sulla nave di Dyn – la Razor Crest – per spostarci fra pianeti completamente diversi l’uno dall’altro. Naturalmente con tutte le difficoltà del caso: rischi di danneggiamento, riserve di carburante da gestire (vedi sopra) e soprattutto tanti imprevisti, prime fra tutte le terribili tempeste di asteroidi.

Va detto che, fra le zone di gioco “planetarie” e quelle “spaziali”, le dimensioni di un titolo del genere potrebbero cominciare a diventare mastodontiche, ma che Star Wars sarebbe altrimenti? Ve lo immaginate online?

3 – Muoversi fra tipi loschi

Il mondo di un bounty hunter è pericoloso, sospeso fra legalità e illegalità e, soprattutto, può farci incappare in contesti deliziosamente chiaroscuri. Criminali, potenti signorotti locali e rappresentanti delle autorità potrebbero rappresentare tanto fidati alleati con i quali fare affari quanto pericolosi nemici con l’obiettivo di farci la pelle.

Chi potrebbe decidere chi sarebbe l’uno e chi l’altro se non le nostre azioni? Attraverso un meccanismo story driven, le azioni del nostro alter-ego potrebbero cambiare sensibilmente gli eventi del gioco e la “rete sociale” attorno a noi, cambiando gli eventi del racconto e, ovviamente, il nostro destino.

4 – Prendere decisioni difficili

“Free roaming”, negli ultimi anni, è diventato sinonimo tanto di viaggi lunghi ed epici quanto di sezioni nelle quali è il nostro senso morale a dover essere messo alla prova. Se un ricercato vi portasse le prove di essere stato incastrato da qualcuno e incolpato per un crimine non commesso, a chi dei due credereste? A lui o al cliente che vi ha dato l’incarico? A volte solamente il vostro fiuto morale potrebbe guidarvi verso la decisione giusta, sempre che sappiate distinguere “bene” e “male” (The Witcher 3 docet).

5 – Compagni di viaggio

Ogni buon open world che si rispetti mette al fianco del protagonista dei compagni di viaggio in grado di aiutarlo nella sua avventura. Nel nostro ipotetico Mandalorian The Game potremmo avere al fianco del protagonista un aiutante per pianeta, proprio come succede viaggiando di mondo in mondo con Kingdom Hearts. Ognuno di loro potenziabile e con un proprio carattere e una propria storyline.

 

Immaginatevi ad esempio ad aiutare Cara Dune in un’assalto spaziale a un AT-ST dell’Impero. E tutto questo sempre aiutati dal piccolo Baby Yoda che magari potrebbe fornire aiuti curativi, potenziamenti e dolci sorrisoni.

Bene, queste sono le idee che noi nerdacchioni abbiamo avuto gustandoci le prime cinque puntate dello show. Che siano spunti suggeriti dal troppo amore per Star Wars o dall’entusiasmo per Fallen Order, non importa: a volte sognare non fa male.

E voi? Avete nel cuore un film, una serie, un romanzo che avrebbe funzionato perfettamente anche sotto forma di videogioco? Ditecelo nei commenti!

 

>>A proposito di SW leggi anche: EA ha impedito a Bioware di rianimare Star Wars: Knights Of The Old Republic<<

This post was published on 11 Dicembre 2019 16:04

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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