Che cosa vi viene in mente quando parliamo di Playstation?
Dal punto di vista prettamente personale, alla parola Playstation ho legata praticamente tutta la mia infanzia, vissuta in una quasi perenne reclusione tra le mura di casa ad esplorare una ludoteca niente male tra giochi platinum e demo disc (il resto della storia strappa lacrime la trovate qui).
I venticinque anni di Playstation sono un grande traguardo per Sony che, con tale prodotto, ha sostanzialmente vinto una delle sue più grandi scommesse aziendali di sempre.
Al giorno d’oggi Playstation è il settore di maggior successo di Sony stessa, trascinando i ricavi aziendali per percentuali interessanti e riuscendo quasi a coprire anche le perdite che Sony ha attraverso il settore telefonia.
Andiamo insieme a ripercorrere i venticinque anni della prima Playstation scoprendone le origini e cercando di capire come diavolo abbia fatto Sony a tirare fuori, da un esperimento, un successo diventato poi forza motrice di un’ intera compagnia.
Tanto tempo fa, all’interno di un mondo che era tipo questo ma con molta musica rave in più, Sony era una grande azienda specializzata in componenti elettronici e radio. Forte di personale incredibilmente qualificato (è di un fisico di Sony l’invenzione del diodo tunnel) e di buon spirito d’osservazione, la compagnia prima inanella successi attraverso il mondo delle radio a transistor, poi esplode definitivamente nel 1978 con l’arrivo del rivoluzionario Walkman, il primo lettore musicale portatile.
Il successo del walkman porterà Sony a tirare fuori prodotti sperimentali come lo standard Betamax per le videocassette (rivelatosi poi un flop, abbattuto dalla potenza del VHS) e a sperimentare in campi allora decisamente poco battuti dalla compagnia: il mondo dei videogiochi.
Durante il 1988 Sony raggiunge un accordo con quella che all’epoca era la più grande azienda nipponica per la produzione di console, Nintendo, al fine di sviluppare i nuovi chip audio per la prossima versione del Super Nintendo, denominata all’epoca come Super NES CD-ROM. Ad occuparsi del progetto c’era Ken Kutaragi, ingegnere elettronico di Sony autore del chip SPC700, un processore in grado di essere utilizzato come sintetizzatore del suono e perfetto per gli otto canali del chip audio del classico SNES.
Il Super NES CD-Rom aveva come obbiettivo quello di affrontare i progetti avveneristici degli avversari di Nintendo: il PC Engine CD-Rom di Nec ed il progetto che SEGA teneva in serbo per dare un successore al megadrive, già stato capace di dare qualche problemino a Nintendo durante il corso della sua vita. Il nuovo supporto del caso, il CD-ROM, aveva ancora qualche problema dovuto a smagnetizzazioni e pirateria informatica ma, fino al 1991 tutto sembrava andare per il verso giusto: l’allenaza tra Sony e Nintendo avrebbe portato vantaggi ad entrambe le compagnie.
Il cambiamento avvenne nel 1991: Yamauchi, dopo aver letto con attenzione il contratto tra le due compagnie, capì che lasciare tutte le licenze in mano a Sony era troppo per gli standard della sua compagnia e rescisse rapidamente il tutto. Per cercare di ovviare al problema hardware del CD, la compagnia decise di allearsi con Philips. Il contratto con Philips lasciava in mano della compagnia giusto i diritti d’uso per le due più importanti saghe di Nintendo: Mario e The Legend Of Zelda, utilizzate per produrre videogiochi per il Philips cd-i (di cui probabilmente sapete qualcosa)
Con un contratto rescisso e nessun aggancio nel mondo dei videogiochi, Sony durante il corso del 1991 valutò l’idea di abbandonare il mondo dei videogiochi.
Come ha fatto Sony a rimanere a galla?
La compagnia durante il corso del 1991 decise di mettere in piedi qualcosa con tutti i lavori fatti sino a quel momento. La compagnia produrrà, durante l’ottobre del 1991, duecento unità di una console ibrida tra Playstatione e NIntendo che solo recentemente abbiamo potuto vedere funzionare grazie alla passione dei collezionisti e al lavoro degli archeologi del gaming. La console fu rapidamente fatta sparire dagli scaffali per evitare ulteriori screzi con Nintendo, società con cui Sony era in rotta per problemi di licenze e brevetti.
Secondo un ingegnere di Sony il lavoro fatto dalla compagnia insieme a Nintendo fu scartato in favore di qualcosa che guardasse, con maggiore chiarezza, al futuro del mondo dei videogiochi. Dopo essere stato rifiutati anche da SEGA per un’ eventuale collaborazione, Sony si rimboccò le maniche ed iniziò a lavorare nuovamente sul progetto di una console per videogiochi mettendo insieme tutte le conoscenze guadagnate durante i tre anni passati a collaborare con Nintendo.
