Nato da una costola (per essere più precisi, dalla costola a forma di finale segreto) di Drakengard, il primo capitolo di NieR sta arrivando al suo decimo anno di età. Dieci anni sono passati dalla prima grande prova autoriale di Yoko Taro, il folle game designer nipponico famoso per indossare perennemente una inquietante maschera a forma di luna.
In questi dieci anni il titolo di Taro ha acquisito lo status di gioco di culto grazie ad una storyline convulsa il giusto, a personaggi tanto inquietanti quanto carismatici, grazie ad un coraggio difficilmente rintracciabile altrove nel mercato mainstream videoludico fatto di temi rischiosi e di scrittura superlativa. Nonostante l’arrivo di un secondo capitolo della saga, lo splendido NieR AutomatA uscito durante il corso del 2017, del primissimo capitolo della saga non si era ancora parlato abbastanza.
Square Enix, per questo decimo anniversario, ha deciso di festeggiare in qualche modo che ancora ci è un minimo oscuro: il publisher nipponico ha creato un sito web completamente dedicato alla celebrazione dell’opera di Taro, con un logo tutto nuovo ed uno scroller contenente le più variegate informazioni sul titolo e sul suo merchandising. Questo evento va a dare nuove speranze a quelli che da tempo aspettano l’annuncio del nuovo titolo di Mr. Taro, teoricamente al lavoro su di un progetto ancora segreto da poco dopo la fine di NieR AutomatA.
Il sito per il decimo anniversario del titolo è raggiungibile cliccando su questo link.
Uno dei tratti caratteristici della serie NieR è sicuramente la sua colonna sonora, realizzata da Keiichi Okabe e capace nel corso del tempo di interfacciarsi con un numero sempre maggiore di giocatori sparsi in tutto il mondo. Dopo il rilascio di NieR AutomatA, il publisher ha sempre spalleggiato l’esecuzione di numerosi concerti in tutto il Giappone dedicati al titolo, facendosi anche aiutare dal complesso sistema narrativo stratificato in più Medium, foraggiati dalla fantasia di Yoko Taro.
La colonna sonora del primissimo NieR anche oggi si difende in modo assurdamente egregio nel panorama musicale videoludico e, pertanto, in occasione dell’anniversario Square Enix ha deciso di mettere insieme un concerto completamente dedicato a tale colonna sonora.
Il nuovo concerto di NieR sarà composto un evento con orchestra e tracce specificatamente selezionate da Okabe stesso, che comparirà sul palco insieme ad alcuni dei doppiatori del gioco originale. Questi ultimi si troveranno a recitare frammenti del gioco e segmenti di testo (non si sa se originali o meno).
Il Nier Concert 2020 si terrà in tre differenti giorni e due locations:
Se non si ha modo di andare ai concerti giapponesi ma si vuole comunque sperimentare la gioia di un evento NieR centrico è possibile cercare di partecipare al NieR: Orchestra Concerto 12018 di Gennaio e Febbraio, sparso tra Chicago, Londra e Bangkok.
Il decimo anniversario di NieR potrebbe essere il luogo perfetto per avere il palcoscenico adatto all’annuncio del nuovo misterioso progetto di Yoko Taro. Durante un livestream fatto ad Agosto 2019, Yosuke Saito (producer dei titoli di Taro e suo grande amico) ha lasciato intendere che il reveal del prossimo progetto del designer nipponico potrebbe non essere particolarmente lontano.
Durante tale livestream Saito ha infatti dichiarato di essere molto eccitato dai contenuti del nuovo gioco di Taro e che ci sarebbe stato sicuramente modo di parlarne prossimamente all’interno di un qualche evento. Del nuovo capitolo di NieR se ne era parlato per la prima volta un paio di anni fà, all’interno di un’ intervista fatta a a Saito poco dopo l’uscita di NieR AutomatA; Saito stesso disse che Taro sarebbe stato parte del team di lavoro senza particolari problemi poiché, lui, fa qualsiasi cosa finché viene pagato (sic).
Secondo Saito all’epoca il titolo era ancora abbastanza in alto mare: ad essere stata decisa era l’ambientazione del titolo ed era anche chiara chi fosse la figura dello scenario Planner in carica per lo sviluppo del titolo. Numerose offerte di lavoro internet a Square Enix andavano suggerendo lo sviluppo di un nuovo titolo. In un’altra intervista Saito ha accennato ad un ipotetico gioco mainline di Final Fantasy guidato dall’estro creativo di Yoko Taro, un titolo destinato ad essere tanto strano quanto unico ma è piuttosto difficile pensare ad un videogioco del genere al momento, visti i lavori su Final Fantasy VII Remake.
