Non c’é tempo per le chiacchiere (ma c’è tempo per Chiacchera! E già mi pento di questa battuta): siamo intrappolati in una piramide. Una di quelle vere, non una stupida escape room o una terribile imitazione di Las Vegas! Sará meglio riuscire a fuggire in breve tempo, altrimenti quell’ammasso di bende potrebbe raggiungerci!
Bando alle ciance quindi, e vado subito al sodo: questa é la recensione di Deckscape: La Maledizione della Sfinge, gioco da tavolo di Martino Chiacchera e Silvano Sorrentino da uno a sei giocatori, pubblicato da DV Giochi.
Deja vù?
Se vi state chiedendo “ma questo baldo gentiluomo non ha giá recensito un altro Deckscape?”, oltre ad avere tutta la mia stima, non siete in torto: per sapere cosa ne penso in generale di questa fortunata serie di Escape Room da tavolo (nonché le peculiaritá che la contraddistinguono dai principali contenders sul mercato) vi rimando alla recensione della sua versione precedente.
Tra faraoni, mummie, sfingi e mentecatti.
La Maledizione della Sfinge é una versione ben più “enigmatica” rispetto ai precedenti Deckscape. Essa é infatti incentrata principalmente sulla risoluzione di puzzle logici simili a indovinelli, senza peró tralasciarne alcuni logici o spaziali (che, ricordo, non c’entrano con il cosmo, quanto con la posizione di enigmi e indizi sul tavolo e sulle carte).
La vera innovazione di questa confezione é la presenza di un nuovo meccanismo per la gestione degli errori. I precedenti Deckscape, infatti, richiedevano di segnare una X per ogni errore commesso, mentre questa versione sfrutta una variante molto più tematica e interessante, che costringerá i giocatori a prendere pause forzate dal corso principale del gameplay.
Un ulteriore punto a favore risiede nella componentistica: sebbene siano presenti solo carte (nessuna mappa o busta segreta, insomma), alcune di esse – raffiguranti degli antichi preziosi – hanno delle parti in rilievo, che danno risalto e importanza a degli elementi cardine nella risoluzione degli enigmi.
Intenzioni chiare, risultati fumosi
Alcuni indizi, sebbene spiegati in maniera eccelsa, possono far alzare più di un sopracciglio nel momento in cui rivelano la risposta corretta. Mi sono ritrovato un paio di volte nella situazione di non essere d’accordo con la soluzione proposta, in quanto un termine sulla carta poteva essere interpretato in maniera diversa da persone diverse.
Nulla di eclatante, insomma, ma consiglio di non segnare un errore nel momento in cui il ragionamento seguito dal gruppo coincide con quello descritto nella soluzione, seppur divergendo nel risultato finale.
Alcuni enigmi, inoltre, sembrano essere volutamente estremamente difficili, probabilmente per far provare ai giocatori il nuovo metodo di gestione degli errori.
Conclusione
Ahimé, penso che La Maledizione della Sfinge sia uno dei capitoli più deboli di Deckscape.
Alcuni enigmi fumosi – coadiuvati da una storia interessante ma non coinvolgente, nonché da un finale decisamente sottotono rispetto alla media della serie – non permettono di godere a pieno dell’esperienza offerta.
Sono presenti alcune innovazioni semplici ma efficaci, che tuttavia non riescono a risollevare la qualitá del prodotto, il quale guadagna comunque la sufficienza senza peró avvicinarsi ai picchi di qualitá di cui ci aveva abituato in passato.
Incrociamo dunque le dita per il prossimo capitolo, che sembra essere disposto a rivoluzionare le carte in tavola.
Ringrazio DV Giochi per la copia di review.