La Playstation, inizialmente chiamata internamente PSX (nome poi dato ad una versione specifica di Playstation 2), fu lanciata in Giappone il 2 Dicembre 1994 e nei successivi dieci mesi anche negli altri mercati. L’esperimento di Sony risultò fin da subito in un buon successo: il supporto CD permetteva a molte software house di osare dove altri non potevano (come il caso Final Fantasy VII su Nintendo 64) e riusciva anche a fare gli occhioni dolci ad un mercato parallelo, quello degli audiofili, grazie a capacità di riproduzione audio sopra la media per i prodotti di eguale prezzo usciti durante i costi di quegli anni.
Quello che davvero cambiò le carte in tavola erano le capacità tridimensionali della Playstation. La console era la prima ad arrivare nel mercato che, in modo specifico, puntava al rappresentare in tre dimensioni i mondi di gioco. Mentre il Sega Saturn era orientato verso un 2d di altissima qualità ed era in grado di manovrare un 3d con qualche problema, il Nintendo 64 arrivò in netto ritardo rispetto alla console Sony facendo i conti con un avversario più agguerrito del previsto.
Anche il prezzo scelto per il lancio da Sony fu uno dei motivi per cui la console riuscì nel suo conquistare un mercato. Quest’ultimo, durante la prima metà degli anni novanta aveva dalla sua concorrenti come il sopracitato Sega Saturn, il Panasonic 3DO interactive multiplayer, il Neo Geo CD o l’Atari Jaguar, tutte console con prezzi che oscillavano dalle tre alle sei centinaia di dollari (con supporti, come nel caso del Neo Geo, che volavano verso cifre incredibili). Playstation si presentò su questo mercato con un prezzo di lancio di trecento dollari, il più basso tra i concorrenti prima dell’arrivo del Nintendo 64.
Il successo di Playstation iniziò quindi a crescere come schiuma dal mare, animato da un parco giochi estremamente vasto con titoli di assoluto richiamo come Final Fantasy VII o Metal Gear Solid, passando anche per Gran Turismo (il brand che finirà per vendere di più all’interno della storia della console), Resident Evil, Crash Bandicoot e chi più ne ha più ne metta. Questi giochi trascinarono la console verso un ciclo vitale lungo dieci anni, doppiando praticamente ogni altro suo concorrente.
Al giorno d’oggi la prima Playstation può ancora vantare uno dei migliori risultati di sempre quando si parla di console casalinghe, con oltre cento milioni di unità vendute durante il suo percorso nel mercato. In questo percorso la console è stata revisionata più e più volte, portando a versioni come la PSone (leggendaria per la presenza di un add-on schermino LCD che la trasformava in una console semi portatile) o a Net Yaroze, versione della console dotata di connessione ad un personal computer e capacità di programmazione (ne abbiamo parlato più approfonditamente qui).
Prima di Playstation il mondo dei joypad per console era composto principalmente da aggeggi di plastica dotati di croce direzionale e tasti di selezione, un modello creato da Nintendo con il suo pad per Nintendo Entertainment System e praticamente rimasto immutato durante i primi quindici di storia dei videogiochi. Il primo pad casalingo dotato di analog stick fu il Nes Max, il primo pad casalingo dotato di dual analog stick fu un custom controller per sega genesis realizzato da Denpa, il primo pad casalingo mainstream dotato di dual analog fu il Dualshock di Sony, realizzato quasi in risposta al leggendario controller a tridente del Nintendo 64.
Il dualshock, evoluzione naturale del joypad Playstation, presentava con sé un maggior numero di tasti dorsali rispetto alla concorrenza ed un usabilità ripensata per giocatori più adulti della media, in grado di andare incontro a chi si trovava male con il design piatto che aveva caratterizzato le precedenti generazioni videoludiche.
L’arrivo del dualshock sul mercato diede un nuova spinta al mondo in tre dimensioni che Sony stava mettendo pian piano in piedi con la sua line up di titoli; pian piano le software house riuscirono a capire le potenzialità che tale sistema di controllo aveva relegando sempre più spesso il controllo della telecamera libera a tale coppia di assi. Sempre più giochi, nel corso degli anni, iniziavano ad inserire i controlli di tipo analogico all’interno delle loro strutture con esperimenti alla Ape Escape, ingiocabili senza tale controller.
La scelta di Sony di inserire la vibrazione aumentò il senso di immersione all’interno dei videogiochi, donando in quid in più in titoli simulativi come Gran Turismo o in sparatutto in prima persona come Medal Of Honor; al giorno d’oggi praticamente ogni controller presente sul mercato è ispirato in qualche modo alla rivoluzione che Sony portò attraverso il suo dualshock e solo i primi prodotti di Nintendo possono vantare un’influenza paragonabile all’interno del mondo dei videogiochi.
Cosa può venire in mente al mondo quando si parla di Playstation?
Una console con molti meriti (e qualche difetto) in grado di rivoltare un mercato come un calzino, creando degli standard da seguire per gli anni successivi (e, in un certo senso, appiattendo la proposta della concorrenza). I primi venticinque anni di Playstation sono stati assolutamente memorabili, con successi assurdi e scelte discutibili; ora siamo davvero curiosi di sapere quanto riuscirà a fare per il mondo dei videogiochi nei prossimi venticinque.
This post was published on 7 Dicembre 2019 9:30
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