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Singstar spegne i microfoni e abbassa il sipario per sempre

L’avvento della PlayStation 2, all’inizio degli anni 2000, introdusse molte innovazioni nelle nostre vite di giocatori. Fra queste un titolo inglese destinato a diventare un caposaldo del party game: SingStar che dopo tante versioni e un comparto di canzoni sconfinato, all’inizio del prossimo anno vedrà chiudere i suoi ultimi server.

C’era una volta SingStar

Il gioco, tirato fuori dal cilindro dalla sezione londinese di Sony nel lontano 2002, è stato a suo modo una piccola killer application, e per motivi molto particolari: immaginate di essere persone totalmente insensibili al videogioco, di non aver mai toccato un pad, di non sapere assolutamente niente del mondo videoludico. Immaginate poi di essere i tipici ragazzi che amano passare qualche sera al mese con gli amici a fare karaoke in appartamento o in qualche locale specializzato. Infine, di entrare in una qualsiasi sezione intrattenimento elettronico di un ipermercato e di vedere un bel bundle PS2+Singstar (accompagnato dai peculiarissimi controller a forma di microfono). Non ci avreste fatto un pensierino?

Sì, perché era questa la rivoluzione di Singstar: metteva a disposizione un database sempre rifornito di canzoni scaricabili, le cui basi e i cui accompagnamenti venivano riprodotte sul nostro televisore attraverso un’interfaccia molto più accattivante dei tanti software per il karaoke per PC presenti sul mercato. Inoltre, fatto da non sottovalutare, i SingStar venivano realizzati in collaborazione con artisti e case discografiche, con tutti i vantaggi derivati da ciò. Sapete cosa vuol dire questo?

Un’immagine promozionale di SingStar: la persona fisica al centro del videogioco.

Semplice, che per circa diciassette anni Sony è riuscita a portare su tre incarnazioni della sua console di punta un pubblico che non ne avrebbe mai comprata nemmeno una. Un esperimento riuscito, ripetuto con altri approcci di gameplay (vedi Guitar Hero), ma che purtroppo oggi sembra arrivato a un capolinea.

Stando alla notizia di Kotaku, gennaio 2020 vedrà Sony chiudere per sempre i server di supporto al gioco. Ciò vuol dire che i possessori non potranno più cercare nuove canzoni per le loro sessioni di gioco, limitandosi a utilizzare i brani già in playlist.

E oggi?

PlayStation 2 e SingStar hanno fondato un buon pezzo dell’intrattenimento videoludico contemporaneo, esteso il pubblico console e persino gettato le basi per modi inediti di concepire una console per i videogiochi. E allora cosa è successo? Come siamo giunti alla fine? Il tempo che passa? Il disturbo della quiete pubblica? Calcutta e Achille Lauro?

La realtà è che l’innovazione viene – sempre più frequentemente – sostituita da altra innovazione, tecnologie o servizi in grado di portare avanti e migliorare il seme piantato anni prima. Nel caso di SingStar, essa è stata scalzata da servizi come Twitch Sings, primo videogame sviluppato dal celebre servizio di streaming videoludico: un gioco basato, più o meno, sulla stessa filosofia dell’antenato, ma capace di portarla a un livello di complessità estremamente più ampio sfruttando la piena potenza della rete.

Come ricorderemo SingStar? Con nostalgia, chiaro. Probabilmente però dovremmo chiederlo ai vicini che finalmente potranno tirare un sospiro di sollievo e buttare i tappi invece di sentirci rovinare l’ennesima canzone dei Queen.

 

>> Se siete nostalgici del passato leggete anche: Giappone, dove i cabinati resistono ancora (ma per quanto?) <<

This post was published on 6 Novembre 2019 11:59

Fabio Antinucci

30 anni (anagraficamente, in realtà molti di più) ha alle spalle esperienze come copywriter, redattore multimediale e critico cinematografico, letterario e fumettistico, laureato con una tesi triennale su Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan e una magistrale su From Hell di Alan Moore. Appassionato di letteratura horror e fantastica, divoratore di film di genere di pessima lega (ma ha nel cuore pezzi da novanta come Kubrick, Mann e Kurosawa), passa le sue giornate fra romanzi di Stephen King, graphic novel d’autore e fascicoletti di Batman. Scrive (male) da una vita, e ha pubblicato un romanzo breve (Cacciatori di morte) e due librigame (quelli della saga di Child Wood). Crede che il gioco sia una forma di creazione e libertà, capace di farti staccare la spina e al contempo di far riflettere, ragionare, commuoverti e socializzare. Per questo gioca di ruolo da dieci anni (in particolare a Sine Requie, D&D, Vampiri la Masquerade e Brass Age) per questo adora perdersi di fronte alla sua Play. È innamorato del videogioco grazie a Hideo Kojima e al primo Metal Gear Solid, al quale ha giurato amore eterno, ma col tempo ha imparato ad amare gli open-world, gli action-adventure, gli rpg all’occidentale, i punta e clicca, a una condizione: che raccontino una bella storia.

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