Tutto accade circa 10 giorni fa a Milano.
The Gate, una giovane azienda milanese dedita alla realizzazione, alla gestione e allo svolgimento di Escape Room ed eventi, è costretta a sospendere Dentro l’Abisso: il suo prodotto di punta per il periodo di Halloween e, stando alle pubblicità che circolano da circa un mesetto, l’evento horror “più grande” d’Italia.
Secondo la loro pagina Facebook, però, tre distinti corpi di polizia si sarebbero presentati alla prima data dell’evento, perquisendo ed interrogando i partecipanti e facendo chiudere baracca e burattini fino a data da destinarsi.
The Gate continua ad offrire servizi ed Escape Room a chiunque volesse, ma Dentro l’Abisso e i piani dello stabile che lo ospitava sono da considerarsi off-limits per “violazione delle norme anti-infortunistiche”.
Ce lo dice Dario Balzano, presidente di The Gate, nel suo comunicato stampa. Comunicato che, ovviamente, egli rilascia dichiarando totale rispetto per le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, la polizia di stato e la procura di Milano ed il lavoro che hanno svolto, ma che è stato reso necessario a seguito di due servizi giornalistici andati in onda rispettivamente su Studio Aperto e Telereporter; se non sapete cosa sia quest’ultima, probabilmente avete meno di ottant’anni o non siete del Nord Italia.
Il comunicato è disponibile, per chiunque fosse interessato, sulla pagina Facebook ufficiale di The Gate: The GATE – Eventi ed Escape Room. Per chi non avesse seguito la questione, o non conoscesse il mondo delle Escape Room, andremo adesso a fare un po’ di chiarezza.
L’Escape Room è, sostanzialmente, un’attività ludica per trascorrere massimo due ore della propria serata.
Consiste nell’affidarsi ad uno staff che mette a disposizione per un numero variabile di partecipanti (di solito da 2 a 6) una o più stanze ricolme di indizi, indovinelli e prove, sempre intellettive e mai fisiche, da superare entro un preciso limite di tempo.
La finzione del gioco sta nel fatto che si è “rinchiusi” nell’ambiente di gioco e che la risoluzione degli indovinelli sarà necessaria per vincere la sfida ed ottenere la libertà; nessuna Escape Room, ovviamente, sarebbe legale se questo fosse vero: spesso basta alzare gli occhi verso una telecamera e chiedere di uscire per essere accompagnati fuori.
Esistono molti e differenti livelli di complessità all’interno di una Escape Room, ma quello che interessa a noi giocatori di ruolo è il loro essere “esperienze a tema”. Difficilmente, infatti, sarà obbligatoria l’interpretazione di un personaggio, ma le Escape Room di qualità, e quelle di The Gate rientrano a pieno titolo nella categoria, sono esperienze dotate di una trama di base e di molti ulteriori dettagli e sfumature che emergono durante il processo investigativo. Piccoli pezzi che vanno a completare il puzzle.
Quando se ne esce non si ha la sensazione di aver risolto piccoli indovinelli scollegati per uscire da un piccolo appartamento, come potrebbe essere in un triste reality show, ma si ha l’impressione di aver risolto un enigma complesso, o svelato la verità dietro ad una storia.
I progenitori delle Escape Room possono effettivamente essere considerati i giochi a premi degli anni ’80 o ’90, in cui i contendenti dovevano attraversare aree diverse superando differenti rompicapi, e la loro trasposizione all’esterno del mondo televisivo la si deve ai Giapponesi.
All’infuori delle lezioni di Storia, tuttavia, quello che è importante comprendere ai fini di questo articolo è che le Escape Room non sono altro che delle cacce al tesoro distribuite su di uno spazio ridotto e controllato, sia da telecamere sia dalla figura di un “Game Master” che, da dietro uno schermo, vigila sulla qualità dell’esperienza. Il controllo dello spazio, e di solito la sua minore estensione, permette agli organizzatori di concentrarsi sull’immersività dell’esperienza, investendo su attori, scenografie e quant’altro, rendendo il tutto il più realistico e coinvolgente possibile a prescindere dalla complessità degli enigmi.
Le differenze con il gioco di ruolo tradizionale sono enormi, ma molte delle difficoltà organizzative e burocratiche che possono incontrare gli organizzatori di Escape Room non sono dissimili a quelle in cui potrebbero incappare degli organizzatori di LARP, con la differenza che questi ultimi sono spesso organizzati da associazioni ludiche o culturali non a fini di lucro, mentre le Escape Room sono per la stragrande maggioranza in mano ad aziende e privati.
A parte le magagne organizzative e il modo in cui queste attività si finanziano, tuttavia, il punto in comune tra i LARP ed il caso in questione, cioè quello di Dentro l’Abisso e The Gate, è la narrativa che viene costruita loro attorno: il modo in cui tali attività vengono raccontate dai mass-media e il modo in cui i loro partecipanti vengono descritti.
In un Paese in cui i videogiochi vengono spesso demonizzati e non va meglio neppure ai giochi di ruolo, non si può certo sperare che le Escape Room, approdate in Europa solo attorno al 2015, vengano accolte a braccia aperte dall’opinione pubblica e dagli ignoranti dinosauri del giornalismo locale.
Vi è differenza, tuttavia, tra spararla grossa e sbagliata ma in buona fede, e il montare un servizio falso, che mostra immagini impossibili.
Impossibilitati, almeno per ora, ad un fact-checking approfondito, è comunque evidente che quantomeno alcune delle immagini mostrate da Studio Aperto e da Telereporter non possono assolutamente essere reali. Interni completamente distrutti e degradati, poliziotti inquadrati di spalle e per pochissimi secondi che tirano fuori da chissà dove coltelli impressionanti… follia, in altre parole. Pura e semplice.
Se le immagini fossero state reali, i ragazzi di The Gate avrebbero avuto ben più da preoccuparsi di una: “violazione delle norme anti-infortunistiche”. Se le immagini fossero state reali ed il “giornalista” avesse parlato di giochi “pericolosi” ed “immorali”, avremmo potuto puntare il dito solo contro l’ignoranza. Così non è stato.
Montare un servizio falso e mandarlo in onda è segno non solo di profonda mancanza di professionalità, ma anche di responsabilità. Mancanza di responsabilità civica e morale.
Le associazioni che organizzano LARP, spesso, ottengono dai media vari bocconi amari da ingoiare. Reggendosi su schiere di iscritti e fedelissimi, la cosa peggiore che un brutto servizio in TV può causare loro è l’essere visti dall’esterno e dal resto della società-non-nerd come adulti impegnati in giochi infantili, o immorali nei casi peggiori. Per un’azienda privata, invece, è tutto molto differente: i ragazzi di The Gate temono, giustamente, una perdita di profitti a lungo termine per la cattiva pubblicità, oltre che il danno economico a breve termine che hanno già subito.
La nostra redazione continuerà a seguire la vicenda, e consigliamo agli appassionati di Escape Room e di LARP di fare lo stesso. The Gate ha promesso, infatti, che il comunicato stampa uscito ieri non sarà l’ultimo. Vi terremo aggiornati.
>>Leggi anche: Play With Me, un’escape room per PC<<
This post was published on 29 Ottobre 2019 16:04
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