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Pubblicato in: News

Age of Empires 4: ancora trabucchi?!

È la notizia del giorno, la notizia che molti attendevano da mesi, anni, decenni. Una notizia speciale, in grado di cullare i fan di vecchia data di una della più importante saga del gioco di strategia a sfondo storico, una saga che ha scritto la storia del medium. Ragazzi, sta arrivando Age of Empires 4.

Age of empires IV : una festa a lungo attesa

Premessa: chi scrive quest’articolo è di parte. Se si parla di Age of Empires, e di un nuovo AoE (annunciato ieri sera con un bel trailer nel corso dellX019 di Microsoft, che abbiamo commentato in quest’articolo), tutta la sua parte più dura, critica e spietata riemerge nel tentativo di capire dove gli sviluppatori abbiano deciso di dirigere una delle sue saghe preferite. Pertanto perdonatelo per l’eccesso di minuzie nella critica. Partiamo dal trailer:

Per onestà, così com’è il video poco dice rispetto a ciò che ci troveremo di fronte: ci mostra una grafica leggermente “cartoonosa” e dai colori “caldi”, elementi di gameplay che sembrano in linea con gli altri episodi della serie ma, soprattutto, estetica medioevaleggiante. Già da questo però può emergere una prima fondamentale osservazione: Microsoft sembra aver scelto di non andar troppo avanti nel tempo, optando per uno strategico con un’ambientazione che ricorda tantissimo quella del secondo e del terzo episodio della serie. Cavalieri, castelli e villaggi di guerrieri sembrano la cornice di un gioco concepito per farci vivere ancora una volta l’epopea delle civiltà nel suo periodo centrale, quello dei regni e delle guerre fra sovrani.

In parte si tratta di un elemento che fa piacere. Per molti di coloro che hanno vissuto il videogioco negli anni 2000 e si sono appassionati dallo strategico lo hanno fatto soprattutto grazie a quegli episodi della saga, usciti in quegli anni e in grado di far breccia grazie a un immaginario che faceva l’occhiolino a film come Braveheart o il Giovanna d’Arco di Luc Besson. D’altro canto in alcuni c’è un filino di delusione: in termini di setting (e, quindi, di meccaniche), l’impressione è di aver atteso i quattordici anni fra terzo e quarto episodio per avere davvero ben poche “innovazioni”.

Trabucchi, trabucchi!!

Il fascino dell’armatura…

Ovviamente la presentazione ha dato origine a tutta una serie di speculazioni da parte della nutrita fan base del gioco, che com’era logico, si è scaldata attorno alle prime (spettacolari) immagini.

C’è chi, dando voce a una certa delusione per la riproposizione di un’ambientazione già vista, addirittura ipotizzando che questo primo trailer nasconda in realtà il vero “core” del gioco, ovvero la possibilità di far progredire una civiltà fra le diverse epoche, e chi invece ha parlato di “remake” del secondo episodio della serie.

Seguendo un’intervista ad Adam Isgreen, direttore creativo del gioco, da parte di IGN, la sensazione che la via seguita dal brand sia quest’ultima si fa sempre più forte: Isgreen parla infatti di come il medioevo sia uno dei periodi storici più amati da Relic, il team dietro la produzione, confermando ufficiosamente che in realtà Age of Empire IV sarà un’operazione molto simile a quella portata avanti da Creative Assembly con titoli come Rome o Medieval: Total War 2, che di fatto altro non sono che riproposizioni di vecchie ambientazioni con una tecnologia ludica più progredita.

Esistevano delle opzioni alternative e comunque appaganti? Certo che esistevano: dalle guerre napoleoniche al primo novecento, i periodi storici non ancora coperti dalla saga Microsoft sono ancora molti e sfiziosi. Pensiamo solo alla possibilità di giocare una campagna su Napoleone, o una legata alla Grande Guerra. Una vera e propria miniera d’oro per i creativi, non trovate anche voi?

… oppure c’è dell’altro?

Due possono essere le ragioni di questa mancata “evoluzione”, una di ordine strettamente videoludico e l’altra no.

Dal primo punto di vista, le motivazioni possono essere pienamente giustificate. Da una parte appare logica la volontà di sfruttare un setting amatissimo dai fan, che ha contribuito alla fortuna del brand nel suo momento di gloria. D’altro canto, però, c’è da dire che l’inserimento di dinamiche di combattimento e sociali “contemporanee” in un gioco come Age of Empires, storicamente strutturato attorno a dei concetti ben precisi come raccolta, caccia, combattimento con armi bianche, snaturerebbe questo nuovo episodio. Una scelta tutto sommato intelligente, soprattutto per un brand che è stato tenuto a riposo nel garage di casa Microsoft per molto tempo e rispolverato per far colpo sui fan. Tuttavia, si tratta una scelta che può scontentare chi si aspettava di vedere innovazioni tipo la guerra aerea o quella sottomarina.

Viene però alla mente anche un’altra spiegazione, più critica, e che può riguardare non soltanto AoE, ma anche Assassin’s Creed, altro gioco popolarissimo a tema storico. In entrambi i casi affrontare tranquillamente la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 sembra un tabù per l’industria del videogioco popolare, e la ragione può essere presto detta.  Fra guerre di annientamento, utilizzi spropositati delle armi da fuoco e (ahinoi), regimi liberticidi, l’età contemporanea sembra essere un ostacolo insormontabile per quei comparti dell’industria che guardano anche a fasce di giocatori più giovani. L’impressione che la Storia, spesso definita come costante serbatoio di ispirazione, diventi a un certo punto una barriera per la creatività.

>>Leggi anche:Age of Empires: strategia ed evoluzione<<

This post was published on 15 Novembre 2019 12:47

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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