Il brand principe di Square Enix e Yoko Taro hanno già collaborato all’interno di un interessante Raid di Final Fantasy XIV, tutti quelli che vogliono godersi un mashup delle caratteristiche dei due modi di intendere videogioco possono al momento andare lì a cercare fortuna e godimento. C’è chi teorizza che il nuovo titolo di Taro non sia altro che Babylon’s Fall, videogioco di Square Enix annunciato durante l’E3 2018 di cui non si è più saputo nulla. Il titolo, sviluppato da Platinum Games (software house responsabile di NieR: AutomatA), riceverà un approfondimento durante il corso di un qualche evento entro la fine del 2019.
Gli unici due eventi plausibili per un simile annuncio, al giorno d’oggi, sono il The Game Awards 2019 ed il Jump Festa che si tiene poco prima di Natale in giappone; quest’ultima è una delle fiere nazionali più importanti in oriente ed ha poca risonanza da noi. Per il momento non ci rimane che aspettare un qualche tipo di movimento da parte di Square Enix.
NieR è un gioco invecchiato male, partiamo subito dal dire una delle verità incontrastabili del caso.
Il titolo, uscito per Xbox 360 e Playstation 3 in due differenti versioni, è un action game sviluppato da Cavia che mette il giocatore nei panni di un personaggio alle prese con uno strambo mondo, pieno di segreti e di veli da squarciare al fine di scoprire la realtà dei fatti. Nier Gestalt e Nier Replicant, le due versioni del gioco, cambiano le veci del protagonista ma non modificano in modo importante l’esperienza di gioco facendo sempre vivere a chi si trova dietro al pad il dolore necessario per salvare Yonah e le emozioni che invece si provano conoscendo gli altri personaggi.
NieR è invecchiato male perché al giorno d’oggi, in un mondo fatto di action games cesellati con maestria ed abilità, possiede un sistema di controllo deficitario ed impreciso, figlio di un lavoro non particolarmente generoso in fase di sviluppo. Anche dal punto vista tecnico il titolo non riesce a sorreggersi pienamente sulle sue gambe, ferite da un framerate claudicante e da una quantità di dettagli ampiamente sotto la media dell’epoca.
Il mondo dipinto in NieR è molto più scarno di quello che si può pensare e molte volte si rimane spesso delusi dalle proposte visive messe insieme per l’occasione. Ciò che però trasformò NieR in un gioco di culto fu la sua struttura narrativa ed il suo continuo cambiare le carte in tavola, sia dal punto di vista descrittivo che da quello di tipo ludico. Il gioco nella sua prima metà si finge un titolo di matrice fantasy seminando indizi sulla sua reale natura qua e la, presentando al giocatore personaggi che si riveleranno poi soltanto dopo il turning point che si trovà a metà gioco.
Se nella prima metà del titolo le variazioni ludiche si possono osservare nell’uso della telecamera, che trasforma Nier da Action a Platform, nella seconda metà questa variazione viene accentuata ulteriormente grazie alla fusione del titolo con altri generi: sezioni pesantemente shoot em up in tre dimensioni, sezioni ispirate al mondo delle visual novel, sezioni in cui il platforming diventa la caratteristica principale e così via.
Il meglio di sé NieR lo mostra nel suo essere rigiocabile.
Anzi, correggiamoci, nel suo aggiungere pezzi di trama e layer di complessità per ogni nuova partita che ci si fa. La narrativa di gioco infatti non si esaurisce nel corso di un singolo playthrough ma si dipana in quattro differenti partite, sostanzialmente uguali tra loro per struttura ma in grado di differire pesantemente a livello narrativo grazie a nuove vie percorse dai personaggi e nuovi discorsi in grado di rivelare dettagli e retroscena. All’ultima iterazione della storia il finale prenderà un’altra piega, chiedendo al giocatore di sacrificare in modo definitivo i suoi dati di salvataggio per motivazioni più “alte” (cosa fatta anche dal suo seguito).
È legittimo pensare che, in sede di recensione, pochi critici abbiano avuto lo sfizio di provare ad osservare le eventuali variazioni che esistono tra un playthough e l’altro, motivo per cui la magia di NieR non è stata riconosciuta durante il suo periodo di lancio; qui in Italia il gioco è stato decisamente massacrato per gli standard dell’epoca ed ha ricevuto una sorte simile anche dalla stampa estera.
In molti hanno sperato per anni un eventuale remake di NieR, in grado di riproporre una versione ampliata della stessa narrativa senza le magagne tecniche che hanno funestato il titolo originale; il decimo anniversario della saga potrebbe essere il momento adatto per annunciare un prodotto del genere, in grado di accontentare la fanbase e donare nuovo splendore ad un titolo dotato di tale coraggio.
This post was published on 5 Dicembre 2019 9:30
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