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PlayStation 25° anniversario: crisi in casa Sony?

Oggi, 3 dicembre 2019,non è un giorno come gli altri: esattamente 25 anni fa, nell’ormai lontanissimo 1995, la nipponica Sony lanciava sul mercato un prodotto che avrebbe cambiato per sempre il mondo del videogioco. Stiamo parlando della PlayStation, caposaldo di una vera e propria “dinastia” di console casalinghe, capace di cambiare completamente non solo il videogioco, ma in generale il nostro rapporto con le tecnologie digitali. Oggi la serie è quasi arrivata alla sua quinta incarnazione, ma forse il suo futuro è più complesso di quel che pensiamo: rumor e voci di corridoio suggeriscono che la strategia di sviluppo della PlayStation 5 sia più difficile di quel che pensiamo, e a conferma di ciò ci sarebbero vari episodi occorsi negli ultimi mesi. Tentiamo di ragionarci insieme.

Disorganizzazione o difficoltà?

Tutto nasce da un dato di fatto: a inizio anno la Sony annuncia in pompa magna una serie di iniziative e festeggiamenti per rendere questo venticinquesimo anniversario indimenticabile. Col passare del tempo, però, questi non arrivano e neanche l’E3, evento clue dell’annata videoludica, viene in alcun modo dedicato alla commemorazione. Strano, no? Stiamo parlando di un’eccellente occasione per sviluppare un massiccio storytelling emotivo per preparare il campo per PS5, e Sony senza dubbio ha tutte le carte in regola per sfruttare la situazione.

Invece, il 2019 passa un po’ in sordina. L’anniversario arriva e i fan si ritrovano solamente quello che alcui analisti hanno definito come un frettoloso e “anticlimatico” post sul blog ufficiale Sony da parte del CEO Jim Ryan. Un post che sembra un goffo tentativo di ricordare l’evento, ma non particolarmente ispirato. A questo punto, molti hanno letto questo caos comunicativo come il sintomo del fatto che Sony stia incorrendo in una tale difficoltà di sviluppo da trascurare completamente qualsiasi altra azione di promozione o di festeggiamento. Se però guardiamo alle ultime notizie provenienti dagli insider, fonti abbastanza aggiornate circa lo stato di produzione, la consegna dei devkit alle parti terze da parte di Sony sembra andare a gonfie vele e pare anzi aver superato quella di Microsoft.

Emerge allora la domanda: cosa sta succedendo davvero? Sony è davvero in crisi? Non ci resta che risalire un po’ il feed delle notizie per tentare di capire quel che sta succedendo nella multinazionale.

Jim Ryan, attuale CEO della divisione PlayStation di Sony.

Uscite di scena e tentennamenti

Un fatto dal gigantesco impatto risale a soli pochi mesi fa (anzi, facciamo settimane). Si tratta delle dimissioni di Shawn Layden, fino ad allora amministratore delegato di Sony, risalenti al 30 settembre 2019. Un fatto che forse può aiutarci a identificare meglio i problemi dell’azienda.

Secondo le fonti interne, questa defezione sarebbe dovuta a uno scontro intestino abbastanza acceso che avrebbe visto altri esponenti dei vertici Sony in aperto scontro con Layden. Non esiste una versione chiara di come le cose siano andate, né delle motivazioni certe per motivare l’abbandono: come spesso accade in questi casi tutto è molto basato su rumor e gole profonde e di sicuro Sony non ha proprio l’interesse nel diffondere ulteriori particolari.

Quel che è certo è che l’abbandono di Layden è arrivato in un contesto nel quale la Sony non ha brillato in quanto a lungimiranza strategica, con i kit di sviluppo sì diffusi ma seguendo un’attenta selezione dei destinatari (quasi a sottolineare un certo nervosismo da parte dei vertici della multinazionale nipponica), e con la costante minaccia di accavallamento dei lanci di alcuni titoli molto attesi come per esempio The Last of Us-Part 2 e Death Stranding. Basta forse quest’episodio per darci un’idea di quanto la situazione sia difficile e di come in questi ultimi mesi dell’anno Sony non abbia avuto molto tempo di pensare a festeggiamenti vari, quanto piuttosto a come contrastare competitor sempre più pericolosi e ad affrontare una console war particolarmente rovente.

Un devkit di PS5.

Realtà batte retorica

E’ interessante come questa storia finisca per mettere in luce il cammino fatto da Sony in questi venticinque anni, ma anche le problematiche con le quali questo costante progresso l’hanno portata a doversi confrontare.

Nata come esperimento pionieristico di un nuovo modo di fare industria dell’intrattenimento, la PlayStation è cresciuta di generazione in generazione divenendo un punto di riferimento per parte dei competitor, che ne hanno seguito le orme.

Sarebbe tuttavia da miopi non rendersi conto di quanto oggi proprio quella sua capacità di dettare le regole e alzare costantemente la posta in gioco sembri oggi mettere in soggezione Sony e creargli non pochi problemi. Ma è del resto il destino dei pionieri innovare, aprire la strada e poi dover difendere i propri traguardi col duro lavoro.

Riuscirà PlayStation a ritrovare il sangue freddo e a rilanciare oppure l’ansia da prestazione avrà la meglio?

 

>> Leggi anche: Game of (VR) Consoles- nuova puntata: Spencer dice no!<<

This post was published on 3 Dicembre 2019 17:04

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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