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Pubblicato in: News

L’autore di Portal e di Left 4 Dead alle prese con un fps… social!

Stray Bombay, studio indipendente fondato a marzo 2019, è forse la dimostrazione di quanto nel mondo del videogioco niente sia da ritenere “impossibile”, per quanto improbabile. Per esempio, avreste mai pensato che lo sceneggiatore di Portal (oltre che dei Left 4 Dead e degli Episodes di Half Life 2), uno dei giochi più “di cervello” dello scorso decennio, avrebbe iniziato una proficua collaborazione con Kimberly Voll, game designer  di League of Legends? No, vero?

Un fps diverso dal solito

Stando all’annuncio, il videogioco in questione (ancora senza titolo) sarà un fps online basato su partite rapide e concentrate (si parla di pochi minuti di battaglia forsennata) e dotate di un sistema di matchmaking basato sullo stile di gioco dei singoli utenti. A seconda delle mosse e degli approcci al combattimento che i giocatori adotteranno nelle partite precedenti, il sistema di generazione degli incontri valuterà quali potrebbero essere gli avversari più adatti per loro e li includerà nella stessa partita.

Prepariamoci quindi ad arene nelle quali dovremo duellare unicamente con giocatori che hanno il nostro stesso stile di gioco, cosa che potrebbe potenzialmente mettere ancor più alla prova la nostra capacità di adattamento e reazione e costruire sfide sempre più frenetiche e insidiose.

Purtroppo, in caso vi stiate già leccando i baffi al pensiero di questo nuovo sparatutto, le informazioni in merito sono ancora troppo poche per procedere a valutazioni concrete. Quel che di sicuro emerge, tuttavia, è quanto il progetto sia ambizioso e maledettamente sfizioso e capace di darci molti spunti di riflessione sul comparto multiplayer, perché il progetto in questione sembra voler alzare ancor di più il livello di sfida di questo genere.

Portal 2: ma quanto era intrippante?

Scontro di “titani”

Per prima cosa, ciò che colpisce del progetto è la stessa collaborazione fra Chet Faliszek, l’autore di Valve che ha reinventato il genere attraverso prodotti dalle logiche e dal setting peculiare, e la prospettiva commerciale e “massimalista” della Voll, che sembrano incarnate due idee opposte di gioco online.

Partiamo dal primo; Portal e Left4Dead sono giochi sì multiplayer, ma basati su logiche e contenuti “alti”, come l’adozione di gameplay che potremmo definire tranquillamente “sperimentalisti” e di setting fortemente caratterizzati, in grado di creare una cornice per le particolari dinamiche del gioco.

Dall’altra parte, League of Legends, il più importante tra i giochi portati avanti dall’ex-team della Voll, è tutt’ora il simbolo di un multiplayer “popolare”, con l’obiettivo di coinvolgere larghe fette di pubblico e di garantirgli un accesso immediato e divertente e uno stile di gioco basato su logiche action molto più tradizionali.

Si tratta di due approcci quasi antitetici allo stesso genere (e che hanno fatto fortuna rivolgendosi a due fette di pubblico molto distanti fra loro). Riuniti in un unico team potrebbero dar vita a esiti assolutamente inattesi.

Per esempio, stando alle primissime dichiarazioni di Faliszek, quello del “matchmaking comportamentale” sarebbe una sorta di stratagemma per far sì che le community di gioco si cementifichino e ognuna di esse trovi il giusto grado di personalizzazione dell’esperienza di gioco, basata sull’esperienza condivisa. Immaginiamo solo quel che ciò potrebbe significare: una “conoscenza” più approfondita di chi c’è dall’altra parte dello schermo, la necessità di una mentalità tattica più profonda e basata sempre più sull’allenamento, gli schemi abitudinari, peculiarità del giocatore e, naturalmente, la volontà di arrivare a quante più persone possibili.

Infine, ambienti di gioco capaci di far scaturire gruppi di giocatori affiatati, quasi dei veri e propri “clan”, i cui membri sarebbero accomunati dagli stessi approcci al gioco.

L’impressione è che due delle menti più interessanti del loro genere (per motivi discretamente diversi) abbiano deciso di unire le forze per far nascere qualcosa di completamente nuovo e di molto “aggressivo” dal punto di vista commerciale.

League of Legends in tutto il suo viralissimo splendore.

Una carica rivoluzionaria

La verità è che, in caso il progetto andasse nella direzione giusta, Stray Bombay potrebbe avere fra le mani la killer application perfetta. Le potenzialità del progetto sono evidenti e, soprattutto, capaci far sbocciare un nuovo standard di gioco online, nuovi fenomeni di costume una rete di giocatori sempre più connessa e in contatto.

Che stia per arrivare un nuovo attore forte sul palcoscenico del gaming online? È ancora presto per parlare ma forse qualche titolo protagonista del settore potrebbe cominciare a sentire un po’ di preoccupazione.

>>Leggi anche: Come “trasformare’ GTA Online in un gioco di ruolo<<

This post was published on 9 Novembre 2019 11:17

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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